Dal 2028 tutti gli edifici di nuova costruzione devono essere a emissioni zero. Per quelli di proprietà pubblica la data limite è il 2026. Lo ha stabilito il Parlamento Europeo che, martedì 14 marzo 2023, ha approvato in prima lettura il piano per l’efficientamento energetico degli edifici siti negli Stati dell’Unione Europea.
Il 15 dicembre 2021 la Commissione aveva approvato una proposta legislativa di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, che fa parte del pacchetto “Pronti per il 55” che punta alla riduzione della CO₂ del 55% entro il 2030, rispetto ai dati del 1990.
Le classi energetiche
La classe energetica di un edificio misura il fabbisogno di energia di un immobile. Per determinarla, gli enti certificatori calcolano la prestazione energetica globale derivante dai consumi di energia non rinnovabile. Tra gli elementi che incidono ci sono i materiali utilizzati, la tipologia degli impianti di riscaldamento e raffreddamento e la produzione di acqua calda. Competono alla valutazione anche l’esposizione al sole e agli eventi atmosferici, gli infissi e l’illuminazione.
Le classi energetiche sono dieci. Si parte dalla A4, la più efficiente, fino ad arrivare alla G, la meno efficiente.
Cosa prevede la normativa europea
L’Unione Europea vuole aumentare il tasso di ristrutturazioni degli edifici al fine di ridurre i consumi energetici e le emissioni nel settore edilizio. Secondo l’Europa, gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo totale di energia dell’Unione e del 36% delle emissioni di gas serra. L’obiettivo finale è raggiungere la “neutralità climatica” – ovvero emissioni zero – entro il 2050.
Nuovi edifici
Dal 2028 tutti i nuovi edifici dovranno essere costruiti a emissioni zero. Il limite è fissato al 2026 per gli immobili di proprietà pubblica. Inoltre, tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il 2028.
Edifici ristrutturati
Gli edifici residenziali ritenuti adatti a ospitare pannelli solari, in caso siano sottoposti a ristrutturazioni importanti, devono dotarsene entro il 2032.
Secondo la posizione del Parlamento Europeo, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).
Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche – come i lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento – dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.
Ciascun Paese europeo deve stabilire le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi entro le scadenze prefissate. Per tenere conto delle condizioni dei parchi edilizi dei Paesi UE la classe G includerà il 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. Su questi immobili sarà necessario intervenire per primi. In Italia, secondo le stime Istat, sarebbero tra l’1,4 e l’1,8 milioni di edifici.
Sulla base degli Attestati di Prestazione Energetica (APE) rilasciati in Italia, oltre il 30% degli edifici si trovano in classe G, mentre oltre il 20% in categoria F.
Deroghe ed esenzioni
Dalla direttiva sono esclusi gli stabili privati utilizzati meno di quattro mesi all’anno, quelli con una superficie inferiore a 50 metri quadrati. Esentati anche gli alloggi sociali di proprietà pubblica e gli edifici ufficialmente vincolati per il loro valore architettonico o storico, per esempio i luoghi di culto. Inoltre, agli Stati membri sarà consentito, per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.
Misure di sostegno contro la povertà energetica
I deputati europei vogliono che i piani nazionali di ristrutturazione prevedano regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Gli Stati membri dovranno allestire punti di informazione e programmi di ristrutturazione neutri dal punto di vista dei costi. I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le cosiddette ristrutturazioni profonde, in particolare nel caso degli edifici con le prestazioni peggiori, e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili.
L’attuazione di questa direttiva spetterà agli Stati membri. Sarà responsabilità del governo italiano attuarla, attraverso un piano nazionale per le ristrutturazioni. Nelle prossime settimane il Parlamento Europeo avvierà i negoziati con i governi dell’Unione per concordare la forma definitiva della normativa.