BEING MARIA: IL FILM SU COSA ACCADDE SUL SET DI ULTIMO TANGO A PARIGI

L’attrice francese Maria Schneider ha solo 19 anni quando la sua vita cambia per sempre. Oggi, un film racconta quanto accaduto durante le riprese di Ultimo tango a Parigi, l’opera-scandalo di Bernardo Bertolucci che per Schneider sarà trampolino di lancio verso un profondissimo tracollo emotivo. 

BEING MARIA: PRIMA, DURANTE E DOPO ULTIMO TANGO

Sarà presentato a New York il 21 Marzo e a Los Angeles il 28, Being Maria, il film di Jessica Palud ispirato a Tu t’appelais Maria Schneider, il libro scritto dalla cugina dell’attrice. Diviso in due parti, il lungometraggio si prefigge di raccontare tutto: dall’incredibile opportunità che si presenta alla promettente attrice francese (ottenere la parte da protagonista nel nuovo lungometraggio di un famoso regista italiano); alla relazione che si instaura tra Schneider, Bertolucci e Brando, in cui due uomini fanno da affettuosi mentori alla diciannovenne; alla cospirazione che attore e regista orchestrano alle spalle di Maria per mettere in scena una brutale aggressione sessuale, indispensabile per la riuscita del film.

Quando esce Ultimo Tango a Parigi, il film di Bernardo Bertolucci viene immediatamente censurato e condannato al rogo

Un’opera, Being Maria, che sembra essere soprattutto un (non tanto sotteso) j’accuse a Marlon Brando e Bernardo Bertolucci, autori dell’abuso subito dalla giovanissima attrice durante le riprese di Ultimo tanto a Parigi. Più precisamente: durante le riprese di una scena del film destinata a rimanere (tristemente) indimenticabile.

ULTIMO TANGO A PARIGI

Ultimo Tango a Parigi esce nel 1972 e immediatamente viene sequestrato per oltraggio e offesa al pudore. Bertolucci viene denunciato e la vicenda giudiziaria nel 1976 condanna il film al rogo. Protagonisti della pellicola, un uomo di mezza età, Paul (Marlon Brando), e una ragazza molto più giovane di lui, Jeanne (Maria Schneider). La storia è quella del loro incontro e del loro “amore” impossibile. Impossibile perché vincolato a una regola imposta da Paul: non parlare di sé. È questa la filosofia erotica di Bernardo Bertolucci: niente nomi, niente storie; io non voglio sapere niente di te e tu non devi sapere niente di me. Il personaggio di Paul rovescia il paradigma secondo il quale siamo portati a presumere che quanto più sappiamo tanto più amiamo (pensando all’amore come a quel processo di componimento della conoscenza dell’altro). Chi ha visto Ultimo tango a Parigi sa che Bertolucci tratta il sesso come qualcosa di fortemente dissacrante, e questa dissacrazione trova la sua massima rappresentazione nella celeberrima e tuttora condannata scena del burro: ancora oggi, una scena che conserva una carica fortemente violenta perché assolutamente diabolica. 

Un frame da Being Maria, il film diretto da Jessica Palud e che si basa sul memoir My Cousin Maria Schneider di Vanessa Schneider
LA SCENA DEL BURRO: IL DIAVOLO STA NEI DETTAGLI…

Non è solo la messa in scena di un rapporto sessuale non consensuale.

Mentre Paul sodomizza Jeanne, pronuncia un discorso dissacrante sulla famiglia e, mentre lo fa, come lubrificante usa qualcosa di molto innocuo e familiare: il burro. Il diavolo sta nei dettagli. Ed è proprio questo particolare, perfidamente perverso, che custodisce la forza di quest’immagine cinematografica.

…E NELL’INGANNO

« L’idea è venuta a me e a Brando mentre facevamo colazione. A un certo punto lui ha cominciato a spalmare il burro su una baguette, subito ci siamo dati un’occhiata complice ». 

Una rivelazione, quella del regista, che aggiunge – soprattutto oggi – ancora più violenza alla scena che lasceranno su Schneider ferite profondissime. L’attrice non era stata avvisata di quanto sarebbe avvenuto quel giorno sul set, e nel 2007, quattro anni prima di morire, ricorderà: « Avrei dovuto chiamare il mio agente o chiedere al mio avvocato di venire sul set perché non puoi costringere qualcuno a fare qualcosa che non è nella sceneggiatura, ma all’epoca non lo sapevo »

Nessuna scusa o consolazione da parte di Brando o Bertolucci. Il regista, al contrario, continuerà per anni a minimizzare quanto accaduto.

« La sua morte è arrivata troppo presto, prima che io potessi riabbracciarla teneramente, dirle che mi sentivo legato a lei come il primo giorno, e almeno per una volta, chiederle scusa »dichiarò il cineasta dopo la scomparsa dell’attrice, nel 2011
« LE MIE LACRIME ERANO VERE »

Ma « anche se quello che stava facendo Marlon non era reale », confiderà l’attrice in un’intervista, « piangevo lacrime vere. Mi sono sentita umiliata e, a dire il vero, mi sono sentita un po’ violentata, sia da Marlon che da Bertolucci ».

Serena Del Fiore

Milano, figlia dei 90s e di tanta letteratura. Scrivo (e parlo) di arte, cultura e spettacolo. Quando sono sull'orlo di un esaurimento nervoso penso sempre al posto mio cosa farebbe Woody Allen. Mi pento tutte le volte. Laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità con Gianni Canova, nel 2019 sono stata compagna di palco di Beppe Severgnini nello spettacolo teatrale "Diario sentimentale di un giornalista", unendo due grandi passioni: viaggiare e raccontare storie. Ho vissuto a Parigi e New York.

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