«C’è un pezzo di questa vicenda in ciascuno di noi: le nuove generazioni hanno fatto propria la storia di Elisa, che non è più la storia solo della Famiglia Claps, ma è diventata di ognuno di noi». Simone Carcuro è di Potenza, ha 18 anni ed è il presidente della Consulta studentesca. È stato lui, insieme ad alcuni suoi compagni ad organizzare una delle più grandi manifestazioni del Mezzogiorno. Ovvero quella che ha sfilato per le strade di Potenza la scorsa settimana in ricordo di Elisa Claps, la giovane potentina scomparsa e uccisa il 12 settembre 1993 e ritrovata diciassette anni dopo nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità.
Il corteo studentesco: il cuore della città per Elisa Claps
Erano circa in 3000 i giovani che hanno partecipato al corteo, secondo la Questura di Potenza: che sia un’iniziativa nata da un gruppo di studenti è un segnale molto forte per la comunità. «Abbiamo voluto esprimere un sostegno netto e inequivocabile alla battaglia trentennale del fratello Gildo che non è più solo, può contare sul sostegno di un’intera comunità cittadina. In questo modo vogliamo comunicare il nostro affetto nel tenere viva la memoria della studentessa nella loro richiesta continua e coraggiosa di giustizia e verità sul caso, avvolto tutt’ora da inquietanti ombre e circostanze non del tutto chiarite», continua Simone che spiega come gli studenti abbiano voluto contribuire a scrivere una nuova pagina della storia all’insegna di una battaglia condivisa e comune.
Il corteo è partito da piazza Zara e si è mosso per le strade della città, passando sotto casa della famiglia Claps, da piazza Mario Pagano e infine arrivando davanti al portone della chiesa della Ss. Trinità. “Noi chiediamo scusa a mamma Filomena” recita un imponente lenzuolo bianco portato in corteo da un gruppo di studenti. Scuse arrivate anche personalmente dalla giornalista Federica Sciarelli in diretta tv durante la sua trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”. Sciarelli è sempre stata molto vicina alla famiglia Claps, durante tutti questi anni di angoscia, portando avanti l’inchiesta senza farsi scoraggiare. Ma la forza, la tenacia, la caparbietà di non mollare nonostante tutti gli ostacoli che erano davanti agli occhi e al cuore sono diventate la caratteristica distintiva di Gildo e di tutta la famiglia Claps.
«Mai abbassare la testa. Per risanare la ferita di Potenza è necessario avere consapevolezza di quanto è successo. Non ci si può ancora rassegnare a una verità parziale. Ma oggi risplende il sorriso di Elisa ancora dopo 30 anni», sono state le parole di Gildo di fronte a quel fiume di persone. «A dispetto del mese della pioggia, questa è la primavera di Potenza. Ragazzi, mi state restituendo la battaglia di questi 30 anni, il dolore e l’amarezza». Tanti i cartelli scritti a mano: da “Tutti per Elisa”, slogan della manifestazione a “Perché il suo sorriso è come il mio”, fino a “Metteteci il cuore perché noi, in questa storia, il cuore lo abbiamo perso”, ricalcando le parole di mamma Filomena. I giovani vogliono far sentire la loro vicinanza alla famiglia Claps, anche se fanno parte di una generazione diversa, che non ha mai conosciuto Elisa ma si è avvicinata alla questione semplicemente per umanità. Per vicinanza di cuore. «Abbiamo colto una forte sensibilità delle nuove generazioni verso questa storia tanto cara alla comunità e abbiamo ritenuto doveroso raccogliere questo appello. La nostra battaglia vuole raggiungere una verità completa e una giustizia piena, contro la violenza di genere e i femminicidi», continua Carcuro.
