Assistere alla musica dal vivo sta diventando più costoso. Le ragioni sono molteplici: dalla pandemia all’avvento del digitale, con i fenomeni di secondary ticketing e dynamic pricing
In un programma televisivo degli anni novanta, Kurt Cobain si mostra scioccato dal prezzo molto alto dei biglietti dei concerti. In particolare, il frontman dei Nirvana è sconcertato dal costo di 50 dollari per assistere ad uno show di Madonna. Oggi, per assistere ad uno spettacolo della cantante italo-americana, in occasione del suo The Celebration Tour appena annunciato, che farà tappa a novembre 2023 al Mediolanum Forum di Milano, bisogna sborsare tra i 90 e i 250 dollari.
Tra prezzi folli e prevendite anticipate, i concerti sono per pochi?
L’esorbitante aumento del costo dei biglietti per ascoltare musica dal vivo è sotto gli occhi di tutti. Ormai il concerto è diventato un’esperienza per ricchi. E non è un problema soltanto di Madonna, perché la situazione riguarda tutti i più importanti artisti. Guardando TicketOne, solo negli ultimi mesi, migliaia di persone hanno sborsato (almeno) 149,50 euro per assistere a marzo di quest’anno al Forum di Assago al concerto di Roger Waters, 103,50 euro per i Coldplay a giugno al Maradona di Napoli. Per vedere Springsteen al Circo Massimo a maggio, ci vogliono almeno 105,50 euro. Davvero troppi per un intrattenimento nato con una forte vocazione popolare.
Il problema è internazionale. Negli Stati Uniti il prezzo medio dei biglietti nel 2022 era di 108 dollari: un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. In Italia, fino agli anni settanta il costo dei dischi e dei concerti era praticamente lo stesso: tremila lire.
Il rapporto è rimasto abbastanza invariato per anni, fino all’avvento di Napster nei primi anni Duemila, che sconvolse il mercato discografico, gettando etichette e major nel panico. Il primo programma di peer-to-peer di massa cambiò totalmente i rapporti di forza. Da quel momento in avanti, è diventato sempre più difficile per gli artisti guadagnare dalle vendite degli album, che cercarono ulteriori fonti di ricavo come appunto i concerti e la musica dal vivo.
Il costo (reale) di andare ai concerti
Un prezzo del biglietto serve a molteplici funzioni. Ad affittare il posto di uno stadio, di un anfiteatro o di un palazzetto, in primis. Serve altresì a coprire i numerosissimi costi di promozione e marketing dello spettacolo, nonché quelli di produzione. Il montaggio del palco, le luci, la manodopera. Il prezzo dei biglietti è salito enormemente negli ultimissimi anni specie dopo la pandemia. Portare in giro un tour, con il rialzo del costo della vita, è sempre più caro, comportando automaticamente l’aumento del costo per assistere allo spettacolo. Le ragioni non sono però soltanto queste.
Negli Stati Uniti il dibattito in questione è finito addirittura alla Casa Bianca, con il presidente Biden che si è espresso sulla vicenda.
We’re going to end unfair service fees on tickets to concerts and sporting events – and make companies disclose all fees upfront.
— President Biden (@POTUS) February 13, 2023
La faccenda va però avanti da anni. Nel 2010 la LiveNation comprò TicketMaster, il più grande rivenditore autorizzato di biglietti negli USA. Una fusione che oltreoceano ha creato di fatto un monopolio, con moltissimi utenti che hanno esposto una class action contro l’azienda. LiveNation ha cominciato a dettare le regole del gioco, assicurandosi i migliori musicisti e chiudendo sempre di più le porte ad artisti emergenti.
Il caso di Taylor Swift
Emblematico è il caso del The Eras Tour di Taylor Swift, annunciato a novembre. Migliaia di persone, già dopo pochi minuti il lancio del tour della cantante americana non sono riusciti ad assicurarsi il posto, con tantissimi biglietti finiti nel circuito del secondary ticketing, cioè i circuiti di vendita legali dove i prezzi sono ancora maggiori. Un biglietto per assistere al tour della Swift è finito a costare anche più di 1000 dollari.
