L’8 luglio 2022, a Castell’Arquato (Piacenza), ai Giardini di Palazzo Vigevani Gravaghi alle 18 è stato presentato il libro “Il genio ribelle. Luigi Illica una vita da Bohème“. L’opera, una biografia dell’artista piacentino, è stata scritta dall’editorialista del Corriere della Sera Giangiacomo Schiavi in collaborazione con il Master in Giornalismo dell’Università IULM di Milano. Durante la serata sono intervenuti il Rettore dell’Ateneo, Gianni Canova, Carlo Fontana già sovrintendente Teatro alla Scala e Massimo Baucia, conservatore del Fondo Antico della Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza. Nelle storie in evidenza della pagina Instagram del Master i best of dell’evento.
Il libro è stato stampato in un migliaio di copie. Una parte è disponibile presso il Comune di Castell’Arquato. Il resto è nella sede del quotidiano Libertà di Piacenza a disposizione gratuitamente per chiunque ne farà richiesta.
Rodolfo c’est moi
“Che gelida manina” canta Rodolfo a Mimì nel primo atto de “La Bohème”. Chissà se anche Luigi Illica abbia detto la stessa cosa a una di quelle ragazze che andavano a trovarlo nella soffitta in cui ha abitato a Milano per tre anni. Faceva freddo in quella stanza. Tanto che il poeta bohémien dovette bruciare nel caminetto le forme di legno che il calzolaio proprietario di casa usava per realizzare le scarpe. Un gesto che questi non apprezzò molto.
Nato a Castell’Arquato il 9 maggio 1857, Luigi Illica ha avuto una vita a dir poco avventurosa. Ribelle fin da ragazzo, a sedici anni, viene spedito dal padre a fare il mozzo su una nave perché insofferente agli studi classici. Non fa in tempo a tornare che si arruola tra i volontari bulgari per combattere nella guerra di indipendenza rumena del 1877-78 contro il predominio turco. Manifestazione del suo spirito battagliero che trasferirà nel suo modo di fare giornalismo.
Non tanto al Corriere della Sera dove lavora per poco tempo, quanto nel Don Chisciotte, quotidiano politico-letterario da lui fondato a Bologna anche grazie al sostegno di Giosuè Carducci. Garibaldino, filoirredentista, antisistema e anticlericale, il periodico portava avanti tematiche come la lotta a favore delle classi più povere e l’emancipazione della donna dai bordelli. Un’esperienza breve anche questa (dal 1891 al 1893, con Illica direttore solo per i primi 4 mesi di vita del giornale) ma nella quale il poeta ha potuto esprimersi liberamente prima di fare il grande salto nell’opera e nel teatro.
Un artista a tutto tondo
Librettista e commediografo, tra le sue opere più importanti si annoverano “La Bohème“, “Tosca“, “Madama Butterfly“. Una tripletta nata dal sodalizio con Giuseppe Giacosa e con Giacomo Puccini. Il primo, che limava i versi scritti da Illica, era intellettuale e professore stimato dalla critica. Il secondo uno dei più grandi compositori del tempo. Un sodalizio tenuto insieme dall’opera paziente e mediatrice dell’editore Giulio Ricordi.
Naturalizzato milanese Illica si dedicò al teatro dialettale: memorabile la pièce “L’ereditaa del Felis“. In tutta la sua produzione ha unito uno sguardo moderno e a tratti avveniristico con una naturale propensione a rappresentare la vita delle classi popolari.
Le eroine dei libretti sono donne sconfitte dalla vita. Nella ricerca dell’emancipazione si scontrano con i limiti della società del loro tempo. In essa la figura femminile può trovare la sua libertà solo nella prostituzione. Soluzione rifiutata da Illica che redime le sue protagoniste attraverso la purezza dei loro sentimenti. La morte, destino ineluttabile per tutte, sublima il loro amore e rende eterno il loro messaggio.
Nell’utopia negativa “Il 3001“, il librettista introduce, inoltre, elementi che oggi chiameremmo orwelliani. Una mondo in cui il tempo è scandito da dispositivi tecnologici che dicono agli uomini cosa fare. Una società in cui i nomi sono sostituiti da numeri. Negli ultimi suoi progetti di opera Illica aveva addirittura pensato di introdurre elementi di cinematografia, per rendere spettacolari le scene più cariche di emozioni.
Il premio Illica
Il 7 luglio 2023, si è tenuta la 33esima assegnazione del Premio Illica, in occasione della decima edizione del Festival intitolato all’omonimo librettista. Il riconoscimento ogni due anni, onora le eccellenze nel campo della lirica, della cultura e del giornalismo connesse a Luigi Illica e alla sua produzione. Quest’anno il 62esimo anniversario del Premio ha visto una giuria presieduta da Mauro Felicori, Assessore alla Cultura e Paesaggio della Regione Emilia-Romagna. Tra gli altri membri (10 in totale) anche Carlo Fontana, Presidente di Impresa Cultura Italia Confcommercio, già Sovrintendente Teatro alla Scala di Milano e Gilda Bojardi, Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Castell’Arquato.
Giangiacomo Schiavi, autore del libro, ha vinto il riconoscimento nella categoria Giornalisti, per “il lavoro svolto con il Festival Illica già iniziato nel 2021, e la dedizione costante come giornalista alle cause dei territori e milanesi”. Premiati anche i cantanti lirici Rajna Kabaivanska, Gregory Kunde e Davide Luciano, per le loro interpretazioni dei personaggi illichiani, e il critico musicale e giornalista della Gazzetta di Parma Gian Paolo Minardi, “per l’impegno accademico e didattico, ma anche per la capacità di recensire sempre con onestà ed equilibrio”.