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Parlare di settimanali femminili
ha ancora senso?

Sin dal ‘700 le pagine dei periodici femminili hanno accompagnato donne di qualsiasi epoca ed estrazione sociale, guidandole attraverso diversi periodi storici e cambiamenti socio-culturali. Insomma, la storia del mondo, e d’Italia, si nasconde tra i merletti, all’interno delle riviste di moda.

Tutto inizia nel 1786 quando a Milano viene pubblicato il Giornale delle nuove mode di Francia e d’Inghilterra (1786-1794), mentre a Venezia nasce il periodico La donna elegante ed erudita (1786-1788), una vera e propria guida per inseguire le mode di ogni dove. In seguito, a Milano vedono la luce altre due importanti riviste, La Moda e Il Messaggero delle Mode, mentre a Napoli va in stampa L’Archivio delle curiosità, una rivista tutta al femminile.

Bisogna aspettare il 1938 per arrivare al periodico più famoso e di successo della storia italiana: Grazia. Il suo stile raffinato, con una grafica pensata per il pubblico femminile, ne hanno decretato un successo immediato. L’argomento principe è, ovviamente, la moda, passando per viaggi, hobby, attualità e i dialoghi con le sue lettrici. Testimone dei cambiamenti storici attraversati dall’Italia, oggi il suo target di riferimento è composto da donne in carriera, attente all’attualità e incuriosite dalla moda. Inoltre è edita, in licensing, in più di dieci paesi, tra cui Francia, Gran Bretagna e Russia.

Le riviste maschili e femminili hanno formato la mente degli italiani, innalzando da sempre un grande muro tra questi due universi. Era impensabile fino a qualche decennio fa che un uomo si interessasse di moda e di cucina, invece attualmente la maggior parte dei periodici per uomini hanno rubriche dedicate.

Ad oggi, è ancora giusto parlare di differenze tra periodici femminili e maschili? In una epoca dove le campagne di sensibilizzazione sono all’ordine del giorno, dove l’argomento gender è sulla bocca di tutti, dove la parola trans non intimidisce praticamente più nessuno, c’è ancora chi vede il mondo delle riviste come due universi diversi? A questi quesiti hanno risposto Luca Dini, 53 anni, direttore editoriale delle riviste Condé Nast e Giulia Pessani, direttore editoriale di Gentleman & Ladies, durante un incontro organizzato da Cipriana Dell’Orto all’Università IULM.

Cipriana Dall'Orto con i direttori Giulia Pessani e Luca Dini
Cipriana Dall’Orto con i direttori Giulia Pessani e Luca Dini

Il loro parere è che le riviste maschili e femminili stanno assottigliando sempre di più le differenze tipiche che le hanno marcate nel tempo. I due ospiti convergono che le interviste oggi non vanno mai a toccare argomenti che si rifanno alla sessualità o ai classici stereotipi, ma cercano di indirizzarsi verso la storia del protagonista, dei propri gusti e delle loro preferenze sullo stile. Certo, alcune divergenze ci sono. E non sono poche. Ma si tratta di pragmatismo: è ovvio che gli argomenti non possano essere uguali.

Le donne preferiscono una comunicazione più intima e hanno una maggiore trasversalità di interessi. Gli uomini sono soliti invece essere più analitici, infatti non si è mai visto all’interno di una rivista maschile l’accostamento tra politica e una crema per la pelle. Una rivista maschile è chiaramente più incentrata sul dettaglio (le caratteristiche di un orologio o di una automobile) e quella femminile si rifà al look in generale attraverso le immagini e le fotografie. Ma Pessani e Dini infine affermano: «C’è un giornalista che incarna pienamente i valori delle riviste di genere, in quanto attraverso la sua penna riesce a colpire la sensibilità maschile e femminile: si tratta di Alessandro Baricco. Un uomo che tocca il cuore delle donne». D’altronde anche la nostra ospite, Giulia Pessani, direttore della rivista Gentleman, una rivista per uomini, è una donna.

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