La notte di Santa Lucia: ecco come si festeggia il 13 dicembre

Per i bambini di Verona, Brescia e di pochi altri comuni nel nord d’Italia, la notte tra il 12 e il 13 dicembre è quella più attesa dell’anno. E’ la nottata dei “doni di Santa Lucia”., importante quasi quanto quella di Natale. Una figura omologa al Babbo o alla Befana, ma che viene in anticipo. Gli elementi sono sempre letterina, regali e personaggi fantastici, ma non solo. La tradizione di Santa Lucia si è radicata in queste società al punto tale da creare storie che nulla vantano al Babbo della Coca-Cola.

Chi è Santa Lucia?

Santa Lucia, venerata dalla Chiesa cattolica e ortodossa il 13 dicembre, è conosciuta in tutta Italia come la protettrice della vista. Lucia è una martire vissuta a Siracusa dal 283 al 304 e vittima della grande persecuzione dei cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano.

Condannata, secondo la storia prima le fu dato fuoco, ma le fiamme non la toccarono, dopodiché venne decapitata. Eppure, seppur essendo priva di fondamento, la leggenda più comune è che, prima della morte, le sarebbero stati strappati via gli occhi.

Il nome di Santa Lucia è legato inoltre alla stazione ferroviaria di Venezia e a un detto: “Santa Lucia, il giorno più corto che si sia”. Quest’ultimo si rifà al periodo prima della riforma del calendario del 1582, quando il 13 dicembre coincideva con il solstizio d’inverno, ovvero il giorno più breve dell’anno, spostato poi al 21-22 dicembre. La storia veneziana invece è ancora più antica e risale al 1200.

In quegli anni, durante il saccheggio di Costantinopoli da parte dei veneziani, la salma della Santa venne rubata e trasferita a Venezia dove le intitolarono una chiesa. Successivamente, sul finire dell’800 al posto di questa costruirono la ferrovia che ne porta il nome. Attualmente le spoglie mortali sono tenute nel Santuario di Lucia.

Come funziona la tradizione dei “doni di Santa Lucia”

La mattina del 13 dicembre si ritrovano sulla tavola dolci e regali lasciati da Santa Lucia

La tradizione dei regali è fortemente sentita nelle provincie di Verona e Brescia, e con qualche variante da alcuni altri comuni del nord Italia come Cremona. Nella maggior parte delle case poi, la presenza della Santa inizia a farsi sentire già nelle sere precedenti.

A partire da circa un mese prima, qualche sera a discrezione dei genitori, Santa Lucia lascia davanti alla porta dei bambini caramelle o carbone, in base a come si sono comportati in quei giorni. Un modo per i genitori di tastare il terreno e tenere sotto controllo i figli che i doni di Santa Lucia se li devono meritare.

Ed ecco che una sera qualsiasi di novembre, mentre sei a tavola, improvvisamente cala il silenzio. Fuori dalla finestra si sente suonare un campanello che avvisa che Santa Lucia è lì, con calma si apre la porta e sullo zerbino si trovano le caramelle. “Grazie Santa Lucia” ringraziano i bambini guardando verso il buio.

Una tradizione che ogni famiglia ha fatto propria. In molte case, magari munite di caminetto, si fanno trovare i dolci direttamente in salotto come caduti dal tetto. Oppure si lanciano semplicemente in mezzo alla stanza, come per magia. In quegli stessi giorni Santa Lucia si presenta insieme al suo fedele castaldo (aiutante) e all’asinello – con cui è solita girare – nelle scuole materne della città per portare i dolci ai bambini, mentre nelle famiglie più fantasiose gira anche il detto per cui se la sera il cielo si colora di rosa, significa che Santa Lucia sta infornando i biscotti.

L’arrivo della Santa

Nel frattempo, i bambini scrivono la letterina da mettere fuori dalla finestra e ogni mattina controllano se è stata portata via. Il 12 dicembre poi, l’ansia sale e l’emozione si fa sentire. I bambini corrono a letto perché: “Se ti addormenti tardi lei non passa”. Ma prima di dormire la tradizione vuole che si lasci sul tavolo della cucina un po’ di latte e biscotti per Santa Lucia, polenta o carote per l’asinello e del vino per il gastaldo.

Il 12 sera prima di andare a letto si lascia qualcosa a Santa Lucia e ai suoi aiutanti come caffè e polenta

Ma non tutto è oro ciò che luccica. C’è una leggenda infatti: non bisogna guardare Santa Lucia in viso altrimenti lei ti tirerà la cenere negli occhi. Forse un racconto legato alla sua possibile cecità, forse semplicemente una storiella raccontata ai bambini per far sì che non cercassero di vedere chi fosse nascosto sotto il velo della Santa, che gira vestita sempre di bianco come una sposa. Poco importa, perché questa leggenda basta a fargli mantenere le distanze.

Il 13 dicembre nel resto del Paese

Anche a Siracusa la tradizione è fortemente sentita, al punto tale che si inizia a festeggiare già a partire dal 9 dicembre con una processione, e la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro della città è tutt’ora luogo di culto principale. In Sicilia però non porta doni e non arriva con un asinello e un aiutante. A Palermo invece non si festeggia esattamente Santa Lucia ma si celebra il 13 dicembre per commemorare la fine della carestia del 1646. Quel giorno arrivò in porto un bastimento carico di cereali. Per festeggiare oggi i palermitani preparano le arancine, la cuccìa (grano con crema di latte o ricotta e cioccolato) e le panelle.

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Giulia Taviani

24 anni, nasco a Verona, mi sposto a Milano ma sogno Bali. A sei anni ho iniziato a scrivere poesie discutibili, a 20 qualcosa di più serio. Parlo di attualità nel podcast "Mo' To' Spiego" e di vino in "De Buris: Il lusso del tempo". Ho scritto di cinema, viaggi, sport e attualità, anche se sono fortemente attratta da ciò che è nascosto agli occhi di tutti. A maggio 2020 ho pubblicato il mio primo libro "Pieno di Vita"

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