È morto all’età di 68 anni il fumettista giapponese Akira Toriyama. Il mangaka, celebre per opere come Dragon Ball e Dr. Slump, ha fatto la storia del fumetto, entrando di diritto nella cultura pop e influenzando intere generazioni di artisti.
Un’opera diventata simbolo generazionale
Se si dovesse cercare un denominatore comune per i ragazzi cresciuti nei primi anni Duemila, tanti forse ricorderebbero le corse a casa per vedere Dragon Ball, in onda su Italia 1 nel primo pomeriggio. Le avventure di Goku – bambino, poi uomo, padre e addirittura nonno – hanno accompagnato intere generazioni di adolescenti, anche nel nostro Paese. Per questo la morte del suo creatore, Akira Toriyama, lascia un vuoto nel cuore di tutti gli affezionati e non solo. Perché Dragon Ball in quell’epoca non era solo un fumetto o un cartone. La sua influenza ha raggiunto ogni prodotto per ragazzi: giocattoli, vestiti, zaini, astucci, figurine, bevande, tazze, tatuaggi, caramelle e molto altro.
A dare l’annuncio della morte di Toriyama, un messaggio del Bird Studio, lo studio fondato dall’autore, riportato sul sito ufficiale di Dragon Ball. «È con profondo rammarico che annunciamo la sua scomparsa», apre la dichiarazione. Che prosegue: «Sappiamo che aveva ancora diverse opere in fase di produzione con il solito grande entusiasmo». Toriyama si è spento a 68 anni, per un ematoma subdurale, ovvero un’emorragia cerebrale acuta. Data ufficiale della morte è in realtà il 1 marzo, ma il decesso è stato comunicato solo una settimana dopo. Il comunicato riporta inoltre che i funerali si sono già tenuti, alla presenza di familiari e pochi intimi amici, e che non sono previste altre forme di commemorazione.
Da artista di successo a leggenda vivente
Akira Toriyama era nato a Nagoya, nella prefettura di Aichi, il 5 aprile 1955. Attratto dal disegno sin da bambino, a sei anni rimase folgorato dalla visione de La carica dei 101. Il cartone animato lo ispirò ad iscriversi al prestigioso istituto di disegno industriale di Tokyo, la Prefectural Industrial High School. Diplomatosi nel 1974, lavorò per circa due anni come progettista di poster presso un’industria di Nagoya. Pochi anni dopo, riuscì ad entrare nel mondo dei manga, cominciando a lavorare per Shonen Jump, una delle più longeve testate settimanali di fumetti.
Il successo arrivò nel 1980, con la pubblicazione di Dr. Slump, storia del bizzarro professor Slump e della sua più famosa invenzione, l’androide Arale. Il manga ricevette presto un adattamento animato, dal titolo italiano Dottor Slump e Arale, che fece conoscere l’autore al mondo. La vera consacrazione, però, arrivò nel 1984, con l’inizio dell’epopea di Dragon Ball, cui l’autore lavorò per un decennio. Mescolando comicità, fantasia e una buona dose di arti marziali, Toriyama riuscì a creare una storia di formazione, codificando modelli narrativi ancora oggi largamente imitati.
Protagonista di Dragon Ball è il piccolo Goku, un bambino dalle capacità eccezionali alla ricerca delle magiche sfere del drago, capaci di evocare il Drago Shenron ed esaudire qualsiasi desiderio. Tra invenzioni improbabili e personaggi coloratissimi, Toriyama raccontò la crescita di Goku, i suoi successi nelle arti marziali, la sua scoperta dell’universo e delle sue origini e i nemici sempre più forti da lui affrontati. Nell’arco di 42 tankobon (i volumetti che raccolgono gli albi dei fumetti), Goku e i suoi amici crescono e maturano, affiancando alle loro vite il compito sempre più arduo di difendere la Terra e i suoi abitanti.
Dal manga furono tratte inizialmente due serie animate, Dragon Ball e Dragon Ball Z, dall’immediato successo globale. Conclusa l’esperienza di Dragon Ball, Toriyama continuò a lavorare nel settore, pubblicando storie brevi e miniserie. Non cessò mai però di seguire la sua creatura più famosa, partecipando come supervisore e character design a varie opere derivate, come film e videogiochi. Al suo lavoro molti artisti hanno dichiarato di ispirarsi, tra cui Eichiro Oda (One Piece), Masashi Kishimoto (Naruto) e Tite Kubo (Bleach).
Il fenomeno Dragon Ball
Un fumetto da 260 milioni di copie vendute, ma anche 5 serie animate, 21 film, 3 special televisivi e decine di videogiochi. Questi i numeri di Dragon Ball, il fumetto giapponese che più di ogni altro ha influito sulla cultura pop, anche occidentale. Pur concluso nel 1995, attualmente Dragon Ball risulta il quarto manga più venduto al mondo. Peraltro dietro a tre opere tuttora in corso, la più recente delle quali, One Piece, va avanti ininterrottamente dal 1997.
I numeri non bastano a rendere conto della pervasività di un fenomeno che, a quarant’anni dalla sua prima uscita, è ancora riconoscibilissimo, in Giappone come nel resto del mondo. Omaggi e parodie non si contano, mentre la chioma bionda con i capelli sparati all’insù fa parte dell’immaginario delle generazioni più giovani in ogni parte del mondo. Qualche anno fa, anche il cantante Ghali – quest’anno quarto al Festival di Sanremo – citò Dragon Ball nella canzone Pizza Kebab. La frase “Non sono morto, ero da Re Kaioh”, è un riferimento all’allenamento cui il protagonista Goku si sottopone nell’aldilà, prima di tornare più forte che mai a difendere la Terra. Con questo stesso augurio – simpaticamente – ci piace salutare il maestro Toriyama, ringraziandolo per le avventure, i sogni e le emozioni che ci ha regalato. Da parte di tutti quelli che, almeno una volta, hanno provato a scagliare una “onda energetica”.
Non sono morto, ero da re Kaioh