Da O.C. a Skam, come si sono evolute le serie tv adolescenziali

Abbiamo vissuto così tante generazioni di serie tv adolescenziali che ci è sfuggita la loro evoluzione. Le lire giravano ancora quando Will Smith ci faceva ridere ne “Willy il principe di Bel-Air”, di cui poco fa si sono celebrati i 30 anni, mentre il 26 luglio 2006, quando i tifosi italiani esultavano ancora per la vittoria ai mondiali, sul piccolo schermo andava in onda uno degli episodi più dolorosi della vita di un adolescente medio: l’incidente di Marissa Cooper.

Storie che parlavano di un amore straziante che occupava la maggior parte delle ore di inizio secolo, e che oggi sembrano fare solo da contorno. Niente più storie assurde, ingarbugliate, complesse, ma un episodio dietro l’altro destinato alla creazione di tensione, suspense, a volte anche di cupo mistero. Ora non si piange per la morte del papà di Dawson ma per l’ennesima cassetta di Tredici. Non si vive più la vita da sogno di Hannah Montana, ma si affrontano problemi reali come l’educazione sessuale (Sex Education). Forse si è più volgari a tratti, ma di certo più realistici.

Ma facciamo un passo indietro.

Nuovo secolo, arriva il 2000

Scatta la mezzanotte e tutti festeggiano il nuovo secolo. Con l’arrivo del 2000 il piccolo schermo assiste pian piano all’evoluzione delle serie tv. Cambiano i dialoghi: semplici, banali, ideali ma pur sempre irreali. Si abbandona pian piano la comicità per lasciare spazio all’amore tragico. Quelle storie che nascono all’interno di una compagnia, che sono destinate a scontrarsi, che fanno piangere, che hanno dialoghi lunghissimi, che ti fanno urlare: “Diglielo che la ami!”. Ma è il 2000. Le maglie sono corte, l’ombelico va mostrato e i jeans vengono portati con la vita troppo bassa anche per quel periodo.

Forse etichettarle come “serie tv adolescenziali” non è corretto. Si tratta di fenomeni intergenerazionali che vediamo tutt’ora in tv e che donne e uomini di tutte le età recuperano in streaming. Ma a cavallo dei due secoli non esisteva ancora una vera e propria categoria per l’adolescente medio. Vuoi perché era un mercato in costruzione, vuoi perché si cercava di creare un prodotto accessibile a tutta la famiglia.

Esisteva però il format classico: un gruppo di amici che – con un po’ di comicità di fondo oppure con una bella storia strappalacrime – racconta le sue avventure in 20 minuti circa. Un esempio? Dal 1994 al 2004 va in onda Friends, pietra miliare delle serie comedy. Per dieci anni circa Rachel, Monica, Phoebe, Joey, Chandler e Ross hanno emozionato tutto il mondo con il loro divano arancione e il Central Perk, tra intrighi amorosi, relazioni nascoste, situazioni surreali e momenti iconici.

Ma studiamo la linea più drammatica di quegli anni che si può riassumere tra Dawson’s Creek (1998-2003) e The O.C. (2003-2007), la sua evoluzione naturale. Due quartetti, rispettivamente composti da Dawson, Joey, Pacey e Jen e Marissa, Ryan, Summer e Seth. La prima serie, durata per ben sei stagioni e più di 120 episodi, rappresenta la tipica serie teen americana dove la parola fine non esiste e in ogni istante può nascere una nuova storia d’amore. Ad Orange Country invece si sono limitati a quattro stagioni segnate però da ogni possibile risvolto.

Temi come la droga, la violenza, la dipendenza dall’alcool, la dura vita da figli di papà contrapposta a quella di periferia ne hanno segnato la trama. Un dramma continuo incapace di trovare la felicità. E forse è proprio questo il motivo per cui, l’ultima stagione, è stata quella meno apprezzata dal pubblico, perché la più tranquilla e serena di tutta la serie.

Primi anni ’10 e il dominio di Disney Channel

È il 2010 e Miley Cyrus e i suoi compagni di casa Disney hanno appena 16 anni. Il mercato di adolescenti e pre-adolescenti è totalmente controllato dalla casa di produzione americana che su Sky si è presa un’intera sezione. E tutto è perfettamente fantastico.

I poteri arrivano per la prima volta (dopo Sabrina – vita da strega) anche alla portata dei bambini. Raven è una normale ragazza del liceo che riesce a vedere nel futuro mentre i tre fratelli Russo (Selena Gomez vestiva i panni di Alex, la sorella di mezzo) facevano parte di una vera e propria famiglia di stregoni ne I maghi di Waverly (2007-2012).

