«I’m a Barbie girl, in the Barbie world, Life in plastic, it’s fantastic» cantavano gli Aqua nel 1997. Oggi, a Milano e ben 27 anni dopo, è possibile immergersi nel fantastico mondo di Barbie cantato dal gruppo musicale recandosi in via Paolo Sarpi 6 dove è stata allestita la mostra dedicata alla bambola più celebre del mondo.
La mostra
Quasi trecento esemplari di bambole Barbie sono esposti alla mostra “Barbie, a Cultural Icon Exhibition” allestita alla Next Exhibition Area di Milano. L’esibizione ripercorre i sessantacinque anni di vita dell’idolo di intere generazioni e pone l’accento sull’importanza che hanno avuto le bambole Barbie nel percorso di emancipazione femminile.
La prima Barbie
Ad accogliere i visitatori, all’entrata, c’è la “Teen Age Fashion Model”. Si tratta della prima Barbie della storia. Nata nel 1959 dal genio di Ruth Handler, questo modello di Barbie debutta alla Fiera del Giocattolo di New York con indosso un costume da bagno intero a righe bianche e nere. Ha i capelli biondi raccolti in una lunga, e caratteristica, coda di cavallo.
I rivenditori di giocattoli dell’epoca sono scettici, pensano che Barbie sia diversa dalle bambole cui sono abituate le bambine dell’epoca e dubitano, quindi, che la bambola possa avere successo.
L’invenzione della Handler rappresenta, invece, una rivoluzione. Le bambine hanno a disposizione un nuovo modo di giocare e, allo stesso tempo, di immaginare il futuro. Futuro che viene sintetizzato dalla breve, ma efficace, frase “Barbie you can be everything”. Chi gioca con Barbie, quindi, può essere e diventare tutto ciò che vuole. È l’inizio di una rivoluzione culturale e sociale.
Un simbolo di emancipazione
Barbie incarna, come detto, un modello di emancipazione e libertà. Basti pensare che nel 1962, quando ancora alle donne non era consentito aprire e possedere un proprio conto in banca, Barbie riesce ad acquistare la famosissima “Casa dei sogni di Barbie”.
La creazione firmata Mattel riesce a cambiare e innovare anche il mondo della moda. Infatti, nel bel mezzo degli Anni ’60 Barbie indossa la minigonna rappresentando per le donne dell’epoca un modello di stile da seguire.
Come detto in precedenza, la bambola rappresenta per le bambine dell’epoca un modello da seguire anche per quanto riguarda le aspirazioni future. Barbie può essere chi vuole. Per questo, negli Anni ’70 Mattel produce bambole che svolgono professioni che in precedenza erano prerogativa solamente del sesso maschile come, ad esempio, il chirurgo o l’astronauta.
Un’icona per le case di moda
Al 1984 risale la prima partnership di Barbie con il mondo della moda. Una collaborazione, quella con il mondo del fashion, che si rivelerà un successo e che vedrà diverse case di moda ispirare le proprie collezioni alla bambola.
Nel 2015, ad esempio, Moschino lancia una capsule collection composta da otto capi ready-to-wear ispirati alla bambola bionda più famosa del mondo.
Evoluzione e inclusione continua
Nel 2016 l’universo Barbie introduce, sulla spinta del cambiamento di sensibilità della società, bambole dalle diverse corporature. Barbie non rappresenta più, quindi, solo il fisico “perfetto” ma, anzi, si avvicina di più alla realtà includendo diverse tipologie di costituzione fisica.
Due anni dopo, nel 2018 Mattel lancia il “Dream Gap Project” con l’obiettivo di abbattere stereotipi e pregiudizi sociali che possono influenzare le scelte e il futuro delle bambine. Il progetto ha una missionglobale: colmare il divario di genere sfidando gli stereotipi e aiutando a smentire i pregiudizi che impediscono alle bambine di sfruttare appieno il proprio potenziale.