Permesso umanitario negato: nigeriano suicida sotto un treno

Un nigeriano di 25 anni si è suicidato a Tortona, nell’alessandrino, gettandosi sotto un treno dopo essersi visto negare il permesso umanitario. La notizia è di martedì 29 gennaio, ma i dettagli sono emersi solo nella tarda serata di mercoledì 30, attraverso una lettera che don Giacomo Martino, il sacerdote responsabile dell’ufficio Migrantes della Caritas di Genova, ha inviato ai suoi amici.

«Cari tutti, ieri sono stato tutto il giorno a Tortona – si legge nella lettera – uno dei nostri ragazzi, dopo essere stato diniegato prima di Natale e scoprendo che non avrebbe potuto contare neppure sul permesso umanitario che è stato annullato dal recente decreto, si è tolto la vita buttandosi sotto un treno».

Il ragazzo era nato nei pressi di Benin City ed era arrivato in Italia il 16 giugno 2016, sbarcando nelle coste siciliane. «Ho dovuto provare a fare il riconoscimento di quanto era rimasto di lui – continua don Giacomo – È stato un momento difficile, ma importante perché ho ritenuto di doverlo accompagnare in questa sua ultima desolazione. Vi scrivo perché abbiamo deciso di portarcelo su a Coronata e seppellirlo nel cimitero lassù».

Coronata è un quartiere collinare di Genova dove vi è un campus educativo per i migranti. «Quanti vorranno e potranno essere presenti saranno il segno dell’ultimo abbraccio terreno a questa vita così desolata. Una preghiera per lui e la sua famiglia», conclude Don Giacomo.

Chi l’ha conosciuto riferisce che parlava benissimo italiano, faceva volontariato con i ragazzi delle Scuole della Pace e per iniziative come lo Staccapanni della Caritas. «Un ragazzo speciale e straordinario, molto sensibile e anche colto. Era laureato e amava conoscere e apprendere – ha ricordato don Giacomo – Aveva fatto richiesta di asilo politico, ma non era stata accolta e lo aveva saputo a metà dicembre. E non rientrava nemmeno in quello status, non più previsto dalle norme, che prima garantivano il permesso umanitario».

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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