Da Youtuber a Schifìo, la cultura italiana nello Zingarelli 2018

 

Cento anni di lingua italiana, un secolo di cambiamenti culturali.  Nel 1917 Nicola Zingarelli inizia la pubblicazione del suo Vocabolario, custodendo fedelmente, attraverso le parole, la veloce evoluzione della società.

Ed ecco che alla voce “Amicizia” si aggiunge una nuova accezione: “Relazione che si stabilisce fra due utenti di Facebook quando esprimono reciproco consenso a condividere i contenuti del proprio profilo”. Un segno dei tempi e uno specchio dei mutamenti di una società sempre più veloce, multiculturale e complessa.

Osservare da vicino le parole che si evolvono o spariscono dal nostro lessico quotidiano significa osservare come noi, anno dopo anno, cambiamo. Nicola Zingarelli lo aveva intuito e proprio su questo aveva impostato il suo lavoro.

Mai non è apparsa tanto evidente la mutabilità delle lingue come nel tempo dallo scoppiar della guerra ai giorni presenti. Non meno rivoluzionari sono stati i progressi dell’aviazione, della radiotelegrafia e dell’automobilismo. Il Vocabolario a distanza di pochi anni mi pareva invecchiato: e bisognava dunque rifarlo in parte, oltre che ricorreggerlo.                    (Nicola Zingarelli, 1935)

145mila voci che dal 1994 vengono aggiornate annualmente. E c’è, inevitabilmente, la Brexit, così come la Post-Verità, l’Alternanza scuola-lavoro e le recenti espressioni di genesi politica come Gufismo. Termini, quelli accolti nella nuova edizione, che già da tempo hanno occupato un ruolo rilevante nella lingua corrente e finalmente sono stati recepiti in un vocabolario.

Hater, Influencer, Youtuber, Spammare, Black Friday, Taggatura o Like sono solo alcuni dei termini anglofoni assorbiti da internet, protagonisti dell’edizione 2018. Nel segno della tecnologia fa la sua comparsa il ‘Dronista’, cioè colui che manovra i droni e per la recente moda del settore gastronomico, lo street food insieme ai piatti specifici della cucina internazionale come Enchilada, Empanada, Wonton, Noodle.

Sono oltre 1000 le nuove voci che registrano le nostre innovazioni culturali e per scoprirle, la casa editrice Zanichelli, è andata a scuola, proprio in quei luoghi dove l’italiano si impara. Quindici incontri nelle principali città d’Italia per scoprire, insieme a docenti e alunni, tutte le sfumature della lingua italiana.

https://www.facebook.com/skyarte/videos/1226081340829275/

 

E non manca in questa sezione la parte relativa ai dialetti, in particolare quello Siciliano. Parole come schifìo, che indica qualcosa di sgradevole, babbiare – voce già entrata nell’edizione 2016 che significa scherzare o prendere in giro –  o anche mascariare, ovvero sporcare, imbrattare: tutti termini resi popolari dai libri di Andrea Camilleri. Voci e modi di dire che hanno superato lo Stretto e sono entrate a far parte del lessico comune oltre che dell’immaginario collettivo: dal celebre pizzino, termine usato come sinonimo di messaggio scritto a mano su un foglietto e recapitato a qualcuno, a quaquaraquà che indica una persona priva di ogni valore.

gli uomini… gli ominicchi.. e i quaquaraquà (Leonardo Sciascia)

Ma lo Zingarelli propone anche contenuti per meglio comprendere e utilizzare la lingua italiana: le parole da salvare, voci ricche di espressività ma che stiamo dimenticando a favore di altre più comuni, gli inserti grammaticali e le note d’uso per evitare errori di ortografia o le definizioni d’autore, piccole riflessioni scritte da personalità celebri del mondo culturale, da Marco Aime a Gustavo Zagrebelsky.

In attesa dell’uscita della nuova edizione, sulla pagina Facebook di Zanichelli un post al giorno celebra alcune delle parole che hanno segnato la storia del nostro Paese dal 1917 al 2017. I post contengono sempre l’hashtag #Zingarelli100, il riferimento che riunisce sui social tutte le iniziative sul centenario.

https://www.facebook.com/zanichelliscuola/photos/a.1520322684680370.1073741851.228770323835619/1520322698013702/?type=3&theater

No Comments Yet

Leave a Reply