Tragedia di Catania: che cos’è la sindrome di Medea

In un primo momento aveva inscenato un rapimento, dichiarando come tre uomini incappucciati e armati di pistola le avessero portato via la figlia, mentre era in auto con lei, all’uscita dall’asilo. Ma poi Martina Patti, 23 anni, è crollata e ha confessato l’uccisione della piccola Elena Del Pozzo, 5 anni a luglio. Lei stessa ha segnalato alle forze dell’ordine il terreno incolto, a soli 200 metri dalla sua abitazione, dove ha sepolto la bambina.

È successo a Mascalucia, un comune di circa 31mila abitanti in provincia di Catania. Elena sarebbe stata uccisa con un coltello da cucina, in casa dalla madre che avrebbe poi occultato il corpo nella campagna abbandonata tra via Turati e via Teocrito, cercando di ricoprirlo con terra e cenere lavica. L’arma del delitto non è stata ritrovata. La Procura di Catania ha predisposto nei suoi confronti il fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Adesso si trova in isolamento in una cella del carcere femminile di Catania, controllata a vista 24 ore al giorno, in attesa di essere interrogata dal giudice.

GLI INFANTICIDI SONO MOLTO PIU’ COMUNI DI QUANTO SI PENSI

Un gesto agghiacciante, privo di senso, il più crudele dei delitti possibili. Quello di una madre nei confronti dei propri figli, con i quali ha per eccellenza un legame naturale, indissolubile e viscerale. Purtroppo questo gesto non è una novità negli eventi criminosi in Italia, ma appartiene alla quotidianità. Secondo l’ultimo rapporto Eures – Ricerche economiche e sociali sugli infanticidi in Italia, in venti anni sono stati uccisi 480 bambini per mano di uno dei genitori. Nella maggior parte dei casi, la vittima è un bambino di età compresa tra 0 e 5 anni, mentre il carnefice è la madre. Tra i moventi, c’è anche la gelosia e il possesso, in quanto il bambino viene visto non come soggetto a sé, ma come l’estensione dell’ex coniuge, come probabilmente è successo nell’omicidio di Catania.

I carabinieri sul luogo del delitto
IL MOVENTE

Secondo gli inquirenti, sarebbe la gelosia il motivo dell’atroce gesto: Martina Patti infatti, sarebbe stata gelosa del suo ex partner e padre della figlia, Alessandro Del Pozzo, che ultimamente aveva intrapreso una relazione con un’altra donna. Patti aveva paura che la propria figlia si affezionasse sempre di più a quest’ultima. Ma dietro questa gelosia, si nascondeva un triste e difficile quadro familiare, “costituito da due ex conviventi che, a prescindere dalla gestione apparentemente serena della figlia Elena, avevano allacciato nuovi legami e non apparivano rispettosi l’un l’altro”, scrive la Procura di Catania. Secondo quest’ultima, la rabbia ed il rancore avrebbero portato Martina Patti a premeditare il delitto con un piano dettagliato.

IL COMPLESSO DI MEDEA

L’ossessione patologica della mamma verso la nuova compagna dell’ex partner è la caratteristica predominante nei fatti di cronaca che riguardano i figlicidi. Spesso, quando si parla dell’uccisione dei figli, si fa riferimento al “complesso di Medea”, personaggio della mitologia greca. Medea, il cui nome in greco significa “scaltrezza”, “astuzia”, era una maga, nipote di Circe, e si innamorò perdutamente di Giasone, colui che doveva recuperare il Vello d’Oro, ovvero la pelle di un ariete magico che poteva curare ogni ferita. La donna fece di tutto per aiutarlo nell’impresa, arrivando anche ad uccidere il proprio fratello. Andando avanti nel tempo, Giasone si innamora però di un’altra donna, Creusa: Medea, mostrando così il suo lato più subdolo e vendicativo, prima uccide Creusa e poi uccide i propri figli avuti con Giasone.

La figura di Medea nella mitologia greca

Il termine “sindrome di Medea” è stato usato per la prima volta alla fine degli anni 80 dallo psicologo Jacobs per indicare il comportamento di una madre che uccide i propri figli, con il fine di distruggere il rapporto tra il padre e i figli, dopo le separazioni conflittuali. L’uccisione del bambino non mira a sopprimere il figlio stesso ma il legame che ha con il padre, per vendetta.

ALTRI EPISODI MEDIATICI

La vicenda di Catania racconta una madre presunta assassina, una madre Medea, come vengono denominate coloro che uccidono la propria prole, come nella tragedia greca. Il caso di Elena sarà aggiunto nel tragico elenco degli infanticidi. Il caso più eclatante è senza dubbio l’uccisione di Samuele Lorenzi, 3 anni, massacrato e ucciso dalla madre Annamaria Franzoni, nel gennaio 2002 a Cogne. Un vero e proprio caso mediatico, rimasto impresso nell’immaginario collettivo. Nel 2014, Lorys Stival, bambino di 8 anni, venne ucciso dalla madre Veronica Panarello in provincia di Ragusa. La donna denunciò la scomparsa del figlio e quando fu rinvenuto in un canale, accusò il suocero. Il coinvolgimento di persone armate entrate in casa fu inscenato anche in un altro caso di cronaca: Mery Patrizio racconta di essere stata aggredita da alcuni ladri mentre faceva il bagno al piccolo Mirko, di appena 5 mesi, a Casatenovo (Lecco). Il bambino sarebbe così scivolato nell’acqua e annegato. Due settimane più tardi, la madre confessò l’omicidio.

Il delitto di Cogne nel 2002

Questi poveri bambini si ritrovano loro malgrado al centro di casi di cronaca terribili, uccisi prima ancora che scoprano l’essenza della vita e di loro stessi. Prima ancora che sappiano cosa sia la violenza.

Giulia Zamponi

Toscana, classe 1990, sono approdata a Milano per inseguire il mio sogno: il giornalismo. All’Università di Pisa mi sono laureata in Informatica Umanistica, dove ho imparato a trattare i contenuti culturali in forma digitale e a comunicarli attraverso le varie piattaforme web. Sono una giornalista pubblicista e ho collaborato con “Il Tirreno”: la prima volta che sono entrata in una redazione mi sono resa conto che non sarei mai più voluta uscire. Adesso giornalista praticante per MasterX. Mi interesso principalmente di esteri e di criminologia: mi piace analizzare ogni particolare di una situazione e indagare sugli aspetti più nascosti della realtà. Sono un’anima solare, sensibile e determinata. Amo l’intensità dei tramonti, gli intricati thriller di Joel Dicker ed il rumore delle onde del mare.

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