“Piccole donne” ancora sullo schermo per rinnovare il mito

Ghirlande di fiori, capelli intrecciati o lasciati cadere morbidamente sulle spalle. Romantici abiti color pastello. Le note di un pianoforte, i balli in ampi saloni di case vittoriane e infinite pagine scritte a lume di candela. Siamo nel periodo della Guerra di Secessione e questo è Piccole Donne nell’ultima trasposizione cinematografica a opera della regista statunitense Greta Gerwig.

 

Da sinistra: Emma Watson, Florence Pugh, Saoirse Ronan e Eliza Scanlen in Little Women

Tratto dal più famoso romanzo di Louisa May Alcott, detta Lou, in due volumi pubblicati con il titolo di Little Women nel 1868 e 1869. Le protagoniste, Jo, Meg, Amy e Beth March sono quattro sorelle, unite e molto diverse tra loro. Meg, la più grande, interpretata da Emma Watson, è dolce e vuole innamorarsi a tal punto da riuscire a esaudire il suo desiderio sposando un gentiluomo squattrinato che non smetterà mai di desiderarla.
Beth, la musicista, descritta più volte nel film come la migliore di tutte e quattro; buona e caritatevole verso i più bisognosi tanto che, per il suo compulsivo desiderio di aiutare il prossimo, si ammalerà di un morbo terribile che la strapperà alla vita, la scarlattina.
Amy, la più piccola, capricciosa e sicuramente superficiale, innamorata dell’idea dell’amore e della ricchezza che un buon partito potrà darle, è una pittrice consapevole della sua mediocrità ma riuscirà comunque, anche lei, a raggiungere la felicità. E Poi c’è Jo: la protagonista interpretata da un’energica Saoirse Ronan che si addice perfettamente alla parte.

Jo è la sorella di mezzo che desidera ardentemente diventare scrittrice. È la sorella che passa, fin da bambina, notti insonni davanti a carta e calamaio intenta a scrivere racconti e opere teatrali che poi le sue sorelle, vestite di tulle e cartapesta, recitano brillantemente di fronte ai bambini.

Una scena del film durante la recita scritta da Jo March

È una mente frizzante che viaggia ad anni luce di distanza dalle altre sorelle March, non curante di bellezza ed eleganza e senza la ben che minima intenzione di sposarsi, tanto che sembra assodato che mai potrebbe cedere all’amore (sarebbe un insulto alla sua tanto amata e ricercata emancipazione). Jo è una ragazza rivoluzionaria, va contro gli schemi, ha occhi curiosi e desidera viaggiare: avrebbe fatto carte false per partire con il padre al fronte durante la guerra e sopporta dolcemente un’antipaticissima zia che le ha vagamente promesso di portarla a Parigi. Ma l’acida parente, interpretata dalla meravigliosa Meryl Streep, riconoscendola un “caso perso”, non manterrà la promessa.
Secondo lei, infatti, le donne avrebbero come unica via il matrimonio o, eventualmente, essere delle zitelle ricche.

Jo: «Voglio farmi la mia strada nel mondo».
Zia March: «Nessuno si fa strada da solo, men che meno una donna. Ti dovrai sposare bene!»
Jo: «Ma tu non sei sposata zia March!»
Zia March: «Ma che c’entra io sono ricca!»

Jo March interpretata da Saoirse Ronan

Jo, pur rivestendo i panni del maschiaccio, è affascinante e sensuale. Il suo carattere così indomito, che poco si addice a una ragazza dell’alta società, farà breccia nel cuore del giovane Laurie, ricco e generoso vicino di casa dei March. Il ragazzo, brillantemente interpretato dal già noto Timothée Chalamet, figlio unico e orfano di entrambi i genitori rimane affascinato dalle dinamiche familiari di questo strano gruppo di sorelle e ne diventa parte integrante, insomma l’unico fratello. Ma la sua cotta, non più tanto segreta per Jo, e il suo rifiuto fanno sì che i due inseparabili amici inevitabilmente si allontanino.

Anche se c’è un momento in cui si spera ardentemente che i due alla fine convolino a nozze e vivano per sempre felici e contenti, quando poi Laurie chiede la mano di Amy, anziché insistere con Jo, non delude poi più di tanto. Alla fine Jo ha bisogno di un uomo più sensibile e simile a lei. Laurie è buono, simpatico (Timothée incanta) però non va bene per lei. Non è abbastanza.

Saoirse Ronan e Timothée Chalamet

Ma possiamo tranquillizzarci. Jo otterrà non solo il successo che merita con la pubblicazione del romanzo Little Women sulla storia della sua vita, ma aprirà una scuola nella vecchia casa della zia e sposerà il timido e assolutamente innamorato professor Friedrich Bhaer. Avrà quindi il suo lieto fine con il principe azzurro che, d’altronde, anche lei merita.

