BTP Italia flop mentre si abbatte la tempesta su Wall Street

BTP Italia flop mentre si abbatte la tempesta su Wall Street

Il BTP Italia, il nuovo titolo a scadenze 4, 6, 8 anni con garanzie speciali sui rendimenti, ha ricevuto una bocciatura dal mercato, registrando una bassissima richiesta al debutto sul mercato retail (riservato a clienti non professionali). Lo spread, invece, rientra nella banda 310-290 alla quale siamo abituati da quando è iniziato l’iter della manovra e subisce anche l’ennesimo parere negativo della commissione europea.

Stop ampiamente previsto, infatti Milano e l’andamento del BTP non ne hanno minimamente risentito. Conte e Tria hanno rilasciato delle dichiarazioni, successive alla bocciatura della manovra, ribadendo come questa porterà a una riduzione del rapporto debito/pil al 126% nel 2021.

Ormai il debito detenuto dalla BCE è arrivato al 20% del pil italiano; questo, sommato alla disaffezione diffusa verso il nostro debito confermata oggi dal flop del mercato retail, fa prevedere un futuro nuvoloso, in attesa che il quantitative easing finisca a gennaio 2019 e si arrivi alla vera e propria resa dei conti. Questa non può arrivare certo da una procedura di infrazione che, anche se avanzasse, ha dei tempi così lunghi a prescindere da qualsiasi decisione la commissione prenda, che sarebbe difficile aspettarsi degli effetti prima che la commissione stessa vada in pensione.

Ma in realtà il temporale vero e proprio è scoppiato sui FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Alphabet cioè Google), e ha bruciato tutti i guadagni a Wall Street da inizio anno in una sola seduta. È scoppiata una bolla insomma, grande ma non ancora abbastanza per parlare di crisi conclamata. Erano questi gli indici che tenevano in attivo Wall Street che per il momento dovrà cercarsi un altro trascinatore. Il rimbalzo di oggi al momento è modesto, rispetto ai quasi 1000 miliardi di capitalizzazione bruciati ieri. Questo dato nuovo, insieme all’indice delle PMI cinesi che sfiora la contrazione, fanno capire che forse lo spazio per una guerra commerciale tra USA e Cina non c’è. Oppure la guerra sarà ancora più dura perché entrambi i Paesi agiranno proprio in quei campi dove sta pesando un rischio di recessione che appare sempre più probabile. Questo vuol dire meno soldi da investire in un debito come il nostro, che ha l’investment grade garantito anche alla luce degli ultimi giudizi di Moody’s e S&P, ma che ha smesso da tempo di essere considerato un porto sicuro dagli investitori.

(l.v.)

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