«Non serviamo più a niente? È una fake news». È questo il succo dell’intervento del direttore della Banca d’Italia di Milano, Giuseppe Sopranzetti, durante l’incontro del 9 febbraio con gli studenti delle scuole di giornalismo milanesi, tra cui il Master in giornalismo Iulm. «Il nostro istituto ha contribuito a determinare le politiche monetarie favorevoli all’Italia che la Banca Centrale Europea ha adottato negli ultimi anni», ha voluto sottolineare Sopranzetti, che poi ha aggiunto che il sistema è stato colpito «da una crisi epocale dal 2007 al 2014, io l’ho chiamata la guerra dei sette anni». Si è parlato di educazione finanziaria, tutela del risparmio e, immancabilmente, delle crisi bancarie. Motivo per cui il governatore Ignazio Visco e l’istituzione da lui presieduta sono stati oggetto di critiche da parte di stampa e mondo politico.
Le domande dei giornalisti praticanti non sono mancate: si poteva fare di più? Il disastro poteva essere evitato? «La crisi ha fatto emergere pratiche illecite di banche non gestite bene», ha detto Luca Bianchi competente per la vigilanza bancaria e finanziaria: «Se potevamo muoverci prima? La Banca d’Italia era a conoscenza delle pratiche illecite e infatti abbiamo sempre segnalato i vari casi alla Procura, che peraltro è l’autorità competente per i reati. Allora non avevamo gli strumenti per intervenire, se non quando poi la situazione si è aggravata». Per Bianchi a contribuire alla crisi del sistema bancario, e all’accumularsi delle sofferenze, è stata la lentezza della burocrazia: «In Italia il recupero crediti è ostacolato dalla lentezza della giustizia civile. Rispetto agli altri partner europei abbiamo un tempo doppio per la chiusura delle pratiche di fallimento. Se fossimo anche solo allineati alla media Ue, l’incidenza delle sofferenze sarebbe stata della metà».
Presenti all’incontro anche altri funzionari della Banca d’Italia come Pietro Turrisi, referente dell’educazione finanziaria della Lombardia, Giuseppe Canio Pace, referente per l’informazione, e Paola Rossi, responsabile per la ricerca economica di Milano. «L’Italia ha livelli di alfabetizzazione finanziaria molto bassi», ha detto Turrisi, «noi abbiamo intenzione di modificare la nostra strategia di comunicazione, affinché tutti conoscano la verità e possano acquisire le competenze per comprendere i rischi e le opportunità connesse ai prodotti finanziari».