Una quarta ondata di contagi, i prezzi dell’energia che continuano a salire e le strozzature della logistica che rallentano interi settori produttivi. Chi sperava – dopo due anni di pandemia – che il 2022 potesse finalmente fornire una boccata d’ossigeno è stato costretto a ricredersi. Da mesi ormai i dati sull’economia italiana evidenziano forti segnali di ripresa. All’ombra della crescita del Pil e dell’aumento delle esportazioni, però, continuano a nascondersi il pericolo dell’inflazione e le sempre crescenti difficoltà produttive. A farne le spese sono soprattutto le piccole-medie imprese, che di fronte a una ripresa incerta e precaria non hanno i mezzi necessari per fare investimenti a lungo termine.
Lo sa bene anche Felice Zema, titolare e managing director di Tecnoservices e Tebs Draft, due realtà ormai consolidate nel mercato beverage. «La situazione attuale rappresenta un problema comune a tutte le aziende, ma per le piccole e medie imprese il quadro è doppiamente penalizzante – spiega Zema –. Senza le adeguate garanzie abbiamo minore capacità di fare investimenti a lungo termine, che in questa fase sono fondamentali per rimanere competitivi ed evitare parziali chiusure».
L’effetto del caro energia sulle Pmi
Entrambe le aziende gestite da Zema hanno sede a Besana Brianza e impiegano complessivamente 18 dipendenti e 15 collaboratori esterni. Tecnoservices è nata nel 2011 come azienda di installazione e manutenzione di impianti di spillatura per birra, vino e soft drinks. Tebs Draft nasce invece 7 anni più tardi per gestire il ramo commerciale dell’azienda. Nel 2021 il fatturato complessivo delle due imprese è stato di 2,4 milioni di euro, in forte crescita rispetto al 2020 (+60%). A frenare le previsioni per il nuovo anno, però, pesa soprattutto il caro bollette. «Come tutte le aziende anche noi abbiamo subìto aumenti forti e ripetuti, che ci hanno costretto a rivedere i nostri listini – svela Zema –. Inizialmente abbiamo cercato di assorbire i rincari almeno in parte, ma alla fine ci siamo visti costretti ad aumentare a nostra volta i prezzi dei nostri prodotti e servizi».
A confermare il quadro tracciato da Zema ci pensano gli ultimi dati diffusi da Confindustria, secondo cui nel 2022 il costo delle bollette per le imprese sarà di 39 miliardi di euro. Una cifra da capogiro se confrontata con gli 8 miliardi del 2019 e i 21 miliardi del 2021. Anche in questo caso sono soprattutto le piccole imprese ad accusare il colpo. Secondo i dati Eurostat, nel primo semestre del 2021 il costo dell’energia elettrica per le piccole imprese è stato del 76% più elevato rispetto alle grandi aziende. Stesso discorso anche per il gas, il cui costo aumenta del 133% per le piccole imprese.
Gli intoppi della logistica
Al caro bollette si aggiungono poi le difficoltà della logistica, che ha subìto forti rallentamenti su scala internazionale. «Abbiamo parecchi fornitori esteri i cui tempi di consegna si sono allungati di due o tre volte rispetto a qualche anno fa – conferma Zema –, sia per loro difficoltà interna a reperire le materie prime sia in termini di rallentamenti generali dovuti a scarsità di personale per il trasporto e lungaggini burocratiche alle frontiere».
I ritardi nelle forniture finiscono per ricadere inevitabilmente anche sul cliente finale, con un aumento significativo dei tempi di consegna dei prodotti ordinati. «Molti clienti optano per quelle aziende che hanno già in casa ciò che gli serve – si sfoga il titolare di Tecnoservices –. Ma per avere tutti i prodotti a stock occorre ordinare molto tempo prima e pagare con largo anticipo. In altre parole, tocca assumersi rischi di investimenti che poi rischiano di restare fermi in magazzino».
L’incognita della pandemia
A complicare ulteriormente il quadro contribuisce anche l’andamento della pandemia. Se nei primi lockdown gli effetti più disastrosi riguardavano il fatturato delle aziende, la recente ondata di contagi dovuta alla variante Omicron sta creando problemi soprattutto a livello di gestione del personale. «In queste settimane abbiamo avuto diversi dipendenti e collaboratori contagiati e in isolamento, nonostante fossero tutti vaccinati e in possesso di Super green pass – rivela Zema –. Questo ha provocato rallentamenti non solo nei servizi offerti ma anche in altre attività tipiche di questo periodo dell’anno, come gli inventari».
Insomma, per le imprese italiane l’inizio del nuovo anno è stato tutt’altro che roseo. E le incognite più grandi hanno a che fare, come sempre, con l’evoluzione della pandemia. «La speranza è che prima o poi si possa recuperare almeno parzialmente quanto perso negli ultimi anni, ma soprattutto – chiosa Zema – tornare ad operare in un clima di ritrovata fiducia».