Napoleon, il film della discordia tra pregi e spunti discutibili

Giovedì 23 novembre 2023 è approdato nelle sale italiane Napoleon, il nuovo film del regista Ridley Scott. La pellicola narra la vita di Napoleone Bonaparte, generale e imperatore di Francia nella concitata fase successiva alla Rivoluzione del 1789. Protagonista il premio Oscar Joaquin Phoenix, affiancato da una conturbante Vanessa Kirby nel ruolo di Giuseppina de Beauharnais, prima moglie del condottiero còrso. Il budget, che ammontava a circa 200 milioni di dollari, sembra non essere bastato. La pellicola, pur con grandi pregi, ha non pochi problemi. Vediamo quali.

Il fattore tempo

Il film si presentava come un grande kolossal sulla vita del condottiero più grande della storia moderna della Francia. Anche la durata rispecchiava questa pretesa: due ore e 38 minuti di grandi paesaggi, allestimenti e scene corali. Eppure non sono bastate: la parabola di Napoleone durò almeno dal 1793, anno della storica presa di Tolone, al 1815, con la sconfitta di Waterloo. Ventidue anni. Riassumerli in meno di tre ore è molto difficile, se non impossibile.

La storia raccontata da Ridley Scott ne esce macellata: nessun accenno alle due campagne d’Italia, fondamentali nella formazione del mito napoleonico, alla Spagna, vera incubatrice della caduta dell’imperatore, alle molteplici operazioni in area tedesca o ai molti provvedimenti legislativi che ancora oggi hanno conseguenze in molti Stati europei. Anche a livello più ristretto ci sono grandi problemi: se il vero Napoleone contò sempre molto sulla famiglia, riferendosi sempre con affetto alla madre e collocando fratelli e figliastri sui troni di mezza Europa, il personaggio di Phoenix pare quasi un figlio unico. Solo due le apparizioni del fratello Luciano, compagno del futuro imperatore nelle prime fasi della sua scalata al potere, e altrettante quelle della madre (che non viene mai qualificata come tale in maniera esplicita).

Da generale a semplice innamorato

Come si evince anche da quanto appena detto, la figura di Napoleone è anzitutto quella di un grande condottiero. Un fine stratega. Un generale. Da un film sulla sua vita ci si aspetterebbe una presenza importante di campagne militari, battaglie, marce attraverso l’Europa. Nulla di tutto ciò: in due ore e 38 minuti, le scene in cui l’imperatore è sé stesso, un generale, ammontano a meno di mezz’ora. La presa di Tolone. Un vago e del tutto immaginario accenno alla campagna d’Egitto. Austerlitz. Waterloo. Sembra che delle altre 57 battaglie condotte da Napoleone, ricordate nel breve testo che chiude la pellicola, non ci sia traccia.

Al contrario, il tempo dedicato al rapporto tra il protagonista e la prima moglie Giuseppina ammonta a quasi un’ora e un quarto. Come se fosse quello il punto centrale dell’intera vita dell’imperatore. Che la nobildonna abbia avuto un ruolo importante è indubbio, certo. Ma forse, nell’economia di una biografia su un generale diventato sovrano, sarebbe stato meglio dedicare più spazio al suo mestiere: quello delle armi.

Grande attenzione a ambienti e costumi

Di certo il film è visivamente molto ben realizzato. La fotografia e le scenografie riescono a ricreare il mondo a cavallo tra 700 e 800 con grande plasticità e realismo. Gli ambienti e i costumi sono replicati in maniera magistrale e molto realistica. Le scene di battaglia, anche se non molto fedeli alla realtà storica e troppo spettacolarizzate, restituiscono la violenza delle cariche, la nebbia delle scariche di fucileria e i lampi di fuoco e fango delle cannonate con una potenza forse inedita in questo genere di pellicole.

Molto apprezzata, nella costumistica, la cura dedicata alle decorazioni cavalleresche dei vari personaggi. Se, di norma, ci si limita a impiegare medaglie, collari, placche e fasce riportate nei ritratti ufficiali dei personaggi, Ridley Scott ha invece scelto di guardare con attenzione alla prassi diplomatica dell’epoca. Per cui, quando Napoleone fa visita allo zar di Russia Alessandro I, i due indossano le insegne dei rispettivi ordini cavallereschi (l’imperatore di Francia l’Ordine russo di Sant’Andrea, l’omologo russo porta invece la Legion d’Onore francese), così come il britannico duca di Wellington, durante il gabinetto di guerra che precede la battaglia di Waterloo ospitato dagli austriaci, mostra con orgoglio la fascia di cavaliere di gran croce dell’Ordine Militare di Maria Teresa, assegnato proprio dalla corte imperiale di Vienna.

Napoleone senza tempo

Una delle più evidenti criticità della pellicola di Scott riguarda l’attore scelto per interpretare il protagonista. Joaquin Phoenix, infatti, è uno dei volti più noti del panorama cinematografico. Ma il tempo passa anche per lui. Con le sue 50 primavere, il premio Oscar ha dovuto interpretare il generale francese in un arco temporale troppo lungo. Ma, senza gli appositi trucchi del mestiere, il suo volto è sempre apparso “vecchio“. Non realistico per un giovane militare di appena 30 anni.

Il regista avrebbe potuto optare per altre opzioni. Come ingaggiare un attore diverso per la prima parte della sua vita. O, ancora, servirsi della computer grafica. Senza poi dimenticare anche un semplice lavoro di make-up. A nostro avviso, quindi, non ci sono scuse.

Parallelismi e curiosità

Un dettaglio non sarà sfuggito ai più attenti osservatori. Scena dopo scena, si intravedono infatti busti in marmo dei grandi imperatori romani. E, in particolare, quello di Augusto. Ma proprio quando il generale corso pone sul suo capo la corona imperiale, ecco che alle sue spalle compare la sua statua. Come a simboleggiare il suo ingresso nel gotha dei grandi della storia.

L’incoronazione di Napoleone (J.L. David)

L’episodio dell’incoronazione di Napoleone Bonaparte a imperatore dei francesi è forse la scena più riuscita di tutto il film. Gli abiti, i colori, l’etichetta e persino il ritratto. Già, perché a margine del corteo c’è proprio Jacques-Louis David, intento ad abbozzare qualcosa sulla sua tela. L’artista infatti è l’autore del celebre dipinto esposto al Louvre, che ritrae l’incoronazione del generale corso.

Presa di posizione

Come per Il Gladiatore, anche in Napoleon si apre con alcune frasi per introdurre il contesto storico del film. Ma nell’ultima opera di Scott, c’è qualcosa di più. La pellicola infatti si chiude con un resoconto più o meno dettagliato sulle vittime delle campagne militari di Napoleone. Un giudizio di valore del regista, che ci permette di comprendere meglio quale sia il suo punto di vista sullo stesso imperatore.

Ma Napoleone Bonaparte non è stato solo pallottole e cannonate. È uno dei personaggi storici che ha segnato un’epoca. E che ha influenzato tutti i suoi contemporanei. Compresi gli stessi Manzoni e Hegel. “È in effetti una sensazione meravigliosa – confessa il filosofo tedesco – vedere un tale individuo che qui, concentrato in un punto, seduto su un cavallo, si irradia sul mondo e lo domina”.

 

 

Andrea Carrabino

Braidese per nascita, milanese per scelta. Laureato prima in Scienze Politiche e poi in Scienze del Governo. Amo la politica, ma non la vivrei. Juventino sfegatato e amante delle serie tv e del cinema. Toglietemi tutto, ma non The Office

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