Carlo Pastore, direttore artistico del MI AMI Festival, non ha dubbi. La prima edizione dopo le due rinviate per Covid deve lanciare un messaggio forte e deciso. «Rivendichiamo il nostro diritto di aggregarci. Rivendichiamo il diritto di stimolare speranze e connessioni accendendo le opportunità di alcuni artisti, mettendoli su palchi che evidentemente sono potenzialmente decisivi per la loro carriera».
Il MI AMI Festival, giunto alla 18esima edizione, è un punto di riferimento per la musica italiana. I suoi direttori artistici, Carlo Pastore e Stefano Bottura, negli anni sono riusciti a intercettare le tendenze emergenti ma anche a dare il via a nuove correnti musicali.
«È il festival delle prime volte», racconta Pastore. Qui molti artisti hanno suonato per la prima volta, hanno fatto il primo concerto, presentato il primo album. Un’occasione preziosa, che in molti casi ha dato il via a brillanti carriere come quella ormai decennale dello Stato Sociale, di Calcutta, Venerus, Ex-Otago tra i tanti.
La macchina degli eventi live si sta rimettendo in moto con lentezza, visto il contesto ancora pieno di incognite nel quale si muove. Quello che conta però, secondo Carlo Pastore, è esserci e darsi la possibilità di vivere in prima persona le emozioni sotto palco. Solo così la musica potrà davvero ripartire.
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