E poi c’erano invece serie più reali, per quanto possibile. Tra il 2001 e il 2004 apre i battenti Hilary Duff con la sua Lizzie McGuire, una studentessa delle medie che, accompagnata dai classici amici (rigorosamente un maschio e una femmina) cercava di sopravvivere alla vita adolescenziale. La peculiarità? Per la seconda volta dopo Student Bodies (serie degli anni ’90) accanto al racconto normale viene introdotta una sorta di alter ego di Lizzie animata. Infine abbiamo due gemelli che vivono prima in un hotel (Zack e Cody al grande hotel 2005-2008 con i fratelli Sprouse) e poi su una nave, e studentesse che di notte si trasformano in cantanti dal successo mondiale (Miley Cyrus vestiva i panni di Hannah Montana tra il 2006 e il 2011).

 

Ma non è tutto qua. Perché il 2010 non ha fatto solo dei pre-adolescenti il suo miglior pubblico.

In contemporanea, i segreti di Gossip Girl (2007-2012) creano dipendenza mentre Glee (2009-2015) diventa, se non la prima, quasi, serie LGBT d’eccellenza. Anzi, forse proprio Glee è stato uno dei programmi che più si è avvicinato ai racconti di oggi. Una di quelle serie che tratta la vita senza troppi abbellimenti e senza girarci intorno. Che non racconta la storia della buonanotte ai suoi spettatori, ma che gli mette in faccia lo schifo e il bello della vita. Le difficoltà e le sue soddisfazioni.

 

 

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Verso il 2020, le serie cambiano faccia

E poi arriviamo ad oggi. Scontro Cina-USA, pandemia globale, crisi di governo a colazione, la Juve continua a vincere scudetti, e Netflix si è imposto sul mercato senza guardare in faccia niente e nessuno. Questo almeno finché scriviamo, magari nel 2021 si aggiungerà altro alla lista e a vincere lo scudetto sarà qualcun altro.

Elenchiamo solo alcuni titoli: Sex Education (2019-oggi, la terza stagione è già in produzione), Tredici (quattro stagioni totali dal 2017 al 2020), Elite (2018-oggi, attualmente ci sono tre stagioni), Stranger Things (2016-oggi, è in produzione la quarta stagione), Baby (2018-2020, sono tre stagioni totali) e Skam Italia (2018-oggi, per ora si contano quattro stagioni).

Nessuno di questi gruppi potrà mai essere paragonato al quartetto di Orange Country. Nessun dialogo potrà mai scontrarsi con i veloci e lunghi discorsi tra Lorelai e Rory di Una mamma per amica (2000-2007). E i motivi sono vari. Prima di tutto perché il mercato delle serie si è ampliato e si è specializzato. Ora c’è una grande differenza tra serie adolescenziali e familiare, tra storie da vedere con gli amici o le amiche e quelle da vedere con mamma e papà per farsi due risate.

Oggi le serie si concentrano su temi differenti, lottano per nuovi ideali, usano un linguaggio diverso e invitano gli adolescenti a fare sogni che a inizio secolo potevano sembrare innovativi. A tratti sono romantici, altri fanno paura, dipende dal ramo che si decide di prendere.

Nessuna ragazza ora vede il futuro, anche se i vampiri sono rimasti un grande classico fin da Buffy (L’ammazzavampiri, 1997-2003). Se aprite Netflix o qualsiasi altra piattaforma trovate trame vittime di una storia spesso oscura, inquietante e tesa, da Pretty Little Liars (2010-2017) a Riverdale (dal 2017 è ancora in produzione, attualmente ha raggiunto le quattro stagioni con Cole Sprouse tra i suoi protagonisti). Ma oggi si parla anche la lingua dei liceali, si raccontano gli incidenti che ognuno di noi ha vissuto tra i 16 e i 20 anni, si mettono in luce le paure e si cerca di dare una spiegazione alle domande che ogni adolescente si pone tra gli ambiti più vari: dalla scuola al sesso. Si parla dei tabù.

Forse tra dieci anni torneremo alla comicità di Will Smith, o forse all’amore basic di Seth e Summer, ma una cosa è certa, un altro Gossip Girl fatto con i mezzi di oggi, potrebbe diventare mondiale e devastante, e preparatevi perché il reboot è già in produzione.

 

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Giulia Taviani

24 anni, nasco a Verona, mi sposto a Milano ma sogno Bali. A sei anni ho iniziato a scrivere poesie discutibili, a 20 qualcosa di più serio. Parlo di attualità nel podcast "Mo' To' Spiego" e di vino in "De Buris: Il lusso del tempo". Ho scritto di cinema, viaggi, sport e attualità, anche se sono fortemente attratta da ciò che è nascosto agli occhi di tutti. A maggio 2020 ho pubblicato il mio primo libro "Pieno di Vita"

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