Tamponi per chi rientra dall’estero «ma nessuno chiede niente»

«A Malpensa non hanno controllato che avessi fatto il tampone»: lo racconta Irene Pila, travel creator, fotografa e freelance, rientrata da Tenerife il 3 aprile. Non si tratta di un caso isolato. Irene, infatti, non è l’unica ad aver evidenziato falle nei controlli di sicurezza aeroportuali: il 5 aprile, altri quattro turisti italiani (che vogliono restare anonimi) hanno denunciato la mancanza di controlli sia all’arrivo a Barcellona che al ritorno a Milano.

Può così far rientro in Italia anche chi non ha effettuato il tampone. Ciò, nonostante le polemiche dei giorni scorsi, suscitate da chi ha evidenziato il paradosso insito nella possibilità di andare all’estero quando sul territorio nazionale vige il divieto di spostamento tra le regioni. Polemica che ha indotto il Governo a imporre l’obbligo di sottoporsi a tampone e la quarantena fiduciaria di cinque giorni a chi venga dall’estero; misure prorogate sino al 30 aprile.

La testimonianza di Irene
Spiaggia di Tenerife, Isole Canarie

Irene Pila è un’influencer padovana con 64 mila follower su Instagram. È una travel creator: gli hotel e le aziende che forniscono servizi turistici la contattano per sponsorizzare le proprie attività. Irene, dunque, si sposta per lavoro: l’ultima tappa è stata Tenerife, dove è atterrata l’1 marzo. Delle Canarie, dove ha soggiornato per un mese, l’ha colpirla il diffuso rispetto delle regole: «qui vieni immediatamente multato se circoli con la mascherina abbassata. La sanzione è di 400,00 €, da pagare immediatamente se non sei residente sull’isola».

Secondo Irene è la paura di poter essere multati che ha creato le condizioni per il corretto uso della mascherina. I controlli infatti sono frequenti: «le pattuglie girano in continuazione, soprattutto la sera dopo il coprifuoco (22:00). Già alle 22:05 le forze dell’ordine iniziano a fermarti. Ho sentito di gente multata alle 22:20 nonostante stesse ritornando nella propria abitazione».

Tanto è il rigore all’estero, racconta ancora Irene, quanta è la superficialità che ha riscontrato una volta rientrata in Italia. Nessuno in aeroporto ha controllato se avesse con sé l’esito del tampone e questo le ha fatto rabbia: «per farlo ho perso un’occasione di lavoro, l’ho dovuto anche far tradurre in inglese. Mi hanno controllato solo in stazione centrale a Milano per chiedermi l’autocertificazione».

Un post Instagram di Irene Pila a Tenerife:

Non solo all’estero

Le falle nei controlli aeroportuali, purtroppo, non riguardano solo i voli provenienti dall’estero ma anche quelli nazionali. C’è infatti chi ha attraversato l’Italia senza che nessuno gli abbia chiesto del tampone. In realtà, nessun provvedimento del Governo impone di fare il tampone per gli spostamenti interni: a richiederlo, spesso, sono le ordinanze delle singole Regioni. In Sicilia, ad esempio, è necessario registrarsi sulla piattaforma regionale ed effettuare il test, anche dopo esser giunti sull’isola; in alternativa, occorre sottoporsi a 10 giorni di quarantena.

Ma quel che prescrive la legge non sempre lo si riscontra nella realtà. È il caso di Sara Noto Millefiori, studentessa universitaria di 24 anni, partita il 21 marzo dall’Aeroporto di Bergamo Orio al Serio per far ritorno alla residenza in Sicilia. «Ho dimenticato di iscrivermi al portale regionale ma a Palermo non se ne sono resi conto. Mi sono comunque registrata per fare il tampone in aeroporto perché temevo di contagiare le mie nonne». Quella di Sara, tuttavia, è stata una scelta individuale: «nessuno ha verificato che dopo lo sbarco io sia andata effettivamente a fare il test».

La medesima situazione viene descritta da Luca Conforto, 28 anni, rientrato il 3 aprile in Sicilia. Anche Luca, come Sara, si è registrato sul sito dell’aeroporto di Palermo per effettuare il test. Anche lui, come Sara, racconta di controlli superficiali: «appena uscito dal ritiro bagagli, gli addetti alla sicurezza dell’aeroporto di Palermo si sono limitati a indicarmi dove andare per fare il tampone». Da lì in poi, ancora una volta, nessuna vigilanza.

Aeroporto di Palermo Falcone e Borsellino
Il traffico aeroportuale

La mancanza di controlli rischia di vanificare le misure restrittive imposte dal Governo negli ultimi mesi. I numeri lo testimoniano. Sacbo, la società che gestisce lo scalo dell’aeroporto di Bergamo, riferisce di 314 movimenti aerei – tra partenze e arrivi – nella sola settimana dal 31 marzo al 5 aprile. Si tratta, in totale, di circa 35 mila passeggeri.

La situazione non muta a Milano Malpensa. Sabato 27 marzo erano in programma 54 voli in arrivo e 57 in partenza. Martedì 30 marzo, invece, al check-in per le Isole Canarie si è registrato il tutto esaurito: 2.500 persone avevano prenotato per andare in Spagna. Ai numeri di Malpensa vanno infine sommati quelli di Milano Linate: nei due aeroporti, dal 31 marzo al 7 aprile, sono transitati 139.600 passeggeri: 88 mila a Malpensa e 51.600 a Linate.

Bastano i numeri appena evidenziati, dunque, a far comprendere i rischi connessi alla mancanza di controlli aeroportuali. Con la curva del contagio che fatica a scendere, le terapie intensive in sofferenza in molte regioni e la campagna vaccinale che stenta a decollare, si rischia infatti di compromettere gli sforzi fatti durante questi mesi di chiusure. Sforzi che hanno impedito a tanti italiani di trascorrere le festività pasquali con la propria famiglia.

Mappa delle Isole Canarie

Luca Carrello

Aspirante giornalista, laureato in giurisprudenza all'Università degli Studi di Pavia. La mia passione: la politica. Adoro leggere (prediligo i grandi classici) e amo il mondo dello sport. Mi trovate spesso sui social.

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