Il quotidiano francese Le Monde ha riportato che a Bruxelles il presidente del consiglio Mario Draghi si è pronunciato contrario all’invio di 13 milioni di vaccini ad alcuni paesi africani, proposta avanzata dalla Commissione Europea lo scorso 25-26 febbraio, e nello specifico di Merkel e Macron. Altri paesi dell’UE quali Svezia, Belgio, Paesi Bassi e Spagna si sono detti “piuttosto favorevoli” all’iniziativa, con la sola preferenza di procedere alle donazioni in un secondo momento, una volta ottenute “dosi sufficienti per vaccinare la loro popolazione”.
Draghi si era detto a favore del Covax, strumento in agevolazione di un accesso globale ai vaccini anti-covid, definendo la distribuzione degli stessi nei paesi del sud globale come “donazioni” innecessarie. Il premier ha giustificato la posizione sostenendo come l’UE sia ancora indietro sulle vaccinazioni. La dichiarazione è stata fatta passare nel silenzio di Bruxelles e della stampa italiana.
Geopolitica dei vaccini
Secondo denunce di Oxfam, Amnesty International e People’s Vaccine Alliance, organizzazione internazionale di controllo dei vaccini, in 67 paesi del sud globale solo 1 persona su 10 avrà la possibilità di vaccinarsi entro il 2021. Nel nord, d’altra parte, il numero di vaccini in dosi fino a 4 volte superiori quelle necessarie a immunizzare le popolazioni dei singoli paesi.
In media il 14% della popolazione mondiale possiede dunque la metà dei vaccini più efficaci contro il covid-19. Si riporta che l’96% dei vaccini Pzifer sono stati acquistati da paesi ricchi corrispondenti al 14% della popolazione globale; mentre 78% delle dosi di Moderna sono andati al 12% della popolazione globale.
Con la Gran Bretagna amministratrice dei vaccini Pfizer-BioNTech, la cui campagna è stata la prima ad essere avviata lo scorso 8 dicembre, si segnala che, ad esempio, Stati Uniti, Canada e lo stesso Regno Unito ha acquistato dosi per immunizzare in media 5 volte la sua popolazione nel corso del 2021, mentre gran parte del sud globale riuscirà a vaccinarne solo il 20%.
Tra i 67 paesi del sud globale che non avranno accesso prima del 2021, Kenya, Myanmar, Nigeria, Pakistan e Ucraina sono quelli con la probabilità di non ottenere la piena immunità della propria popolazione prima del 2024.