Crypto art, quando l’arte diventa digitale

Dal pennello al mouse, dalla tela al monitor del computer, da un acquerello ad una gif: l’arte del XXI secolo si lancia anche nel mondo digitale, scavalcando ogni classica e canonica concezione di sé. D’altronde per definizione stessa, l’arte non ha un solo e univoco linguaggio, ma possiede migliaia di declinazioni. Nel corso degli anni, artisti di tutto il mondo hanno trovato metodi sempre più innovativi per esprimere i loro sentimenti.

Visto ciò, negli ultimi anni, un numero sempre maggiore di essi si sta avvalendo delle nuove tecnologie, delle cripto valute e della tecnologia del blockchain (blocchi contenenti dei dati e collegati tra loro, senza possibilità di modificare un singolo blocco senza “danneggiare” tutta la catena) per creare quella che è definita come Crypto art. Dunque, la Crypto art, ovvero la blockchain applicata alla creatività, è la manifestazione più contemporanea dell’arte: è ciò che fornisce valore economico e artistico a tutte le opere digitali e virtuali.

Come funziona il sistema della Crypto art

Per spiegare il sistema della Cryptoart, si prenda come esempio la celebre gif nota come Nyan Cat.

La gif “Nyan Cat”: video di pochi secondi un gatto che vola con il corpo di una tartina, lasciando un arcobaleno dietro di sé

Per questa gif di Chris Torres, considerabile come opera d’arte, è stata creata una transazione all’interno di una blockchain. Questo crea a sua volta un certificato di autenticità, o token, che viene associato solo e soltanto a quell’opera. Gli artisti digitali stanno cominciando a sfruttare gli NFT, opere d’arte digitali sotto forma di token non fungibili, ovvero quando viene coniato un NFT è come se il proprio lavoro venisse firmato. Non appena l’opera viene acquistata, la transazione è firmata digitalmente dall’artista in modo che si provi ufficialmente che l’opera è autentica.

Chiunque può ammirarla o, eventualmente, comprarla al prezzo fissato dall’artista. L’opera, anche dopo essere stata venduta, rimane sul mercato e può essere ancora scambiata. Ogni passaggio di mano remunera, in percentuale, anche l’artista originale. Tutti questi passaggi, che nel mercato dell’arte tradizionale impiegano mesi o anni per verificarsi, grazie alla tecnologia blockchain e le criptovalute avvengono in pochi istanti, in modo certificato e sicuro.

Un giro d’affari enorme

Nonostante la prima piattaforma per registrare opere d’arte sulla blockchain di Bitcoin sia stata creata nel 2014, solo negli ultimi anni la Crypto art ha attirato diversi collezionisti e investitori da tutto il mondo. Se si unisce la curiosità per questo nuovo tipo di arte, con la crescente presenza di artisti che si vogliono cimentare con il digitale ecco che in un breve periodo i prezzi di vendita di molti video, gif o immagini hanno raggiunto cifre sbalorditive.

Per citare qualche esempio, l’opera Crossroad dell’artista Beeple, che consiste in un video in cui si vede Donald Trump steso a terra e imbrattato di scritte nell’indifferenza generale dei passanti, è stato venduto a 5 milioni e mezzo di euro.

Ma anche alcune delle più grandi case d’asta hanno debuttato nel mondo della Crypto art: Christie’s vende un collage di immagini digitali e le offerte superano i 2 milioni e mezzo. Senza dimenticare la cantante Grimes, nota compagna dell’eclettico imprenditore Elon Musk, che ha venduto una clip di sua canzone per oltre 300 mila euro. Ultimo ma non meno importante, anche la Nba, sempre al passo per quanto riguarda marketing e brand awareness, ha lanciato un sito dove i video con le migliori giocate dei campioni d’oltreoceano sono vendute in pacchetti e scambiate proprio come figurine. Ad esempio, la scorsa settimana un utente ha pagato 170 mila euro per il video di una schiacciata di LeBron James.

Perché pagare per un’opera che può essere riprodotta ovunque

Una gif, un video, un collage, tutto venduto a cifre da capogiro. La domanda che si pongono in tanti è perché dover pagare per qualcosa di facilmente reperibile online e riproducibile. La risposta arriva direttamente dai pionieri del settore che comparano il possesso dell’opera originale alla sua semplice riproduzione: vale a dire, la differenza tra possedere la Gioconda originale o avere una sua semplice foto o una copia. Dunque, anche se l’opera rimane riproducibile all’infinito, solo uno avrà quello che l’artista definisce come originale, quello certificato dal token. Il possessore dell’originale deve entrare nell’ottica che non ha a sua disposizione un oggetto fisico da appendere al muro, ma nell’era del pc sempre acceso il fatto che siano immateriali non pare essere un problema insormontabile.

Kevin Bertoni

Classe 1997 direttamente da Pesaro. Dopo il liceo scientifico mi laureo con lode in "Informazione, media e pubblicità" a Urbino, passando anche sei mesi in quel di Madrid; mentre ora il sogno di diventare giornalista mi ha portato a Milano. L'unica costante nella vita? L'amore per il basket e per il mondo dello sport, tanto che ne parlo (troppo) e ne scrivo costantemente. Quasi dimenticavo: «Se non vi piacciono i Playoff NBA non vi voglio nemmeno conoscere eh!».

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