Rinviata a giovedì l’udienza del processo a Bruxelles contro Salah Abdeslam, unico sopravvissuto della cellula islamica responsabile degli attentati a Parigi del 13 novembre 2015, e il suo complice Sofien Ayari. L’accusa chiede venti anni di reclusione, il massimo della pena previsto, con privazione dei diritti civili e politici. In aggiunta, secondo le nuove leggi belghe antiterrorismo, lo sconto della pena per buona condotta non potrà superare un terzo della condanna totale, obbligando Abdeslam e il complice ad un minimo di 13 anni e mezzo di reclusione, in caso di accoglimento del massimo della pena.
È questo che ha chiesto la procuratrice federale belga Kathleen Grosjeam alla prima udienza del processo per la sparatoria in Rue du Dries il 15 marzo 2016, qualche giorno prima della fine della latitanza del terrorista. Abdeslam venne infatti catturato il 18 marzo a Molenbeek. «Non si rimprovera ad Abdeslam e Ayari un tentativo di omicidio semplice – ha spiegato la procuratrice – ma in un contesto terroristico, ed è su questa base che bisogna definire la pena»
Nel frattempo, Abdeslam ha detto la sua: «Quello che constato è che i musulmani sono trattati nel peggiore dei modi, non c’è presunzione di innocenza». Poche parole, lapidarie, pronunciate durante il processo a Bruxelles, prima di trincerarsi di nuovo nel silenzio mantenuto finora. «Il mio silenzio – ha detto infatti il terrorista – non fa di me né un criminale né un colpevole, vorrei che si basasse su prove scientifiche, non fare dell’ostentazione come i media». Sarà quindi compito del suo avvocato difensore, il belga Sven Mary, parlare in nome del proprio assistito. L’uomo, detenuto da mesi in Francia in condizioni di massima sicurezza, è stato trasferito in gran segreto nella notte a Bruxelles dal carcere di Fleury-Mérogis, alle porte di Parigi.
Dentro le sale dell’udienza è indetto il divieto assoluto di filmare e scattare foto, su richiesta dei due imputati. Salah ed il suo complice verranno giudicati per la sparatoria a Rue du Dries, mentre Abdeslam è ancora in attesa del processo per gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, nei quali morirono 130 persone. (as)