«La trattativa sull’Ilva è sospesa e quindi congelata fino alla decisione del Tar». Il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, risponde così alla decisione del governatore della Puglia, Michele Emiliano, di impugnare il decreto con il quale il Governo ha modificato il piano ambientale del sito siderurgico. Calenda ha bloccato in tal modo la trattativa tra sindacati metalmeccanici e Am Investco, dal cui esito dipende la definitiva cessione del gruppo siderurgico. «Speriamo che gli investitori ora non scappino» ha aggiunto il ministro. L’opposizione della Regione riguarda la modifica del piano ambientale, necessario corollario della strategia di investimenti concordata tra Commissari straordinari dell’Ilva e gli acquirenti del gruppo industriale.
Il nocciolo verte sulla decarbonizzazione dell’impianto di Taranto. «Chi ipotizza l’Ilva decarbonizzata fa solo una battaglia ideologica. Così si costruiscono le campagne elettorali» ha proseguito il ministro. «Non diamo la guazza a queste cose che non esistono perché la decarbonizzazione è una balla, è una fuga dalla realtà fatta sulle spalle dei 15mila lavoratori. Chi pensa che l’Ilva possa andare senza carbone sta dicendo una balla colossale, perché non esiste in nessun posto al mondo».
Il conflitto tra Stato e Regione si inserisce in un momento molto critico per l’ex società dei Riva. Dopo l’aggiudicazione a giugno della gara da parte della cordata italo-indiana Am Investco, si attende ora il via libera da parte della commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager, che potrebbe comportare una modifica nell’assetto azionario. Ad oggi, infatti, Am Investco è per l’88% di proprietà degli indiani di ArcelorMittal, mentre il restante 12% risulta diviso in parti uguali tra il gruppo Marcegaglia e Intesa Sanpaolo. Nel caso in cui Marcegaglia uscisse dalla cordata con gli indiani, Bruxelles potrebbe richiedere un rafforzamento della presenza italiana via Intesa Sanpaolo.
Nelle ultime ore si è ipotizzato anche un ingresso nell’azionariato di Cassa Depositi e Prestiti, che durante la gara per l’aggiudicazione dell’Ilva aveva appoggiato il gruppo indiano Jindal, cui è stato preferito Am Investco. I timori di Calenda sono fondati: all’incertezza sulla decisione della Commissione europea, si aggiunge lo scontro con il governatore Emiliano. Il fuoco incrociato potrebbe spingere ArcelorMittal a defilarsi. Certo probabilità remota, ma pur sempre una probabilità come le preoccupazioni di Calenda sembrano confermare. (MZ)