Marco Zapparoli, fondatore della casa editrice Marcos y Marcos ed ex Presidente dell’Associazione degli Editori Indipendenti Italiani (ADEI), pensa che il passaggio del catalogo di Philip Roth nelle mani di Adelphi possa «dare nuova luce all’autore statunitense». L’operazione, effettuata sabato 16 marzo, ha fruttato circa un milione di euro per la casa editrice Einaudi, detentrice dell’opera omnia di Roth dal 1998. Con l’approdo nella sede milanese di via San Giovanni sul Muro, lo scrittore ebreo deceduto nel 2018 potrebbe ricevere l’investitura di “classico letterario”.
In che senso “nuova luce”?
Nel mondo dell’editoria, il cambio di famiglia da una casa editrice all’altra ha delle conseguenze sulla notorietà dell’autore in causa. Passando a una nuova casa, le opere di uno scrittore vengono rese nuovamente visibili al pubblico dei lettori.
Mi fa degli esempi di autori italiani di ciò?
Prendiamo il caso di Italo Calvino, prima pubblicato per Einaudi e poi, dopo la sua morte, per Garzanti. Calvino era una delle anime più importanti di Einaudi e Roberto Cerati, storico presidente della casa editrice, si faceva affiancare da lui nella gestione dei progetti.
Tipo?
Mi viene in mente, a riguardo, l’entusiasmo con cui Calvino salutò l’esordio di Andrea De Carlo per Einaudi. Faceva un grande lavoro dietro le quinte nelle scelte della casa torinese. Con la scomparsa di Calvino, è venuta meno la motivazione che lo teneva legato a Einaudi.
E autori stranieri?
Mi viene in mente John Fante, che inizialmente fu pubblicato da Mondadori, tradotto da Vittorini. Come andò? Male, l’autore americano non riuscì a sfondare come previsto. Negli Anni ’90 passò da noi (Marcos y Marcos n.d.r.) e fu un successo. La casa fu un in grado di rilanciare le opere di Fante.
Come fu possibile?
L’entusiasmo di alcuni – Baricco, De Gregori, Capossela – diede una visibilità completamente diversa, agli occhi di un pubblico completamente diverso, a un romanzo come Chiedi alla polvere. Il rilancio avvenne nel momento giusto: prima, forse, i lettori giovani non erano pronti ad accogliere questo autore.
Quali sono gli ingredienti per un rilancio efficace?
Energia e coerenza. Innanzitutto, serve un editore dotato di “grinta”, desideroso dare nuova vita a uno scrittore. E poi coerenza, ovvero l’idea di costruire una famiglia omogenea di autori. La riconoscibilità della casa editrice è un fattore che premia ancora oggi. I lettori sanno distinguere il marchio Adelphi da un altro marchio.
In che senso?
Adelphi è nota per avere classicizzato molti autori. L’immagine della casa è legata alla sua proprietà di canonizzare degli scrittori, come dimostra il tasso elevato di libri durevoli all’interno del suo catalogo. Pensiamo ai vari Nietzsche o Joseph Roth.
Da Joseph Roth a Philip Roth.
Philip Roth era un autore rappresentativo di Einaudi. Il suo passaggio in Adelphi potrebbe consacrare l’autore di Pastorale Americana nel mercato librario italiano. Il merito va ai dirigenti della casa editrice milanese e all’agenzia letteraria che detiene i diritti dell’autore, la Wiley.
Ma non aveva già raggiunto il prestigio che meritava con Einaudi?
Sì, ma questo cambio di casacca potrebbe ulteriormente qualificare l’immagine dell’autore. Prendiamo il caso di Saul Bellow, autore importante il cui catalogo è stato ripubblicato da Mondadori a partire dagli Anni 2000. Aveva già una sua rilevanza quando delle sue opere si occupavano Feltrinelli ed Einaudi. Il passaggio a Mondadori ha coronato la sua fama. Qualcosa di simile potrebbe accadere con Roth.