«Se non schiatto entro un mese temo che verrà preso come un gesto di maleducazione», ironizza Michela Murgia a proposito della narrazione di questi giorni, sottolineando: «Ho detto che mi restano ancora tanti mesi e voglio usarli tutti». La sera dell’8 maggio la scrittrice sarda ha accolto così il pubblico che ha riempito il teatro Carcano di Milano per ascoltare una chiacchiera brillante tra lei e la collega Chiara Valerio in Istruzioni per l’uso, un format in cui si prova a interpretare il mondo a partire dal manuale di utilizzo di alcuni elettrodomestici.
Murgia, che ha rivelato di avere un cancro in fase avanzata, entra in teatro indossando un cappello turbante poche ore dopo aver postato un video in cui si rasa i capelli. Ad accoglierla un pubblico più che caloroso. L’applauso esplode ancor prima che la scrittrice inizi a parlare e più volte durante lo spettacolo: si ride, ci si commuove, si esorcizza tutti insieme quella paura spesso innominabile.
Oltre al divertimento, infatti, l’elettrodomestico diventa il pretesto per parlare della vita e dare in qualche modo un senso alla scelta di Murgia di rendere pubblica la sua malattia: «Io voglio parlare del “microonde” perché mi fa paura e penso sia utile parlare delle cose che ci fanno paura».
Allo stesso tempo, la scrittrice lancia messaggi pungenti al circolo mediatico che spesso l’ha attaccata e ora parla di lei come se fosse già morta o insegue al telefono i suoi amici che potrebbero far parte della famiglia queer con cui andrà a vivere. Murgia sfrutta l’occasione anche per tornare su una questione a lei cara, quella delle basi militari americane presenti in Sardegna: «Nessuno sa davvero cosa fanno».
Dopo un’oretta le due scrittrici si congedano. Il pubblico applaude a lungo. Sono tutti in piedi. Alcuni le porgono dei regali. Alla fine Murgia toglie il cappello, mostra la testa rasata, ringrazia. Dalla folla si leva una voce: «Grazie a te».