La sua carta d’identità è sempre logora, nonostante l’abbia già rifatta 14 volte. D’altronde, avrebbe dovuto aspettarselo: ogni volta che si lascia coinvolgere da Paperoga in una nuova avventura, finisce sempre per farsi male. In una tormenta di neve, in mezzo all’oceano, sotto a un cumulo di mobilio. Eppure qualcosa si riesce ancora a leggere. Nome: Donald Duck, italianizzato in Paolino Paperino; luogo e data di nascita: Paperopoli, 9 giugno 1934.
Ottantacinque anni di simpatia dall’esordio nel cortometraggio animato The wise little hen (“La gallinella saggia”) e ancora la stessa verve di allora quando, insieme a Meo Porcello, faceva parte dei “Club dei pigri”. Ma nonostante numerose storie dei primi tempi lo vedano poltrire sul divano, nel suo sviluppo Paperino è tutt’altro che pigro. Con la sua blusa e il berretto da marinaio, il papero reso immortale dal grande Carl Barks (colui altrimenti detto «The Good Duck Artist» che ha creato Zio Paperone, Amelia, Rockerduck, Archimede Pitagorico e la Banda Bassotti), è uno tra i personaggi più multiformi dell’universo Disney; uno sfortunato dal cuore grande, dedito a mille attività per mantenere i nipotini Qui, Quo e Qua, che la sorella (Della Duck) gli ha affidato, e per entrare nella grazie della sua fidanzata/non fidanzata, Paperina. Con una serie infinita di impieghi sempre precari e fin troppo flessibili: accalappiacani, cowboy, fabbro, estetista, bagnino, guardia di confine, mago della pioggia (accade in una storia del 1953), venditore di organi a vapore e persino “scialacquatore di concetto” nel 1952.
Povero Paperino. Colui che è, più di chiunque altro, l’antieroe per eccellenza: un uomo contemporaneo pieno di nevrosi, alla perenne ricerca di un lavoro che gli possa cambiare la vita. Lo stesso protagonista delineato da Thomas Mann tra le sue pagine, che tanto rappresentava la coscienza languida degli uomini del XX secolo. Una lettura, certo, che potremmo dargli solo da adulti, perché niente era più liberatorio che immedesimarsi nel papero più irascibile e iellato del mondo dei fumetti da bambini. E quante volte ci è apparso più simpatico del suo competitor di Topolinia. Perché la differenza con Topolino, talmente affidabile e irreprensibile da risultare indigesto, è proprio questa: essere sempre fuori luogo. Paperino strepita, e i suoi lettori con lui, in quei momenti in cui la cattiveria altrui e il caso si accaniscono sulle sue piume. In quegli attimi in cui saltano tutti i parametri logici: la 313 si capotta, la torta di nonna Papera cade per terra, l’amaca si ribalta, le frittelle nel forno bruciano. Tra «sgrunt», «squack» e «squaraquack».
Adorabile, caro Paperino. Tanto generoso quando infervorato, venne ideato da Walt Disney per essere la spalla di Topolino ma è, sin da subito, diventato leggenda. Benché la sua apparizione su carta stampata avvenne nel 1934 grazie ad Al Taliaferro che iniziò a disegnare le daily strip americane (strisce a fumetti pubblicate sui quotidiani), è solo nel 1935 che debutta sul giornale dedicato a Topolino, grazie al disegnatore Floyd Gottfredson. Il successo del suo personaggio è tale che il disegnatore decise di separare i due “compari” creando storie diverse, che vengono riunite tutt’oggi solo in occasioni di festività.
E così, una storia dopo l’altra, quando in ogni avventura si rivela catastroficamente perdente, insistiamo a volergli tanto bene. Capace com’è di rendere coprotagonisti tutti, buoni, cattivi, belli e brutti, purché intorno a lui (ma non ditelo a Gastone, potrebbe piangere per mesi ai piedi della sua Dea bendata), si è fatto anche supereroe. Nel 1969, infatti, Paperino ha indossato per la prima volta la maschera di Paperinik, grazie al disegnatore Guido Martina, che lo ha inserito in una riuscita atmosfera noir. Attualmente in Italia ha ben cinque identità diverse: Paolino Paperino (sfortunato), Paperinik (supereroe senza paura), Pikappa (supereroe ipertecnologico), agente segreto della P.I.A. (Paperon Intelligence Agency, servizio segreto ideato da Paperon de’ Paperoni a difesa del proprio patrimonio), e Double Duck (agente segreto). Altro che “uno e trino”.
In una famosa uscita di Topolino del 1994, Paperino, festeggiato per i suoi 60 anni, cominciava a realizzare di essere entrato nel triste alveo della vecchiaia impersonando i panni del vecchio burlone fallito. Chissà cosa direbbe oggi che di anni ne compie 85. Per festeggiare tutto ciò che è e che è stato, al popolare personaggio Disney è stato dedicato un numero monografico di “Topolino” uscito lo scorso 5 giugno, in cui il festeggiato è protagonista di ben cinque storie a fumetti. Nel settimanale, numero 3315, si è inoltre conclusa la serie Paperino, Qui, Quo, Qua e il grande gioco geniale dedicata a Leonardo da Vinci, che ha preso il via all’inizio di maggio: in quest’ultima puntata, Paperino e nipotini, in viaggio tra Roma e Firenze, svelano i misteri del grande genio ancora rimasti in sospeso.
Proprio nella città del giglio, Paperino festeggia il suo compleanno, felice di trascorrerlo nel Bel Paese, attorniato da amici vecchi e nuovi. Una presenza a Firenze che parte dall’anniversario di Leonardo Da Vinci (500 anni dalla morte) ma che può essere considerata anche un omaggio alla città dove, grazie allo storico editore Nerbini, i fumetti Disney si sono diffusi in Italia negli anni ’30.
E quindi grazie Paperino, per averci fornito un nuovo individuo da analizzare secondo i diktat della fenomenologia sociale. Per averci insegnato che, se nella vita non c’è nulla che sembri andare per il verso giusto, non è sempre colpa della sfortuna: la causa, a volte, va ricercata in noi stessi. Per tentare sempre di non rimanere incastrano tra le maglie del destino, e per esserti innamorato di donne impossibili. Ma non temere, Paperino. Come ti consigliava Paperone in una storia di Rodolfo Cimino, «la via fra due cuori è spesso breve», e facilmente tortuosa. «Ma tu abbi sempre coraggio, anche nei tuoi errori».