I bitcoin entrano nel mondo della finanza regolamentata, o almeno lo fanno attraverso uno strumento derivato. Al Chicago Boards Option Exchange le contrattazioni dei future sulla criptovaluta più famosa sono partite ieri alle 17 ora locale, quando in Italia era mezzanotte. Si tratta del primo ingresso del bitcoin nel mondo degli investitori istituzionali, che attraverso i future possono scommettere sull’andamento della moneta. Ma in che modo possono farlo? Il meccanismo dei derivati di tipo future prevede che compratore e venditore si accordino oggi sul valore futuro del bene scambiato: scegliendo un contratto che prevede il rialzo del prezzo tra un mese o tre mesi, si scommette sul rialzo del bene; acquistando invece un contratto che prevede una discesa del prezzo, si punta sulla svalutazione di quel bene.
Per questo motivo molti hanno visto la nascita dei future come il possibile arrivo di grandi player ribassisti. Le attese, per il momento, non sono state però rispettate. Nel giro di
sessanta minuti dall’apertura delle contrattazioni, il valore dei future è cresciuto del 20%, fino ai 18mila dollari. Un rialzo tanto rapido da causare alcune sospensioni e tilt sul sito del Cboe, che prevede il congelamento degli scambi per 2 minuti quando un titolo registra una variazione di prezzo del 10 per cento o superiore, e per 5 minuti qualora lo sbalzo sia del 20 per cento.
Quasi tutti i 2.500 contratti scambiati nelle prime ore avevano come scadenza il 17 gennaio, solo pochi arrivavano a febbraio o marzo. Nonostante il volume non eccessivo che ha gravitato sul mercato di Chicago, il derivato, come spesso accade in questi casi, ha trascinato all’insù anche il sottostante, ovvero il valore degli stessi bitcoin.
Lunedì 18 dicembre un nuovo future sarà immesso nel Cme (Chicago Mercantile Exchange), mercato rivale del Cboe. Nel frattempo anche il Nasdaq starebbe preparando il lancio di derivati sui bitcoin per la prima metà del 2018. Le grandi banche d’investimento hanno ribadito di essere contrarie a operare su uno strumento così volatile (a volte il valore del bitcoin ha oscillazioni di diverse centinaia di euro nel giro di pochi minuti), anche tramite contratti derivati. Per il momento solo Goldman Sachs (che vale meno della capitalizzazione totale della criptovaluta) si è detta disponibile a trattare i futurs per i propri clienti. Solo il tempo potrà dire se questi strumenti favoriranno o ostacoleranno la crescita del bitcoin, che intanto tocca il +1500% dal marzo di quest’anno.
Oro digitale, bolla speculativa destinata a scoppiare o moneta di scambio del futuro? In alcuni Paesi del mondo c’è chi propende per quest’ultima ipotesi. Zimbabwe, Nigeria e Venezuela, tra gli altri, vedono il bitcoin come un’ancora di salvezza per superare recessioni e svalutazioni delle monete correnti. (FG)