Interagiscono, mutano e si evolvono. Così le installazioni di “Life“, mostra multisensoriale dell’artista Olafur Eliasson dialogano con l’uomo e la sua realtà. La Fondazione Beyeler di Basilea ospiterà, dal 18 aprile al 11 luglio, il primo lavoro multimediale creato da Eliasson in terra svizzera.
La mostra gioca sulla convinzione dell’artista danese che arte e pubblico siano una cosa sola. Le sue opere trovano il loro senso quando interagiscono con l’uomo, dando vita a inedite esperienze sensoriali. Niente quadri o sculture, ma ombre, luci e vapori. Una creazione multimediale e multisensoriale che si fonde alla struttura stessa del museo della Fondazione Beyeler, disegnato da Renzo Piano, e il verde circostante.
«Mi sono reso conto che siamo fondamentalmente interconnessi, siamo attaccati, attraverso una moltitudine di relazioni, ad altri esseri, cose, istituzioni, all’ecosistema»
ha spiegato di recente l’artista. Eliasson parla di queste relazioni, attraverso le sue installazioni, e espande la riflessione alla geopolitica, all’emergenza climatica. Suscita riflessioni, pensieri su come cambia il modo in cui ci relazioniamo con la Terra e con lo spazio.
L’installazione allestita a Basilea fino a luglio, che l’artista racconta giorno per giorno su www.olafureliasson.net, è organizzata su slot di esperienze: non in tutti i momenti della giornata sarà possibile ammirare la stessa visuale della mostra. La Fondazione consiglia l’alba e il tramonto, proprio perchè momenti del giorno in cui l’uomo si sente più vicino alla natura.
L’obiettivo di “Life” è lo stesso che l’artista danese insegue da sempre: cambiare la società attraverso l’arte. Scopo già prefissato in uno dei suoi lavori più celebri, “The Weather Project“, presentato al Tate Modern di Londra nel 2003. Riproduceva un sole al tramonto, celato da una sottile nebbia sulle tonalità del giallo e dell’arancione, opera che puntava a costruire un dialogo stretto tra pubblico e spazio espositivo. Grazie ad un gioco di riflessi e di specchi, i visitatori potevano vedere loro stessi mentre stavano ammirando lo spettacolo, dando vita a nuove forme di “aggregazione esistenziale ed atmosferica”, come la denotava Eliasson.
La “vita” (o “Life”) nasce attraverso l’incontro con le percezioni che si hanno di essa. Senza un testo didattico ed esplicativo, Eliasson sceglie di accompagnare l’installazione con le sue stesse percezioni e comprensioni. Non esiste una prospettiva unica sulla vita, così come sulla mostra. Sa accogliere, nello spazio, il background di tutti i suoi visitatori, compresi dei loro ricordi, aspettative ed emozioni. La mostra “Life” di Olafur Eliasson è in continua trasformazione e il suo divenire diventa parte dell’opera d’arte.
’It’s important to me not to share a finite perspective on “Life”. At the same time, I welcome what visitors bring with them to the artwork, their expectations and memories, thoughts and emotions.’ – Olafur
’Life’ @Fond_Beyeler in Basel. Photo: Patricia Grabowicz pic.twitter.com/DYYOxJVR3N
— StudioOlafurEliasson (@olafureliasson) April 13, 2021