Nuovi retroscena sul caso Balenciaga. Dal 15 novembre scorso, si continua a parlare delle campagne pubblicitarie targate Balenciaga, Gift Shop e Garde-Robe, che contengono riferimenti – espliciti e non – al mondo oscuro e taboo della pedopornografia.
Il web ha aperto un processo mediatico contro i pezzi grossi di casa Balenciaga. Al centro delle polemiche ci sono Lotta Volkova, una delle top stylist di Balenciaga, e Demna Gvasalia, il direttore creativo, che sembrerebbero essere le menti dietro le due campagne.
LE DUE CAMPAGNE SOTTO ACCUSA
Ad aver aperto il vaso di pandora è stata la campagna natalizia Gift Shop, pubblicata il 15 novembre. Sono raffigurati dei bambini con in mano orsetti di peluche vestiti con cinghie in pelle, borchie, maglie a rete, catene e lucchetti metallici. Un look che rimanda alla pratica sessuale del bondage (pratica in cui si immobilizza un partner consenziente o se ne limita temporaneamente la capacità sensoriale, n.d.r.)
La campagna risponde a una scelta stilistica del fotografo Gabriele Galimberti, noto per l’abitudine di ritrarre le persone circondate da oggetti personali che le rappresentano. Il book fotografico firmato Balenciaga si muove sullo stesso terreno: si vedono dei bambini che giocano in ambienti familiari (il salotto o la cameretta) con attorno una cornice di oggetti sponsorizzati dal brand, tra i quali però spuntano anche elementi giudicati inopportuni come calici di vino e oggetti associati al sesso.
Sotto accusa anche la campagna Garde-Robe dedicata alla linea primavera-estate 2023 e pubblicata a distanza di una settimana dalla prima, il 21 novembre. Lo scenario pubblicitario – stavolta un ufficio ultramoderno di Manhattan – è tappezzato di riferimenti al mondo dell’infanzia che sono stati definiti disturbanti e pericolosi. Uno degli scatti ritrae la borsa Hourglass per Adidas appoggiata sotto una pila disordinata di documenti, tra i quali spicca l’estratto di una sentenza della Corte Suprema statunitense (United States v. Williams del 2008) in tema di pedopornografia. Nel setting di un altro scatto s’intravede poi un libro sulle opere del pittore belga Michael Borremans, i cui lavori ritraggono bambini nudi intenti in atti di violenza, satanismo e cannibalismo.
Il “due più due” è subito fatto: sui social tutti si domandano se il riferimento sessuale della campagna natalizia non fosse poi così casuale.
LE REPLICHE DI BALENCIAGA
Balenciaga ritira entrambe le campagne e si scusa, con un public statement pubblicato su Instagram e firmato dal direttore creativo Demna Gvasalia. “Le nostre borse peluche e la nostra collezione di regali non avrebbero dovuto essere presentati accanto a dei bambini”. Il post dichiara che nessuno in casa Balenciaga avrebbe autorizzato l’utilizzo di documenti reali, tantomeno così scottanti, per il setting fotografico della seconda campagna. Questi ultimi sarebbero stati forniti da terze parti e provengono, molto probabilmente, dalle riprese di un set televisivo. Tanto che la Casa di Moda ha annunciato una causa da 25 milioni di dollari contro la società di produzione North Six e lo scenografo Nicholas Des Jardins, responsabili del set per la campagna Garde-Robe, accusati di aver pubblicato contenuti non autorizzati.
IL WEB CONTRO LOTTA VOLKOVA E DEMNA GVASALIA
Gli utenti del web non si accontentano e il processo mediatico continua. Tra la rabbia di centinaia di content creators che distruggono i capi Balenciaga e le prese di distanza dal brand da parte di celebrità del calibro di Kim Kardashian, sui social si apre la caccia al colpevole.
La vera responsabile del set che ha scatenato l’indignazione mondiale sarebbe Lotta Volkova, senior stylist di Balenciaga fino al 2019. L’artista trentenne, originaria di Vladivostok, è cresciuta in una Russia post-sovietica alla quale ha ispirato le ambientazioni e lo stile dei suoi progetti, diventando un’icona del mondo fashion.
Già nota per i suoi atteggiamenti criptici e per le sue scelte stilistiche a tratti inquietanti, Lotta è finita al centro del mirino a causa del suo profilo Instagram.
I post da lei pubblicati hanno alimentato le polemiche contro il brand. Tra le foto più criticate ci sono quella di una bambina legata e imbavagliata su una sedia da cucina e quella di un neonato in lacrime in braccio a un uomo con addosso una tunica bianca e una maschera da coniglio. Nel suo feed non mancano riferimenti espliciti al cannibalismo e ai culti satanici, con scatti che spesso vedono come protagonisti bambini e orsetti di peluche. Tutto ciò ha indotto l’opinione pubblica a puntare il dito contro Lotta Volkova, ritenendola l’artefice delle campagne dai retroscena pedopornografici.
Le polemiche travolgono anche il direttore creativo di Balenciaga, Demna Gvasalia, che secondo il New York Post starebbe “trascinando Balenciaga nella polvere” con la sua smania per le provocazioni.
Che Demna ispiri le sue campagne al sensazionalismo non è una novità. Basti pensare alla Trash Pouch, la borsa della collezione Autunno/Inverno 2022, simile a un sacco per la spazzatura dal valore 1.700 euro. Ma a inchiodarlo sui social sarebbe stato un vecchio post su Instagram in cui, celebrando la sua lunga amicizia con Lotta Volkova, affermava: “La gente crede che io e Lotta siamo cresciuti tra pedopornografia e scorie di Chernobyl”.
Un commento ironico e di puro black humor, forse, ma che connesso alle ultime controversie del marchio non sembra affatto casuale.