L’allarme di Gratteri dall’International journalism festival: «Mafia si sta evolvendo, serve intervento globale»

Nicola Gratteri, dal 2016 procuratore della Repubblica a Catanzaro, è uno dei maggiori e più esperti antagonisti della mafia in ogni sua forma negli ultimi 30 anni. Un impegno non limitato al territorio italiano ma a spettro ben più ampio.

L’evoluzione ed espansione dei fenomeni di criminalità organizzata negli ultimi anni stanno subendo una accelerata spaventosa: nazioni precedentemente non interessate da tali organizzazioni sono oggi il terreno fertile per nuove attività illegali e modi diversi di fare mafia. Il Nord Europa, in particolare, è il centro dove proliferano oggi gli affari della malavita.

Protagonista dell’incontro “Mafie d’Europa ai tempi della pandemia” al Festival del giornalismo di Perugia, insieme alla giornalista Floriana Bulfon Gratteri ha parlato di come si sia sviluppato il fenomeno criminale mafioso . L’Olanda, e la sua situazione malavitosa, sono al centro dell’intervento.

LA MAFIA SI EVOLVE: IL CASO OLANDA

«Giro il mondo per motivi giudiziari dal 1989-1990, ho lavorato con le procure più grandi. Quando sono andato in Olanda 25 anni fa e spiegavo come si manifestava la ndrangheta, gli dicevo che presto la ndrangheta sarebbe arrivata da loro. Non sono stato ascoltato, ora sono terrorizzati perché non sanno affrontarla» ha dichiarato Gratteri. 

Floriana Bulfon proprio sul tema della mafia nei Paesi Bassi ha approfondito il problema: «L’Olanda è una nazione oggi solo apparentemente ordinata e funzionante, in cui in realtà c’è una enorme organizzazione criminale formata da ndrangheta, mafia albanese e la cosiddetta mokromafia al comando di Ridouan Taghi. La regola che vige in Olanda, per le strade, è quella del “chi parla muore”. Tutti sono in pericolo, le esecuzioni sono all’ordine del giorno, tutti vengono minacciati: avvocati, politici, persino il Premier Mark Rutte che è sotto scorta. La forza della Mokromafia inizia dai porti: oggi i porti di Rotterdam, Amsterdam e Anversa sono la porta per l’organizzazione ad ogni tipo di traffico.»

Gratteri
Floriana Bulfon, giornalista d’inchiesta
L’IMPERO DI TAGHI

«Questa organizzazione ha sotto il suo controllo un mostruoso numero di affiliati di ogni età, ragazzini di tredici anni che vanno a scuola con il machete, armati, pronti ad ammazzare o minacciare chiunque. Il sogno è la ricchezza, sono le scarpe firmate, la megavilla, la barca. E Taghi ha a sua disposizione una rete quasi invisibile di esperti che per lui operano a livello mondiale per ripulire i soldi nei paradisi fiscali. Al centro di questa organizzazione c’è un motore, che è la cocaina. Un motore che a breve verrà affiancato da un altro, più spaventoso: sono le droghe sintetiche» ha detto Floriana Bulfon.

Gratteri
Ridouan Taghi, capo della Mokromafia

Sul tema delle droghe sintetiche anche Gratteri ha lanciato l’allarme: «Da qui a poco arriveranno queste droghe anche in Europa, e l’Olanda è già il secondo laboratorio al mondo dopo la Bolivia. La situazione nei Paesi Bassi dimostra che la disattenzione alle dinamiche criminali porta alla proliferazione delle stesse. I porti fanno controlli blandi, facili da beffare. Queste organizzazioni usano strumenti avanzatissimi per comunicare tra loro, si rendono imprendibili, corrompono, si infiltrano tra le pieghe della legge. Davanti a una minaccia globale del genere se non rispondi in maniera globale è impossibile arginare tali fenomeni.»

IL MONITO DEL PROCURATORE NICOLA GRATTERI

«In Europa c’è un encefalogramma piatto su questo tema. Non esiste nessuna intenzione di creare un sistema giuridico adatto a combattere queste mafie. Anche in Italia sta accadendo, le maglie si stanno allargando, le possibilità di arginare la criminalità stanno diminuendo. Il dramma è la convinzione che col tempo tutto si risolverà, non è così. Io voglio un sistema che non sia conveniente per chi delinque.» Cosi ha chiuso il proprio intervento Gratteri.

Umberto Maria Porreca

Sono volato dalla più profonda costa Abruzzese a Milano col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto e poche certezze nelle tasche e nella testa. Mio padre mi voleva ingegnere, ma la matematica non sarà mai il mio mestiere. Amante della musica italiana e del buon cibo da ovunque esso provenga, ho scritto per due anni per il settimanale di calcio giovanile lombardo/piemontese Sprint&Sport e ho collaborato con The Shot, testata di basket. Lo sport (parlato, non praticato) è il mio pane e la mia vita è stata profondamente influenzata da Andriy Shevchenko. Inseguo il mio sogno sulle note di Fabrizio De Andrè.

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