Martedì 15 novembre 2022 Ticketmaster ha dato il via alla prevendita dei biglietti della tournée The Eras Tour, in partenza il prossimo 17 marzo allo State Farm Stadium di Glendale. Il portale ha pubblicato un comunicato parlando dei problemi di collegamento riscontrati dagli utenti. A distanza di poche ore da quanto accaduto, Ticketmaster ha deciso di sospendere la vendita a causa del numero insufficiente a coprire la domanda.
La follia delle prevendite
Sembra quasi un gatto che mangia la coda. Gli annunci sempre più prematuri dei concerti è un altro fattore che mette in crisi la passionalità degli spettatori. È giusto comprare un biglietto con mesi e mesi di anticipo? È la follia delle prevendite: per vedere un concerto devi assicurarti un biglietto un anno prima. Volete essere certi di andare all’Arena di Verona per i Music Awards di settembre anche se non c’è ancora il cast? I biglietti sono già in vendita, potete acquistare il vostro posto, e perfino un pacchetto speciale a 299 euro con alcuni privilegi. Senza sapere i nomi degli artisti in cartellone, però, il piacere diventa una questione di suspense.
Questa delle vendite in anticipo è diventata una barzelletta: se prima capitava per eventi eccezionali ed imperdibili, ora è la regola, come se fosse normale decidere oggi il concerto che vorrò vedere tra un anno. Niente scuse, imprevisti, magari quel gruppo dopo tutto questo tempo non mi piacerà nemmeno più.
Dynamic pricing e secondary ticketing
L’avvento del digitale ha sicuramente cambiato la vendita dei biglietti. I promoter oggi hanno molti più strumenti per controllare e conoscere i gusti dei consumatori. Per questo motivo, negli ultimi anni negli Stati Uniti è nato il fenomeno del dynamic pricing, cioè la variazione del prezzo dei biglietti in base all’offerta. Ad esempio, i biglietti presentano prezzi altissimi al momento dell’annuncio dei concerti. Più ci si avvicina al giorno dell’evento, più i biglietti rimangono invenduti e minore è il loro costo. È lo stesso meccanismo che regola i prezzi dei viaggi aerei.
Anche la rivendita dei biglietti, quella che una volta era comunemente definito bagarinaggio è completamente cambiato. Sono sempre più i siti di secondary ticketing, portali web legali in cui i biglietti che vengono rivenduti hanno costi più alti della media. È quanto accaduto in Italia proprio con il citato concerto dei Coldplay a Napoli, andato esaurito già in pochissime ore dall’annuncio.
I concerti tra fonti di guadagno e forme di espressione
Gli artisti, alla ricerca di fonti di ricavo alternative perché dalla vendita dei dischi non arrivano più entrate, guadagnano evidentemente molto di più da questo meccanismo. Negli Stati Uniti, l’utile degli artisti proveniente dalle vendite dei biglietti è pari all’85%, mentre ai promoter resta solo il 15%. Solo dieci anni fa, i promoter guadagnavano molto di più. Gli esempi virtuosi sono pochissimi. In Italia, storicamente i Verdena hanno sempre cercato di tenere il prezzo dei biglietti inferiore a 30 euro. Negli USA, Bruce Springsteen si è spesso battuto per frenare il costo dei suoi spettacoli, anche se recentemente anche lui si è adeguato al dynamic pricing, scatenando le ire dei fan, con la chiusura di Backstreet, sua storica Fanzine.
La persona che assiste al concerto è sempre di più una persona ricca. È lo stesso spettacolo di per sé che si avvicina al concerto di esperienza: più sei vicino al palco, maggiore sarà il prezzo del tuo biglietto. Fisiologico che fasce sempre più grandi della popolazione siano escluse dall’ascolto della musica dal vivo. Con club e locali messi in ginocchio dalla pandemia, il paradosso è che con la fruizione così elitaria la musica è costretta a cercare altre forme di espressione.