“La piccola Eva e sua mamma stanno bene e sono tornate a casa”

L’intervista di MasterX al Dottor Filiberto Di Prospero, Primario del Reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Civitanova Marche, che lo scorso 17 marzo ha guidato la sua squadra durante il parto di una mamma positiva al Covid-19. La nascita, avvenuta all’interno del Covid Hospital marchigiano, è riuscita senza problemi. La piccola, sottoposta al test, non ha contratto il Coronavirus e dopo gli ultimi accertamenti è potuta tornare a casa insieme alla mamma. Una storia che offre un po’ di speranza in un momento buio per il nostro Paese.

Il Dott. Filiberto Di Prospero, Primario di Ginecologia e Ostetricia all’ospedale di Civitanova Marche. Foto Facebook

Buona sera Dottore, la ringrazio della disponibilità in un momento d’emergenza simile. Innanzitutto le chiedo, come stanno la piccola Eva e sua mamma?

«Stanno entrambe bene. Sono state dimesse proprio oggi (20 marzo, ndr) e sono tornate a casa. Naturalmente abbiamo attivato i servizi di assistenza territoriale ed è stato informato anche il medico di base. È stata a tutti gli effetti una dimissione protetta.»

Cosa rappresenta un successo simile nei confronti della lotta al Coronavirus?

«È senz’altro un forte segnale di speranza. Un messaggio positivo: il virus può essere vinto. Serve però in primis la collaborazione di tutti i cittadini. Se si riducono le socializzazioni, se si resta a casa e se si mettono in pratica le norme igieniche che tutti conosciamo, aiutiamo gli ospedali a non sovraccaricarsi. Evitando un carico eccessivo nelle strutture sanitarie, i medici e gli operatori hanno tutte le armi necessarie per far fronte all’emergenza. Anche la gravidanza stessa può andare a buon fine. Il nostro è un chiaro esempio di come si può partorire spontaneamente, anche se si ha una patologia che spesso causa difficoltà respiratorie. Cosa che durante la gravidanza può rappresentare un problema anche importante.»

Proprio per queste ragioni, le pazienti positive al Covid-19 in gravidanza devono rispettare precauzioni ancora più rigorose?

«È un punto importante. Se le precauzioni date dobbiamo seguirle tutti, le donne incinte devono prestare ancora più attenzione. Lo stato di gravidanza aumenta il rischio di esporsi a complicazioni che possono riguardare anche il feto. Poiché questo virus in alcuni casi compromette la funzione respiratoria, in una situazione di richiesta d’ossigeno maggiore come quella della gravidanza, l’infezione può dare qualche problema in più.»

In questo momento sono presenti in ospedale altri casi di pazienti incinte che hanno contratto il virus?

«, abbiamo altri casi di donne incinte positive al virus. Fortunatamente però, non segnaliamo situazioni gravi o complicate da gestire.»

…e poco fa, al termine di questa lunga giornata, un fiocco rosa, una notizia che ci dà speranza: al punto nascita…

Pubblicato da Luca Ceriscioli su Martedì 17 marzo 2020


Il vostro reparto di ostetricia è un punto di riferimento per la Regione Marche. Quanto è importante l’efficienza della filiera ospedaliera in una circostanza come quella che stiamo vivendo?

«In una situazione di pandemia come quella che stiamo vivendo, il coordinamento della rete ospedaliera e la sua integrazione con le strutture di assistenza del territorio, sono essenziali. Ognuno di questi aspetti è fondamentale per il funzionamento del nostro ospedale. Inoltre, la posizione strategica e la presenza delle specialità necessarie sono stati elementi determinanti perché la Regione individuasse nel nostro ospedale una struttura Covid. Tutto è dedicato ai pazienti contagiati da questo virus.»

L’ospedale di Civitanova Marche fa parte infatti di quelle strutture convertite interamente alla cura del Coronavirus. L’adattamento in fretta e furia dei reparti ne ha limitato le capacità?

