Il suicidio assistito, in alcuni casi, non può essere punibile. A stabilirlo è una sentenza della Corte Costituzionale che scuote le coscienze di politici e cittadini che difficilmente sanno quale posizione prendere sullo scomodo dibattito del fine vita. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nonostante ritenga necessario fare la legge, dice che «credo infatti ci sia un diritto alla vita, ma è da dubitare ci sia un diritto alla morte . L‘intervento della Corte non può sostituire un intervento legislativo».
La Corte Costituzionale ha deciso che non è punibile chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio di un paziente affetto da una patologia irreversibile che gli causi sofferenze intollerabili e tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, ma in grado di prendere decisioni consapevoli. In Italia, il codice penale punisce chi convince al suicidio o ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione. La pena è la reclusione da cinque a 12 anni. La sentenza è alla base del processo sul caso di Dj Fabo che è stato accompagnato da Marco Cappato in Svizzera per poter usufruire del suicidio assistito.
Eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico
C’è differenza tra eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico? Sì.
Secondo l’Epac, l’eutanasia prevede un ruolo attivo del medico. In quella attiva somministra i medicinali mentre in quella passiva spegne i macchinari che tengono in vita il paziente. Nel suicidio assistito, il medico aiuta il paziente a compiere l’atto ma l’esecuzione finale rimane a quest’ultimo. Sia l’eutanasia attiva che il suicidio assistito sono vietati in Italia anche se con la sentenza della Consulta il suicidio assistito è legale in alcuni casi. L’eutanasia passiva è stata inserita nella legge che disciplina il testamento biologico. La legge del gennaio 2018 sul testamento biologico stabilisce che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito senza il consenso libero e informato che può rifiutarsi preventivamente, anche se questo può causargli la morte.
La legge sul testamento biologico prevede di stabilire in anticipo a quali esami, scelte terapeutiche o trattamenti sanitari dare o non dare il consenso nel caso di una incapacità a decidere o comunicare. Tra i trattamenti sono stati inclusi la nutrizione e l’idratazione artificiale. Queste richieste inserite nel testamento biologiche sono chiamate ‘disposizioni anticipate di trattamento’, il cui presupposto fondamentale è il consenso informato. Il paziente ha il diritto a «conoscere le proprie condizioni di salute e a essere informato in modo completo, aggiornato e comprensibile sulla diagnosi, prognosi, benefici e rischi degli esami e dei trattamenti, delle possibili alternative e di un eventuale rifiuto del trattamento sanitario. Una volta informato può decidere di rifiutare o meno il trattamento sanitario. Se il paziente non vuole essere informato in prima persona può scegliere un familiare o persona di fiducia da informare. Il nome sarà poi registrato nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico del paziente. Il fiduciario dovrà essere indicato comunque perché dovrà interfacciarsi successivamente con la struttura e il medico quando il paziente non sarà più in grado di farlo.
Per la legge del 2018, non è possibile che un paziente possa chiedere al medico o altri soggetti di aiutarlo a suicidarsi.
Situazione europea e il rapporto con la chiesa Cattolica
Attualmente l’eutanasia è legale solo in tre paesi europei: Olanda, Belgio e Lussemburgo. Qui è anche possibile operare il suicidio assistito. In Germania, Austria e Finlandia è legale il suicidio assistito, ma non lo è l’eutanasia. Tutti gli alti paesi dell’Unione Europea non consentono nessuna delle due pratiche. L’Italia al momento si trova quindi un limbo da cui però non sembra che uscirà tanto presto. Il dibattito è ancora lungo e di difficile risoluzione. Le forze politiche si dividono in tre frange: l’area contraria, prevalentemente di centro-destra, l’area possibilista che preferisce avanzare per gradi, che è l’area del centro-sinistra afferente al Partito democratico che infatti ha promulgato la legge sul testamento biologico, e l’area favorevole che trova il suo leader nel Partito radicale. Il tema non trova una posizione favorevole nella chiesa cattolica che è assolutamente contraria a qualsiasi forma di fine vita. La presenza della Chiesa Cattolica sul suolo italiano e l’influenza che opera nei confronti di molti italiani non rende semplice il dibattito nel Paese. Chiesa che comunque non è favorevole ad alcune forma di accanimento terapeutico. Sulla sentenza della Corte Costituzionale però non si è ancora espressa.
I casi di eutanasia e suicidio assistito italiani
Il 20 dicembre 2006 muore Piergiorgio Welby attivista, giornalista e co-presidente dell’associazione Luca Coscioni. Il giornalista è attivato a un respiratore automatico perché affetto da distrofia muscolare amiotrofica, una malattia degenerativa. Per tutta la sua vita chiede di poter vedere riconosciuto il diritto all’eutanasia arrivando a rivolgersi al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il 20 dicembre 2006 l’attivista decide di far interrompere, sotto sedazione, la respirazione artificiale. A supportarlo nella scelta il medico Mario Riccio che è stato imputato per omicidio e prosciolto due mesi dopo.
Il 9 febbraio 2009 muore Eluana Englaro. Dopo un incidente stradale, la ragazza vive in uno stato vegetativo per 17 anni. La famiglia, considerate le condizioni disperate della ragazza, chiede l’interruzione dei trattamenti medici. Dal 1999 la famiglia chiede di poter fermare l’alimentazione forzata. Nel 2009, dopo undici processi e quindici sentenze, viene sospesa la nutrizione artificiale.
Rimasto tetraplegico, Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, decide di farsi accompagnare il 27 febbraio 2017 in una clinica in svizzera dal leader dei radicali Marco Cappato. Qui, il medico lo assiste in tutta la terapia ma è Fabiano a premere con la bocca – era cieco oltre che tetraplegico – il pulsante che ha attivato l’iniezione letale. Marco Cappato tornato in Italia si auto denuncia, la Procura è ‘costretta’ ad accusarla e la Corte Costituzionale il 25 settembre 2019 ribalta il quadro normativo. Anche il Parlamento aprirà al suicidio assistito?