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Flow – Un mondo da salvare, la favola ecologica diretta dal trentenne lettone Gints Zibalodis ha vinto l’Oscar per il miglior lungometraggio d‘animazione. Si tratta della prima statuina d’oro per un film lettone, che, come Davide con Golia, ha battuto giganti dell’industria animata come la Pixar con Inside Out 2 e il Robot Selvaggio prodotto da Netlix.
Il film, la cui lavorazione è iniziata nel 2019, è stato realizzato da un piccolo team di circa 20 persone con un budget di soli 3,5 mln di euro. Integralmente realizzato con Blender, un software open-source (meno sofisticato di software proprietari tipo quelli che usa la Pixar, ma che migliora ogni giorno grazie al contributo degli utenti) di Lettonia, Francia e Belgio.
The tears are flowing. FLOW secures the Oscar for Best Animated Feature Film! #Oscars pic.twitter.com/3RPVaLBz84
— The Academy (@TheAcademy) March 3, 2025
L’Arca di Noè
Il protagonista del film è un gatto nero che si aggira in un mondo dove vediamo solo dei cani ostili. Trova rifugio in una casa abbandonata, dove forse viveva uno scultore o un intagliatore di legno. Ci vive tranquillo almeno fino al giorno in cui un gigantesco alluvione sommerge tutto, dalle case, alle colline, alle statue. Solo acqua a vista d’occhio e il gatto si ritrova ad annegare. La salvezza giunge attraverso una strana barca, che ricorda l’arca del racconto biblico, con una vela piena di strappi e di buchi e a brodo un capibara affetto da narcolessia.
I due animali imparano a dividere la stessa imbarcazione su cui prenderà posto anche un lemure cleptomane. Si imbattono nel loro viaggio anche in un trampoliere non troppo socievole che si installa a bordo e si incarica di guidare la barca verso un dove sconosciuto allo spettatore. Un mondo finito ormai sott’acqua, dove le tracce umane raccontano di un passato che doveva essere stato popolato, ma che sembrano spariti nel nulla.
Il disegno e la CGI
Un misto tra disegno e CGI, utilizzata per le scene in cui segue le fughe del gatto tra gli alberi, perfettamente riuscito. Il risultato è un mondo riconoscibile, ma allo stesso tempo irraggiungibile, perfetto sfondo di questa specie di favola ecologico-fantastica.
Zilbalodis racconta sulla pagina Instagram del film che ha disegnato le scene direttamente in 3D, esplorando prima con una telecamera virtuale una versione abbozzata del set. Questo lo ha portato a fare scoperte inaspettate e ha aiutato i lunghi piani sequenza e le scene in cui la cinepresa fa movimenti pirotecnici.
Non si sente una parola in tutto il film, solo rumori e versi di animali. Tutti i personaggi dispongono di sofisticati apparati di comunicazione e non hanno bisogno della parola per comunicare. Per far esprimere ai protagonisti la propria vita interiore, il sound designer Gurwal Coïc-Gallas è andato a campionare i versi di tutti i gli animali necessari, dal latrato del saggio capibara al canto del lemure dispettoso al miagolio preoccupato del suo stesso gatto.