DAZI, LE CONTROMISURE DI CINA E UNIONE EUROPEA

Alea iacta est. Gli Stati Uniti del presidente Donald Trump hanno fatto la loro mossa, ora tocca a tutti gli altri Paesi. Dalla Cina all’Europa i ministri si ritrovano per discutere le contromisure da attuare con la guerra commerciale iniziata dagli Usa. I mercati azionari, dopo giorni di pesanti perdite, sembrano aver invertito la tendenza, ma la volatilità e l’insicurezza rimangono ancora elevate.

La reazione della Cina

Se Pechino si dice pronta all’apertura di un negoziato, la Casa Bianca dichiara una guerra commerciale. Proprio a causa del comportamento «ricattatorio degli Stati Uniti», un portavoce del ministero del Commercio cinese ha fatto sapere che verranno prese «con decisione contromisure per salvaguardare i nostri diritti e interessi». Infatti, il governo cinese prevede di introdurre dazi del 34% che si aggiungono a quelli già in vigore. Subito la risposta di Trump, pronto a imporre una contromisura del 50%, oltre a quella già annunciata, se i dazi non verranno tolti, dando un limite massimo che per l’Italia sarebbero le 18 di oggi. In generale, questa mattina, martedì 8 aprile, le Borse cinesi aprono con un leggero miglioramento. L’indice Composite di Shanghai sale dell’1,58% e quello di Shenzhen del 0,81%.

I mercati

La giornata di ieri, lunedì 7 aprile, ha visto il segno meno per tutte le borse mondiali, oggi la storia sembra invertirsi. I listini asiatici hanno chiuso tutti in positivo con il Nikkei 225 di Tokyo il migliore che fa segnare un +6,03%. La borsa di Hong Kong ha chiuso in positivo +1,76%, che ridà fiducia agli investitori. I listini americani Dow Jones e Nasdaq hanno fatto segnare variazioni contenute, -0,91% per il primo e +0,19% per l’indice dei titoli tech. Al momento dell’apertura le borse europee sono in crescita: Milano segna un +1,39%, Francoforte +1,66%, Londra +1,18% e Parigi +1,67%. Il valore dello spread è salito fino a 123 punti base. In controtendenza il petrolio, che perde valore arrivando a 65$ al barile e l’oro, il bene rifugio per eccellenza che è sprofondato sotto quota 3.000$, dopo i picchi superiori ai 3.100$/oncia di inizio marzo.

Le Borse mondiali stanno subendo oscillazioni dopo i dazi imposti da Trump
Le contromisure dell’Unione Europea

Ieri, i ministri del Consiglio Commercio dell’Unione Europeo si sono riuniti a Lussemburgo per decidere le prossime mosse da attuare a livello azionario. Il bivio è tra l’imposizione di contromisure o un dialogo con Washington , perseguendo la strada del negoziato per ridurre o eliminare le tariffe. I dazi imposti all’Unione Europea ammontano a 80 miliardi di euro, contro i 7 miliardi attuali, e colpiscono circa il 70% dell’export verso gli Stati Uniti. In risposta, durante il vertice Bruxelles ha presentato due elenchi con i prodotti statunitensi che verranno tassati. Si va da beni considerati di lusso, come le Harley-Davidson, i jeans Levi’s e yacht, ma anche prodotti comuni come burro d’arachidi, uova e succo d’arancia. Eliminate le tassazioni su latticini e bourbon. Le misure adottate dall’Ue saranno adottate a scaglioni: la prima parte dal 15 aprile, la seconda trenta giorni dopo, mentre per soia, mandorle e noci dal 1° dicembre.

Il cortocircuito

Secondo alcuni analisti il crollo delle borse è dovuto ad un circolo vizioso. Da un lato il panico creato dall’introduzione dei dazi ha spinto diversi hedge found ad una vendita dei loro pacchetti azionari, per ridurre il livello di rischio. Questo ha portato ad una riduzione dei valori dei listini che ha introdotto un’ulteriore motivazione per liberarsi di posizioni rischiose o in perdita significativa. L’aumento della volatilità nei mercati e dell’insicurezza ha poi portato alla vendita dei beni rifugio come l’oro, per cercare di coprire le perdite, fare cassa e aumentare la liquidità. Ciò ha creato l’effetto a catena del crollo dell’oro e di azioni, non toccate dai dazi e che nei giorni scorsi avevano registrato aumenti importanti. Un gatto che si morde la coda. La buona notizia è che questo scaricabarile finirà, e quando si fermerà ci sono le condizioni perché i mercati si riprendano. La cattiva notizia è che non si sa quando ciò possa accadere.

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