Julia Kristeva, laurea honoris causa alla Iulm

Esiste la cultura europea. Questo il titolo della lectio magistralis che Julia Kristeva terrà domani, mercoledì 12 dicembre, all’Università Iulm. L’ateneo le conferirà infatti una laurea magistrale in Traduzione specialistica e Interpretariato di conferenza durante la cerimonia che si terrà alle 10,30 presso l’Auditorium Iulm Open Space. Consegnerà la laurea il rettore Gianni Canova, a leggere le motivazioni sarà Paolo Proietti, preside della facoltà di Interpretariato, mentre la laudatio sarà affidata al rettore emerito, Giovanni Puglisi.

Quest’ultimo ha così motivato la decisione di conferire questa onorificenza a Kristeva: «Si tratta dell’icona più significativa di una cultura europea particolarmente incisiva nell’ultimo scorcio del secolo scorso; un’intellettuale che è riuscita a far dialogare la cultura francese dello strutturalismo con la teoria critica tedesca della scuola di Francoforte, portandole fino alle soglie del nuovo secolo. Di questa cultura, Kristeva è oggi, insieme al marito Philippe Sollers, il nome più autorevole. Ha inoltre inventato l’intertestualità che oggi, in tempi di nuovi linguaggi, è il nostro pane quotidiano».

La studiosa è nata in Bulgaria nel 1941 ma vive in Francia dal 1966. In qualità di filosofa e psicanalista ha lavorato alla rivista Tel Quel, fondata dal marito, e ha conosciuto intellettuali del calibro di Michel Foucault, Roland Barthes e Umberto Eco. Le sue pubblicazioni più apprezzate sono Semeiotiké. Ricerche per una semanalisi, I samurai e gli studi sulle figure femminile del pensiero e delle lettere, ad esempio Hannah Colette, la vita e le parole.

Il suo intervento di mercoledì parte dal presupposto che esista una cultura europea e che tale patrimonio debba essere valorizzato per poter superare il complicato periodo che l’Europa sta attraversando in questo momento: «La cultura europea esiste», ha dichiarato Kristeva «la sua lingua è il multilinguismo, e il comune denominatore è la cultura dell’individuo, della nazione, della politica. Sono creazioni giudaico-cristiane, che si sono sviluppate nel tempo e che non sono culti ma aperture fragili. Il grande problema oggi è come armonizzare queste culture nazionali. Tutto il mio lavoro di intellettuale, ovvero psicoanalista, romanziera, filosofa, semiologa, affronta questo argomento». Per quanto riguarda la situazione attuale ha spiegato che «la politica dovrebbe non occuparsi più solo della contabilità ma anche della cultura, intesa come educazione e accompagnamento, magari partendo dai valori ancestrali del cristianesimo, dell’islam e del giudaismo. La questione adesso è interagire con persone che non credono a niente».

(e.f.)

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