Nel giorno più triste dell’anno, il cosiddetto blue monday, i pendolari che quotidianamente utilizzano il servizio pubblico per spostarsi sono stati le vere vittime dello sciopero del 21 gennaio proclamato da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna. Chi aveva un colloquio di lavoro, una lezione importante o una visita improrogabile in mattinata, lunedì ha dovuto riprogrammarsi la giornata in base ai disagi prodotti dallo sciopero dei mezzi. Questo blocco nazionale del trasporto pubblico locale e per i pullman a noleggio ha interessato i maggiori centri italiani: a Milano mezzi fermi nell’intervallo 8.45-12.45, a Venezia 10-13, a Bologna 10.30-14.30, a Firenze 17-21, a Napoli 9-13, a Bari 8.30-12.30, a Palermo 9-13, a Roma dalle 8.30 alle 12.30; escluse Torino e Genova. Tanti i disagi, anche se l’Atm, attraverso un post su Twitter, ha garantito la circolazione di alcune linee.
I motivi dello sciopero
Il 4 giugno 2018 la Commissione Trasporti del Parlamento Europeo aveva approvato la proposta di modifica avanzata dalla Commissione Europea sui tempi di guida e di riposo degli autisti di veicoli industriali. Questo era stato un primo passaggio, poi discusso con il Consiglio dei ministri europeo. I sindacati avevano già dichiarato guerra al testo approvato il 4 giugno, quindi la sua approvazione integrale in Aula non è scontata.
Stavolta non si sta scioperando per un aumento degli stipendi o per criticare il Governo, bensì in ballo c’è la sicurezza degli autisti, dei passeggeri e di tutti gli altri utenti della strada. Abbiamo intervistato alcuni conducenti dei bus di Milano, i quali hanno dichiarato: «La proposta è controproducente, mette in pericolo l’autista e i suoi passeggeri e mette a dura prova l’attenzione del conducente durante la guida, a causa della riduzione del tempo di riposo: 15 minuti di sosta sembrano una barzelletta».
Vediamo che cosa potrebbe cambiare con le modifiche passate in commissione
Il periodo massimo di guida giornaliera resta di nove ore, che può essere esteso a dieci, ma non più di due volte alla settimana. Ogni quattro ore e mezzo di guida resta il riposo obbligatorio di 45 minuti, che però potrà essere utilizzato anche in più periodi di almeno 15 minuti ciascuno (per esempio tre periodi di 15 minuti o uno di 30 e uno di 15 minuti). Se l’autista sta rientrando nella sede dell’azienda di autotrasporto, può guidare fino a due ore in più, purché abbia svolto un riposo di almeno 30 minuti. Se lo fa deve recuperare tale tempo supplementare entro la fine della terza settimana dopo quella in questione.
I maggiori cambiamenti riguardano il riposo settimanale. Resta la distinzione tra quello regolare e quello ridotto, ma cambiano le regole per usufruirne. Il primo cambiamento prevede una maggiore flessibilità nel riposo settimanale, che potrà essere preso in tre modi diversi considerando un periodo di quattro settimane consecutive di guida. Il primo è prendere un riposo regolare una volta alla settimana; il secondo è due periodi di riposo regolare di almeno 45 ore e due ridotti di almeno 24 ciascuno in quattro settimane; il terzo è tre periodi regolari di 45 ore ciascuno e uno ridotto di almeno 24 ore sempre in quattro settimane.
Nel secondo e terzo caso, i periodi di riposo settimanale ridotto devono essere sempre compensati con un unico giorno a casa entro tre settimane dopo quella in questione. Il riposo settimanale non deve iniziare dopo sei periodi di 24 ore contati dalla fine del precedente giorno di pausa settimanale. Ogni riposo preso in compensazione di un giorno di pausa settimanale ridotto deve essere sempre attaccato a un riposo settimanale regolare di 45 ore.