Mentre risuona “Strada facendo”, la canzone preferita da Elisa, mamma Filomena si commuove davanti a quel fiume di persone che riempie le città del capoluogo lucano. «Dopo 30 anni di sacrificio e dolore, oggi vedere tutta questa gente per Elisa è per me un onore. Non ci sono parole per ringraziare tutti voi, per ringraziare chi ci è stato vicino. Il mio cuore è per Elisa», ha dichiarato la signora Filomena. «Abbiamo abbracciato simbolicamente mamma Filomena e lanciato insieme a lei un palloncino bianco, in modo tale che arrivasse fino a Elisa: è un’immagine che porterò sempre nel cuore», dice Carcuro. Bandiere gialle e arancioni dell’associazione Libera sventolavano nell’aria: un impegno, quello di Libera sul territorio, sempre presente. Sedici palloncini bianchi volano alti e liberi nel cielo blu. Rappresentano la purezza, la dolcezza, la genuinità di Elisa. Sedici palloncini come gli anni che Elisa aveva quando è entrata in quella chiesa da cui non è più uscita.
Il 24 agosto quella fatidica chiesa ha riaperto le sue porte e questo novembre ha ripreso le funzioni religiose, in un tripudio vergognoso di omertà e disgusto. Le persone erano tornate ad affollare le strade di Potenza i primi giorni di novembre: mentre all’interno della chiesa si celebrava la messa, all’esterno un gruppo numeroso di persone applaudiva ironicamente le mani, scandendo «Vergogna! Assassini!».
Quando il mestiere va oltre la recita
Il caso è tornato alla ribalta mediatica grazie anche al podcast di Pablo Trincia, realizzato da Chora Media “Dove nessuno guarda” e alla fiction “Per Elisa – Il caso Claps” diretta da Marco Pontecorvo. E anche questo ha contribuito nel far avvicinare i Millennials e la Generazione Z al caso di cronaca nera del 1993. Ma non è solo questo: i giovani potentini riponevano dentro di loro una sensibilità nascosta che questi elementi hanno aiutato a far tornare viva nel presente. Alla manifestazione erano presenti anche Gianmarco Saurino e Giacomo Giorgio, che nella fiction Rai interpretavano rispettivamente Gildo e Luciano Claps, i fratelli di Elisa.
Tutti gli attori del cast hanno saputo affrontare la storia in punta di piedi, bussando alla porta con pochi, semplici, gentili tocchi estremamente delicati, avvicinandosi all’immenso dolore inimmaginabile provato dai familiari Claps. Ma non per questo senza la fermezza, la determinazione per raggiungere la verità e ottenere la giustizia meritata. Si sono dimostrati non solo attori di fiction ma anche persone di grande umanità: alcuni personaggi delle serie tv cambiano per sempre gli attori e questo è sicuramente uno dei casi.
«Ci sono voluti 30 anni, una serie televisiva, un podcast a risvegliare il cuore delle persone. Il grido di questa serie di abbattere i muri dell’omertà deve arrivare ai giovani. Trovo vergognoso che la chiesa della Ss. Trinità abbia riaperto, perché quello non è più un luogo di culto, è un luogo di vergogna» ha scandito Giacomo Giorgio. Il rispetto e la delicatezza che questi artisti hanno dimostrato si traduce in un caldo abbraccio, pieno d’amore.
Gianmarco Saurino si rivolge alle migliaia di giovani in piazza: «Di voi si parla spesso molto male, una generazione che non è affezionata a niente, non ha alcun tipo di ideologia, non scenderebbe in piazza per niente, invece vedervi qua così appassionati a questa storia è qualcosa di toccante e commovente. In questa piazza oggi c’è un cuore gigantesco che batte per Elisa. Noi siamo soltanto un tramite, il mezzo con il quale abbiamo raccontato la storia di questa famiglia gigantesca». Una storia piena di dolore, di ingiustizie, di rabbia, di voglia di giustizia e verità. «Nessuno, quando arriverà la fine ci chiederà il conto di quanto siamo stati credenti, ma di quanto siamo stati credibili».