Il paradiso che si trasforma in inferno. Le fiamme che divorano alcuni degli angoli più incontaminati del nostro Paese. Anche quest’anno la Sardegna ha iniziato a fare i conti con gli incendi estivi. L’ultimo si è verificato martedì pomeriggio in Ogliastra, nelle campagne tra Loceri e Ilbono. Alle operazioni di spegnimento, rese ancor più complicate dal soffiare del vento, hanno preso parte gli uomini della Protezione civile, due squadre dei Vigili del fuoco e un elicottero della Forestale. Si è trattato del terzo rogo sul territorio ogliastrino in pochi giorni, dopo quelli di sabato a Tortolì e di lunedì a Bari Sardo, a pochi passi dalla spiaggia di Cea. In tutto sono andati in fumo mille ettari di bosco e sono state evacuate oltre 6 mila persone tra abitazioni private, camping e hotel.
Da questa mattina #vigilidelfuoco impegnati a Tortolí (NU) per un vasto incendio boschivo: unità di terra e tre #canadair sul posto. Evacuata una spiaggia e alcune abitazioni #13luglio pic.twitter.com/zk0d2Ea69l
— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) July 13, 2019
Quanto alle cause, le autorità non hanno dubbi: un fascicolo contro ignoti per incendio doloso è stato già aperto dal procuratore di Lanusei Biagio Mazzeo. «Gli incendi sono stati vasti e su più punti – ha spiegato all’Ansa lo stesso Mazzeo –, difficile credere che sia stata l’imprudenza contemporanea di diversi agricoltori. Tuttavia saranno le indagini a fare luce su questo punto e sulle eventuali responsabilità. Per il momento, non avendo riscontri più precisi, ipotizziamo l’incendio doloso e quindi l’ipotesi di reato più grave».
I numeri
Se l’Ogliastra piange, il resto della Sardegna non ride. Soltanto lunedì, infatti, la regione ha contato ben 41 incendi: da Cagliari a Pula, da Olbia ad Alghero. Cifra quasi identica sabato – 42 –, nuovamente nelle zone più disparate. Se al computo aggiungiamo i 19 roghi di domenica e i 23 di martedì, il conto è presto fatto: in soli quattro giorni le fiamme si sono levate ben 125 volte. 36 gli episodi più gravi, tanto da richiedere l’intervento di mezzi aerei.
Impossibile siano stati tutti eventi dovuti all’autocombustione. Furioso l’assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna, Gianni Lampis: «Siete solo dei vigliacchi criminali – ha scritto su Facebook –. Dovete essere assicurati alla giustizia, le vostre mani maledette devono pagare caro il prezzo della distruzione e del pericolo che state creando».
Quella contro i piromani, a ben vedere, sembra una battaglia impari. Ma da combattere ugualmente con tutti i mezzi a disposizione. Per questo lo stesso Lampis è stato tra i firmatari di un accordo sottoscritto lunedì tra Regione, Corpo forestale, Protezione civile e associazioni venatorie allo scopo di rafforzare la collaborazione dei cacciatori nella prevenzione degli incendi boschivi e rurali.
Nella mente del piromane
Ma cosa spinge una persona ad appiccare un incendio mettendo a repentaglio la sicurezza di tutti? Secondo gli esperti, la ragione principale starebbe nella fascinazione esercitata dal vedere non solo le fiamme divampare, ma anche i soccorsi mettersi in moto. Caso emblematico, quello dell’ultimo piromane seriale assicurato alla giustizia, un 36enne di Santa Teresa al quale sono stati attribuiti 20 incendi scoppiati tra il 2017 e il 2018 in alta Gallura. A insospettire gli inquirenti, il fatto che l’uomo fosse sempre presente alle operazioni di spegnimento. «Ho appiccato quegli incendi perché mi piace lavorare con voi – ha confessato lo scorso ottobre agli agenti della Forestale – amo intervenire quando c’è da spegnere il fuoco».