«Assolutamente no. L’ospedale funziona molto bene e c’è una forte e preziosa collaborazione. All’interno della struttura abbiamo a disposizione naturalmente la terapia intensiva, oltre che altre unità come la rianimazione, la cardiologia, la radiologia. Questo ci permette di disporre di un supporto interdisciplinare, necessario in circostanze come queste.»

Per quanto riguarda i reparti di ginecologia e ostetricia nei vari ospedali italiani, sono arrivate numerose segnalazioni per la carenza di personale e dispositivi di protezione individuali. Qual è la situazione nel vostro caso?

«Fortunatamente, almeno per il momento, il reparto del nostro ospedale non registra insufficienze di alcun tipo. Lavoriamo in un impianto moderno, anche come costruzione, che è stato attrezzato rapidamente per essere un reparto dedicato a pazienti Covid in gravidanza. E così anche per le dotazioni tecniche e i Dispositivi di Protezione Individuale, di cui facciamo un uso molto oculato: per ora non ci sono problemi o mancanze.»

Lo stesso vale per tutta la struttura ospedaliera?

«Sicuramente. Il medesimo discorso va allargato all’intero ospedale: la struttura sta reggendo. Certo, il carico di lavoro è davvero notevole, ma si tratta di una situazione comune alla maggior parte degli ospedali del nostro Paese.»

L’Ospedale Torrette di Ancona, adibito ad accogliere i pazienti Covid-19. Foto Qdm Notizie

Questa emergenza ha sottolineato di nuovo, se ancora ce ne fosse bisogno, l’essenziale importanza di tutte le persone che compongono il nostro Sistema Sanitario e la loro abnegazione.

«Ogni giorno facciamo del nostro meglio. Tutti, nessuno escluso. Prendo il caso del nostro ospedale: ognuno fa molto di più della sua parte e collabora senza sosta. Dall’amministrazione, al personale della farmacia, fino ai telefonisti. Le figure degli infermieri, degli ostetrici e dei medici, in questo momento sono ancora più importanti perché assicurano il rapporto umano con i pazienti. È un immenso lavoro di squadra: la macchina sta funzionando e mi creda, se così non fosse, sarebbe stato il disastro.»

Assistenti, medici e operatori socio sanitari devono anche indossare indumenti di protezione molto ingombranti, oltre ad essere costantemente sottoposti ad un elevato rischio di contagio. Quanto è cambiato il vostro lavoro?

«Il modo di lavorare è per forza di cose diverso per tutti noi all’interno degli ospedali. Si fanno le stesse cose che si facevano prima, ma con addosso attrezzature che rendono difficili le azioni. Nel nostro caso specifico, le pazienti in gravidanza richiedono un monitoraggio ancora più costante delle condizioni cliniche, sia dal punto di vista materno che fetale. Farlo con queste modalità richiede un sacrificio davvero grande. Ciò nonostante, la bravura dell’equipe rende possibile garantire un parto fisiologico e, dove possibile, rispettare quella preziosissima condizione che è l’intimità tra madre e neonato

Allungando lo sguardo alle prossime settimane, ipotizza il picco in arrivo a breve e quindi un futuro miglioramento? 

«È molto difficile dirlo. Alcune previsioni statistiche parlano di un picco in avvicinamento entro una settimana, ma fare la conta dei giorni non è possibile. Insomma, il picco dobbiamo ancora raggiungerlo, ma non è distante. Nel frattempo, ci sono alcune note positive: il sistema assistenziale si è perfezionato e la maggior parte della gente ha capito meglio quello che deve e non deve fare.»

Francesco Puggioni

Marchigiano, 23 anni. Mi sono laureato in Scienze Politiche Sociali e Internazionali all’Alma Mater di Bologna, dove ho lasciato un pezzo di cuore. Ora a Milano, al Master in Giornalismo IULM. Coltivo da sempre le mie più grandi passioni: la scrittura e la musica. Collaboro con StartupItalia, scrivo per MasterX e per il sito multiTasca.

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