Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che proroga il concordato preventivo al 12 dicembre. La misura, la cui scadenza era inizialmente fissata al 31 ottobre, è rivolta ai contribuenti che esercitano un’attività d’impresa, che sono soggetti alle pagelle fiscali (gli Isa, cioè gli indici sintetici di stabilità) e che hanno presentato la dichiarazione dei redditi entro la fine dello scorso mese. Il provvedimento dovrebbe poi confluire come emendamento nel decreto fiscale, che è all’esame della commissione Bilancio del Senato.
Le ragioni del concordato
Il concordato preventivo deciso dal governo di Giorgia Meloni introduce notevoli agevolazioni fiscali per i contribuenti che non hanno dichiarato redditi reali nel recente passato. Si tratta, a tutti gli effetti, di una forma di condono fiscale. L’esecutivo spera così di invogliare potenziali evasori a pagare le tasse.
Con questo strumento – di carattere temporaneo e non sistematico, il governo punta a recuperare un po’ di risorse da spendere in Manovra, in particolare per alleggerire la pressione fiscale al ceto medio. Dall’esito del concordato dipenderà, infatti, anche l’entità di alcune possibili modifiche alla Legge di bilancio, a partire dall’ipotesi di abbassamento dal 35 al 33% dell’aliquota del secondo scaglione Irpef. Per questo taglio il governo dovrà trovare almeno 2,5 miliardi di euro.
Come funziona
Lo scorso gennaio il Consiglio dei ministri aveva introdotto tramite un decreto legislativo un concordato preventivo con durata biennale, che consentiva ai lavoratori autonomi di definire con anticipo con l’Agenzia delle Entrate la cifra da dichiarare e versare al Fisco per i due anni successivi. Il quantitativo viene fissato sulla base del reddito dichiarato in precedenza e delle aspettative future.
Per il momento il provvedimento ha portato nelle casse dello Stato oltre 1,3 miliardi di euro, secondo le stime del ministero dell’economia. Secondo i primi dati, “già ora su 2,7 milioni di contribuenti soggetti all’indice di affidabilità fiscale, oltre il 15% e quindi 403mila imprese hanno accettato il patto proposto dall’Agenzia delle Entrate”, ha dichiarato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo.
Allargamento delle maglie
Con la riapertura dei termini del concordato, i contribuenti autonomi avranno ancora un mese per “accordarsi” preventivamente con il Fisco sui tributi da versare. Secondo la stima dell’Associazione Nazionale Commercialisti, la riapertura potrebbe portare un gettito aggiuntivo tra i duecento e i quattrocento milioni di euro. Una cifra che, sommata con le entrate della prima tranche, non consentirebbe di raggiungere il traguardo dei 2,5 miliardi previsti per la Manovra.
Finora l’intervento si è rivolto ai lavoratori dipendenti con redditi fino ai 28mila euro a condizione che non fossero separati o divorziati e abbiano almeno un figlio. In questa nuova finestra l’esecutivo intende ampliare il numero dei potenziali beneficiari che è ora pari a circa due milioni, riammettendo anche le famiglie monogenitoriali che erano rimaste fuori dalla precedente misura. Niente tempi supplementari, invece per ditte, autonomi e professionisti che applicano la flat tax (ossia i forfettari).
“Un regalo agli evasori”
L’introduzione del concordato preventivo ha acceso una polemica politica tra i membri dell’opposizione, che hanno definito la misura un “regalo agli evasori”. Il meccanismo si rivolge infatti ai commercianti o agli imprenditori meno ligi nei confronti del sistema fiscale. Nel tentativo di ridurre l’evasione dei lavoratori autonomi, lo Stato effettua un controllo sui tributi prima del loro versamento, e non dopo – come avviene di norma. “Lo Stato perde di credibilità e l’amministrazione finanziaria si indebolisce sempre di più”, ha dichiarato Francesco Boccia, presidente dei senatori del Partito Democratico.
Di parere contrario, invece, l’esecutivo. “Sembra che il concordato è andato bene, ci sono tutte le condizioni per portare a casa un risultato sicuramente interessante”, aveva dichiarato lo scorso 5 novembre il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. Anche il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha espresso sostegno alla riapertura della misura: “Utilizzeremo le ulteriori risorse che entreranno per sostenere il ceto medio, abbassare l’Irpef e far pagare meno tasse alle famiglie italiane”.
Un endorsement al concordato viene anche dal Consiglio nazionale dei commercialisti. “La riapertura dei termini del concordato preventivo biennale costituisce una possibilità che potrebbe fornire un’ulteriore contributo in termini di incassi da finalizzare al taglio della pressione fiscale”, ha detto il presidente dell’associazione, Elbano de Nuccio. “Il nostro auspicio è che in futuro non si arrivi più a dover gestire strumenti fiscali innovativi e oggettivamente complessi in tempi compressi”.