Le borse mondiali tremano dopo l’aumento dei tassi di mezzo punto annunciato dalla FED. Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha dichiarato: “vorrei che ci fosse un modo indolore di recuperare la stabilità dei prezzi, ma non esiste. Questo è il meglio che possiamo fare”.
Cosa significa per l’Europa
Adesso tocca alla BCE, che nel pomeriggio si riunirà per decidere i prossimi passi nella lotta contro l’inflazione. L’aumento dei tassi previsto sarà di 50 o 75 punti base. La prima alternativa vedrebbe il prevalere della volontà politica, che non vuole peggiorare la recessione già in atto, a costo però di sottovalutare l’inflazione. Un aumento al 2,75% invece, vedrebbe il prevalere della ragione finanziaria: si andrebbe a contenere la svalutazione dell’euro, col pericolo di scatenare una depressione economica.
Gli ultimi dati sull’inflazione
Gli aumenti precedenti sui tassi d’interesse hanno sortito un effetto positivo sull’inflazione negli ultimi due mesi. A novembre l’inflazione UE era intorno al 10%, in calo dal 10,6% del mese precedente. In Italia la situazione è allarmante seppure in miglioramento, le stime annuali sono all’11,8%. In Germania il dato si è stabilizzato sul 10,4%. Più rosea è la situazione francese con l’inflazione su base annua al 6,2%.
Mutui a tasso variabile: cosa cambia
Secondo le ultime cifre pubblicate da Euribor, i tassi mensili sono aumentati all’1,7%, portando i valori annui al 2,87%. Ciò si traduce in un ulteriore aumento per tutti coloro che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile.
Tale andamento va a confermare i timori del portavoce del Codacons Stefano Zerbi: “Si tratta di un aggravio di spesa aggiuntivo che impoverirà gli italiani e aumenterà il rischio di ritardi nei pagamenti nelle rate”. Il portavoce ha poi aggiunto che i nuclei familiari più in difficoltà potrebbero non riuscire a pagare sia le bollette che la rata del mutuo e “saranno costretti a scegliere”.
Calo del potere d’acquisto/tredicesima
Nel 2022 il potere d’acquisto per la classe media è calato di 1.500 € rispetto all’annata precedente, e si stima che nel 2023 scenderà ulteriormente di altri 500. In poche parole la tredicesima che arriverà in busta paga agli italiani questo mese è stata completamente erosa dal tasso di inflazione.
Per tamponare questa situazione molte società si stanno attivando. ODM Consulting ha effettuato uno studio su un campione di 700 aziende. 7 su 10 cercano di sopperire alla crisi degli stipendi distribuendo ai loro dipendenti bonus e premi anticipati. Per esempio Prysmian darà un contributo fino a 800 euro netti a dipendente attraverso il piano welfare, mentre Italcementi distribuirà con la tredicesima un bonus fino a mille euro per aiutare ad affrontare il caro-bollette.
A cura di Ivan Torneo, Filippo di Chio, Veronica Vicini