A distanza di quasi 6 anni da “Felina”, l’episodio che ha concluso l’ultima stagione, non è facile parlare di Breaking Bad senza correre il rischio di scivolare nella retorica. L’occasione per tornare sulla creatura di Vince Gilligan vien da sé, con l’annuncio di un film sequel che racconterà le vicende di Jesse Pinkman all’indomani dell’ultimo capitolo della serie. La pellicola, che avrà quindi Aaron Paul come protagonista, aggiungerà un nuovo tassello all’epopea della Meth Blu Sky e fornirà nuove risposte a chi non sono bastate le 5 stagioni vissute tra le vie di Albuquerque. Sulla sceneggiatura del lungometraggio aleggia ancora il mistero, non si sa quando e in che forma verrà distribuito, si sa solo che la produzione sarà ad opera di Netflix su cui è già disponibile “Better Call Saul”, il fortunato Spin Off ormai giunto alla quarta stagione e che ripercorre la contorta carriera dell’avvocato Saul Goodman – alias James McGill – prima che il suo destino incrociasse quello di Walter White.
Ma perché, ancora dopo tutto questo tempo, basta anche solo nominare Breaking Bad per far drizzare le antenne ai fan di ogni parte del globo? Perché questa serie ha avuto tanto successo? Un incipit avvincente? Un professore di chimica che insegna al liceo, scopre di avere il cancro ai polmoni, non vuole lasciare la sua famiglia all’asciutto e decide di produrre e vendere metanfetamina. Ok, ma c’è dell’altro. C’è tanto altro che va ricercato nell’evoluzione e nella caratterizzazione dei personaggi prima ancora che nella storia. Walter White è un docente frustrato da una vita che non ha saputo ripagare le sue doti e le sue aspettative. Tira avanti con uno stipendio che nemmeno basta a mantenere dignitosamente la famiglia, a cinquant’anni è costretto ad arrotondare lavorando in un autolavaggio. Ha un figlio affetto da una paralisi cerebrale, e porta dentro sé il seme della discordia per non essere più parte di una società milionaria che lui stesso aveva contribuito a fondare.
Quando scopre di avere il cancro, paradossalmente gli si apre un nuovo mondo; ogni suono, ogni luce e ogni sapore assumono un contorno differente: semplicemente cambia il suo punto di vista sull’ambiente che lo circonda, capisce di potersi buttare e allo stesso tempo realizza quanto stupido sia stato non averlo fatto prima. Racconta a se stesso che produrre metanfetamina sia un rischio da correre per lasciare una sicurezza economica ai suoi cari, ma col tempo realizza che è più un desiderio personale, un senso di rivalsa che corre intrecciato ad una forma di trasgressione capace di farlo sentire vivo per davvero. Gli episodi scorrono con ritmo alternato, quando rallentano lo fanno per focalizzare lo spettatore sulle scelte di Walt, le sue riflessioni e il suo dover rimettere in discussione una moralità da professore di chimica che mai, nemmeno nei sogni più remoti, avrebbe pensato di mettere in discussione. Ed è proprio su questo aspetto che poggia la magia di Breaking Bad. Approfondendo i suoi personaggi e i loro tormenti, Gilligan predispone un terreno fragile ad uno spettatore che non ha mai la sensazione di sentirsi in equilibrio. Si procede a tentoni lungo la trama, quasi con la paura di disturbare o alterare le situazioni. Le viscere si contorcono in un disagio interiore crescente nel vedere Walt che più pensa di aiutare la sua famiglia e più vede questa allontanarsi da lui. Sin dalla prima stagione innesca un vortice di bugie che sortiscono l’effetto di deludere a morte la moglie Skyler, mentre il figlio Walter jr vede la sua famiglia sgretolarsi senza capire il perché.
E che dire del personaggio di Jesse, irrazionale, reietto e spaccato a metà dai conflitti interiori che lo tormentano e permettono a Walt di insinuarsi tra i suoi pensieri, manipolarlo, farlo sentire sempre in difetto e rigirare ogni situazione a suo favore. Questo continuo soffermarsi della serie sugli aspetti emotivi dei personaggi, è il motivo per cui l’amore per la storia raccontata si tramuta in una logica conseguenza. Una volta calato nei panni dei protagonisti, tutto quel che si sussegue avvolge lo spettatore come una coperta; la suspense non si scioglie mai poiché supportata dalla sensazione che ogni cosa, da un momento all’altro, possa venire stravolta.
Walt, probabilmente, non si è evoluto da innocuo professore di chimica a Scarface dei nostri tempi con il trascorrere della trama, ma è sempre stato così fin da principio: il tumore ha solo acceso la miccia che ha permesso alla sua vera natura di divampare. Trasponendo Breaking Bad al mondo di tutti i giorni, è sufficiente pensare a come un evento capovolgente possa fungere da vettore per realizzare qualcosa che si riteneva impossibile, ma che in fondo si ha sempre avuto nel DNA. Non serve contrarre una malattia o produrre meth blu Sky per capire di essere speciali, di avere qualcosa che nessun altro ha. Il sempreverde messaggio che niente è impossibile non può e non deve passare mai di moda.