Sono stati condannati a 24 anni di carcere Mamur e Zar Ian, i due imputati afghani, che uccisero nel 2001 Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera in Afghanistan. Nel corso del processo la prima corte d’assise ha ribadito il movente politico. Le indagini hanno confermato che la giornalista fu vittima di una vera e propria esecuzione.
«Uccisero la Cutuli e gli altri, colpiti alle spalle a colpi di kalashnikov, e poi si divisero il bottino», a pronunciarsi così in aula è il pubblico ministero Nadia Plastina che ha aggiunto: «Fu un’azione audace e clamorosa messa a segno in un territorio in cui sapevano di godere di complicità».
«Si è dato valore al lavoro svolto da una giornalista italiana che ha rappresentato l’Italia all’estero portando avanti il diritto all’informazione per il suo Paese — ha dichiarato Paola Tullier, avvocato della famiglia Cutuli — Registriamo molto positivamente la sentenza anche per l’importante lavoro svolto dalla Digos, dai Servizi segreti afghani, dall’Ambasciata italiana a Kabul e dalla procura di Roma ». (FS)