Il Superstudio Più di Via Tortona, strada di moda e design, ospita la decima edizione di Affordable Art Fair.
L’arte esposta è la pop per eccellenza: popolare e accessibile a tutte le tasche.
“Experience the unexpected” è il claim della campagna che vuole trasmettere l’eccitazione di portare a casa una nuova opera d’arte spendendo poche decine o centinaia di euro: 7500 la cifra massima.
Le gallerie selezionate, italiane e internazionali, sono 85 e tra queste, decine sono al loro debutto.
Fin dal primo giorno della fiera, cominciata il 7 febbraio, sono stati tanti i laboratori o le conferenze organizzate. Aree di svago per i più piccoli e bar sono stati creati per allietare il gran numero di persone che vanno avanti e indietro per gli stand.
IL COLLEZIONISMO IERI, OGGI E DOMANI
Affordable Art permette la creazione personale di collezioni varie ed economiche. È un nuovo modo di vivere l’arte anche per chi non ha le possibilità di spendere ingenti somme di denaro.
Il collezionismo, d’altra parte, ha origini antichissime. Fiorente fin dall’epoca greco-romana è stato soggetto, nel corso dei secoli, a un’evoluzione.
Se nell’antichità il collezionismo era prerogativa di ricchi mecenati che sfruttavano l’arte per sottolineare il loro status symbol, nel ‘600 invece erano principalmente cardinali e uomini di chiesa. L’arte non era più necessaria per mostrare la ricchezza ma per avvicinare i fedeli alla religione.
Con la Rivoluzione Francese e l’Illuminismo la progressiva affermazione della classe borghese portò il collezionismo colto nobiliare del passato a diventare invece collezionismo moderno borghese.
Fino a che poi nel XX secolo galleristi e collezionisti non divennero gli attori principali per la diffusione fisica e commerciale delle opere d’arte.
Musei e collezioni pubbliche parteciparono al processo di formazione del valore artistico stimolando a sua volta la crescita di musei e collezioni.
In questo senso nacquero i più noti musei del mondo, come il MOMA e il Guggenheim.
Questo fenomeno diede vita alla dicotomia mondo-mercato dell’arte che conosciamo oggi.
Anche l’essere collezionista cambiò e si raggiunse una visione più dinamica: il collezionista italiano Giuseppe Panza, ad esempio, ha lasciato un’importante testimonianza storico-artistica ed è stato capace di raccogliere nel tempo e nello spazio opere di tendenze molto varie.
La svolta definitiva avvenne poi con le fiere d’arte: una delle più importanti in questo senso è stata quella di Basilea, l’Art Basel. Le metamorfosi del mondo e del mercato dell’arte hanno influenzato profondamente la concezione del bene artistico in sé aprendo la strada a più possibilità.
Nel XXI secolo il collezionismo inteso come investimento artistico divenne la sintesi tra valore, cultura ed estetica.
Oggi Affordable Art ha permesso anche l’incontro diretto con artisti provenienti da ogni parte del mondo e ha dato stimolo all’empatia di manifestarsi come a un quadro di parlare maggiormente di sé.
Dunque The Affordable Art Fair si conferma dopo 10 anni sempre un’esperienza fresca.
Sculture, disegni e fotografie. Passando dagli ironici quadretti di Sergio Vanni si arriva alle coloratissime foto sulle routes americane dell’inglese Richard Heeps.
I Robot fatti con pile, fari e maniglie di Paolo Sangalli decorano una delle pareti per poi girare l’angolo e trovarsi di fronte gli esotici scatti della The Route Photo Gallery di Amsterdam. Se ne potrebbero elencare tanti altri, c’è quasi il timore di uscire dallo spazio senza aver visto tutto.
Certamente non è sempre oro quel che luccica e talvolta alcuni artisti ripropongono anche opere d’arte banali, già viste o scopiazzate da qualche altro grande artista contemporanea: Alberto Burri, Lucio Fontana, Banksy, Jean-Michel Basquiat.