La donna può essere ambiziosa

Il romanzo ottenne fin dalla sua prima pubblicazione un enorme successo.
Migliaia le copie vendute nelle prime settimane. La casella di posta della Alcott venne immediatamente intasata da lettere dei fan che volevano sapere che cosa sarebbe accaduto alle piccole donne dopo la pubblicazione della prima parte. Little Women occupò meritatamente un posto di rilievo tra i romanzi di formazione. Non soltanto perché la famiglia è il tema principale, ma anche perché ha fornito un’altra prospettiva di vita, nuova ed inedita, alle bambine: sposarsi con un ricco partito e fare figli non è più l’unica ambizione. Questo è quello che fa di Piccole Donne un romanzo tanto moderno e degno di essere letto tra i banchi di scuola o alla tenue luce di un’abat-jour da comodino prima di andare a letto.

Le sorelle March hanno permesso alle bambine, dapprima in tutta America e poi in tutto il mondo, di poter sognare in grande per diventare quello che vogliono quando vogliono. Scrittrici, pianiste, pittrici… insomma vivere semplicemente la vita senza l’ansia di quel che sarà di loro domani.

Meryl Streep
Jo è Lou, Lou è Jo

Assolutamente autobiografico, il romanzo Piccole Donne ha in Jo March l’alter ego della scrittrice: anche lei seconda di quattro sorelle, maschiaccio e poco incline alle amicizie femminili. Anche la sua amata sorella Elisabeth morì di scarlattina e quella maggiore, Anna, si sposò. Proprio questi, nella vita come nel libro, furono i due avvenimenti forse più drastici per lei. Vennero interpretati come la fine della sorellanza e della crescita di ognuna come individuo e non più come parti di un’unica famiglia. Non più fiori di un medesimo giardino ma talee pronte a dare nuove vite.

Lou come Jo non smise mai di lottare di fronte a tutte le difficili prove che la vita le mise davanti. Scrisse per una rivista progressista di Boston, fece l’infermiera durante la guerra civile e cercò in tanti, tantissimi modi di aiutare la sua famiglia che in più di un’occasione fece fatica a mettere il cibo in tavola. Esattamente come Jo che vendette i suoi bellissimi capelli per dare alla madre 25 dollari nel momento del bisogno.

Louisa May Alcott, conosciuta quasi unicamente per Piccole Donne in realtà scrisse duecento opere: libri per bambini, romanzi rosa, mistery e anche pulp. Alcune anche sotto lo pseudonimo di A.M Barnard (volutamente di genere indefinito). Anche in questo simile alla sua eroina che inizialmente non vuole firmare i suoi racconti pubblicati sul New Yorker. L’unica cosa che le differenzia è il matrimonio: Louisa è rimasta volutamente nubile, la sua Jo no. L’editore, infatti, le chiese di scrivere un libro per ragazze che avesse una protagonista che alla fine di tutto imparasse comunque ad amare.

La regia di Greta Gerwig

«Da ragazza volevo essere Jo March, ora voglio essere Louisa May Alcott» parola di Greta Gerwig, la giovane regista under 40 che ha realizzato l’ultima pellicola di Piccole Donne, uscita nelle sale italiane lo scorso 9 gennaio.

May Alcott è la scrittrice preferita della regista e proprio per questo motivo la Gerwig ha cercato il più possibile di essere fedele al libro regalando allo spettatore il sapore della quotidianità di quella famiglia. Questo il motivo anche per cui la scelta della location non è stata fatta a caso: la casa dove si ambienta il film è Orchard House, la casa in cui Louisa May Alcott è cresciuta.

La casa di Louisa May Alcott dove viene ambientato Piccole Donne di Greta Gerwig

Anche nell’ultima trasposizione ci sono ovviamente delle licenze poetiche, soprattutto quando Greta, per far omaggio all’autrice amata, fa sì che Jo e Lou diventino la stessa persona. I dettagli della vita di Louisa infatti entrano spesso nel romanzo specialmente quando Jo si arrabbia con il suo editore perché la costringe a far maritare la sua eroina.

Il grande contributo che la Alcott ha dato all’evoluzione della donna e, perché no, anche dell’uomo, è testimoniato dal fatto che in Texas nel 2005 sia stata istituita la Louisa May Alcott Society. L’obiettivo è di raccogliere e promuovere gli studi sull’autrice americana, permettendo a questo romanzo di restare tra i classici della formazione ancora, ancora e ancora insieme alle mitiche avventure di Tom Sawyer, Il Giovane Holden, il giornalino di Gian Burrasca o il Piccolo Principe.

Greta Gerwig sul Red Carpet

«Lontano, là nella luce del sole, ci sono le mie più alte aspirazioni. Potrei non raggiungerle, ma posso guardare in alto e vedere la loro bellezza, credere in loro e provare a seguirle fin dove conducono».

Louisa May Alcott (1832-1888)

Vittoria Frontini

Ho delle voci in testa, così scrivo. Mezza romana e mezza milanese. Sono cresciuta tra set, teatri, musica e tanti libri: le mie continue fonti di energia. Dopo la laurea in Lettere Moderne ho cominciato a scrivere per MasterX. Ballo, viaggio e guardo i film di Walt Disney.

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