Fabrizio Piscitelli, capo ultras della Lazio detto Diabolik ucciso nell’agosto scorso nel parco degli Acquedotti a Roma, era il capo dell’organizzazione criminale colpita oggi da 51 misure cautelari. Diabolik era una figura centrale secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza: poteva contare su amicizie eccellenti. Tra queste anche importanti esponenti della camorra romana.
È quanto emerge dall’Operazione Grande Raccordo criminale, messa a segno stamane dai finanzieri del Comando Provinciale, in coordinamento con la Dda della Procura di Roma.
In nove mesi giro d’affari da 120 milioni di euro
Il blitz ha portato al sequestro di 250 chili di cocaina e di 4.250 chili di hashish per un valore complessivo di 120 milioni di euro circa. Un giro d’affari realizzato in soli nove mesi. «La devo dà a tutta Roma» diceva Fabrizio Fabietti, quarantaduenne, socio di Diabolik, già arrestato per droga nel 2006.
Diabolik: capo indiscusso della banda
«Si tratta di un gruppo criminale che non ha eguali in altre città italiane. Operava a Roma Nord e il giro si estendeva a sport, politica e non solo», ha dichiarato il procuratore Michele Prestipino. «Tutto – prosegue – ruotava attorno a Piscitelli, che era già indagato prima di essere ucciso nell’agosto scorso».
Diabolik gestiva anche la parte del recupero crediti. «Spariamogli, che dobbiamo fare?» oppure «li massacriamo tutti», diceva in riferimento a chi non pagava la merce. Quando non riceveva le somme che pretendeva dai compratori, amici reclutati in particolare dal gruppo di ultras laziali Irriducibili si occupavano di recuperare quanto richiesto tramite minacce e aggressioni. Due di questi erano Ettore Abramo e Aniello Marotta, finiti ai domiciliari il 13 novembre scorso per aver incendiato un’auto dei vigili urbani durante una partita della Lazio.
Pestaggi, violenze ed estorsioni, erano queste le misure con cui Piscitelli controllava la Capitale. Almeno fino alla sua morte. Secondo gli inquirenti Diabolik «godeva, infatti, di un particolare riconoscimento nella malavita» . In un’intercettazione del 13 maggio 2018, però, si sente un fedelissimo lamentarsi della sua arroganza: «Non sta bene. Lui è Fabrizio Piscitelli, pensa che comunque non ci può essere un matto che prende e gli tira una sventagliata sul portone, non lo capisce…».
Flusso costante di merci dal Sud America e Nord Africa
La cocaina proveniva dalla Colombia e dal Brasile, l’hashish dal Marocco. Merce garantita da Dorian Petoku, albanese classe 1988. Una volta arrivata a Roma con il lasciapassare di Diabolik, investiva nelle piazze di spaccio della Capitale.