La gloria distrutta dell’Ippodromo del Trotto
di San Siro

C’è un’uscita dello stadio Meazza, a Milano, dal quale si può vedere una struttura degradata, piena di erbacce e vetri spaccati. Un luogo enorme, che si estende per tutta la lunghezza dello stadio e lo supera, continuando da piazza Axum fino a via Capecelatro. Due strade che ogni settimana sono invase da persone, tifosi e appassionati per partite o concerti. Quell’area abbandonata, lasciata ormai da anni al degrado più totale è l’ex ippodromo del trotto di Milano. C’è una fermata della metropolitana lì accanto che hanno chiamato “San Siro ippodromo”, ma l’ippodromo non esiste più. O quantomeno, esiste nella zona, poco distante, solo quello del galoppo che oltre a ospitare gare di cavalli, nel periodo estivo è diventato un punto di incontro per festival e street food.

 

L’ippica a Milano è sempre stata una disciplina molto seguita fin dal 1800. Nel 1920 fu inaugurato quello che è oggi l’Ippodromo del Galoppo mentre nel 1925 si insediò l’Ippodromo del Trotto, considerato dagli appassionati nel suo periodo d’oro “La Scala del Trotto”, per la sua importanza nel Nord Italia. Si tratta di un’area, comprese le scuderie storiche in stile “cottage inglese”, di circa 150.000 metri quadrati.

Un periodo, quello del primo dopoguerra, in cui le corse dei cavalli a Milano erano seguite anche da chi in città vi era solo di passaggio. Storia scritta nelle pagine del celebre romanzo Addio alle armi di Ernest Hemingway, che ci racconta di una Milano d’altri tempi estremamente diversa da quella attuale.

 

“Noi quattro andammo a San Siro in una carrozza scoperta. Era una bella giornata e attraversammo il Parco e seguimmo il tranvai e poi fuori dalla città dove la strada era polverosa. C’erano ville con le cancellate di ferro e grandi giardini traboccanti di vegetazione, e fossi con l’acqua corrente e orti verdi con la polvere sulle foglie. Attraverso la pianura si vedevano le fattorie e le fertili tenute verdi coi loro canali di irrigazione e le montagne a nord. Molte carrozze entravano nell’ippodromo e gli inservienti al cancello ci lasciarono entrare senza biglietto perché eravamo in uniforme. Scendemmo dalla carrozza; comprammo i programmi e attraversammo a piedi il prato e poi la soffice pista del percorso verso il recinto del peso. Le tribune del pesage erano antiche e fatte di legno e i totalizzatori erano sotto le tribune e allineati vicino agli stalli. C’era una folla di soldati lungo lo steccato del prato. Il pesage era pieno di gente e facevano passeggiare i cavalli in cerchio sotto gli alberi dietro alla tribuna centrale. (…) Salimmo sulla tribuna centrale a guardare la corsa. (…) Allora non c’erano i nastri a San Siro e il commissario allineò tutti i cavalli, parevano piccolissimi giù nella pista, e poi diede il via con uno schiocco della lunga frusta”.

 

Fino a pochi anni fa all’interno del Trotto c’era anche un barbiere. Oggi la saracinesca è abbassata così come sono svuotati gli uffici e gli alloggi di chi viveva lì dentro, fantini e addetti al controllo dei cavalli. Ci vivevano, accanto alle scuderie, almeno un centinaio di persone, tutte del settore. Ma nell’agosto 2012 è arrivato l’avviso di sfratto per chi dormiva lì, e anche per i cavalli, determinando la fine di un’era.

Il Trotto storico, con proprietà Snaitech, ha chiuso definitivamente il 31 dicembre 2013 a causa di quella che è stata definita “la crisi delle scommesse nel settore dell’ippica”. Pochi mesi più tardi, esattamente il 13 maggio 2014, è stato però inaugurato il nuovo trotto sulle piste di allenamento dell’Ippodromo La Maura, a pochissimi chilometri di distanza dalle aree di San Siro. Il giorno successivo, il 14 maggio 2014, una Determina Dirigenziale di Palazzo Marino ha reso edificabili i terreni sgomberati a causa dell’estinzione del servizio al quale erano da sempre legati e destinati. 

Quando nel 2017 Snaitech ha iniziato a cercare investitori per vendere l’area, si sono attivati alcuni comitati di zona confluiti nel Trotto Bene Comune. Grazie alla loro “battaglia” contro l’edificazione e a favore della storia dell’ippodromo è stato accolto un vincolo paesaggistico, nonostante fosse stato chiesto un vincolo monumentale che avrebbe totalmente bloccato la costruzione di nuovi edifici. 

Sono stati così posti sotto tutela “diretta” i due blocchi di scuderie: le più antiche affacciate su via Piccolomini, e quelle più recenti risalenti agli anni Cinquanta sul fronte opposto, la via Aldobrandini. Mentre per l’area che ospitò la pista del trotto il vincolo è più morbido, ovvero una tutela “indiretta”.

I terreni sono stati da pochi mesi acquistati dal gruppo immobiliare Hines che sta progettando di realizzare un nuovo quartiere al passo con i tempi, valutando anche le proposte delle società di Inter e Milan che vedrebbero bene la costruzione di strutture dedicate al nuovo Stadio di San Siro. 

La questione ippodromo si incastona infatti nei recenti progetti delle due squadre calcistiche sulla costruzione del nuovo stadio. Le due società del capoluogo lombardo sono infatti ormai tra le poche “big” d’Europa a sopravvivere senza stadio di proprietà. Le ultime settimane sono state roventi. Inter e Milan hanno presentato alla cittadinanza due progetti: “Gli anelli”, della società Manica-Cmr Sportium e “La Cattedrale” di Populous. Entrambi prevedono però l’abbattimento del Meazza. In una riunione organizzata nel Municipio 7 di Milano i residenti hanno contestato duramente le due squadre, accusandoli di avere interessi economici e hanno sottolineato ancora una volta la possibilità di ristrutturare lo stadio già presente. Negli ultimi giorni si è però espressa anche la Sovrintendenza che come un lampo a ciel sereno ha parlato di un vincolo artistico del secondo anello dello stadio, costruito negli anni Cinquanta e considerato di valore architettonico. Questo bloccherebbe la demolizione.

L’amministratore delegato Hines sul progetto di edificazione nell’ex trotto

«L’area dell’ippodromo rappresenta un’opportunità di rilancio per l’intero quartiere – spiega a Master X l’amministratore delegato di Hines Mario Abbadessa – perché si tratta di un contesto urbano consolidato che per troppi anni è rimasto in stato di abbandono. Il progetto prevederà ampie zone di verde attrezzato aperte al pubblico. Non semplici parchi ma aree dedicate al tempo libero e allo sport».

Il progetto Hines, come annunciato dallo stesso Abbadessa, prevederà inoltre la costruzione di appartamenti in “co-housing”, ovvero «un innovativo concetto di abitazione che trascende la semplice abitazione per includere una serie di servizi dedicati. Gli edifici saranno integrati tra loro per offrire nuovi soluzioni abitative, basate sulla condivisione e sull’offerta di servizi a supporto degli inquilini», conclude l’amministratore delegato. 

La costruzione e la progettazione dovranno però tener conto del vincolo posto dalla Sovrindendenza, in particolar modo la tutela diretta delle scuderie e del vincolo indiretto della pista. Abbadessa, intenzionato a proporre un progetto votato comunque al futuro, spiega che «lo sviluppo considererà vincolo indiretto del mantenimento della memoria della pista, mentre le scuderie saranno eventualmente collegate alla parte principale del progetto tramite un sottopassaggio, offrendo ulteriore spazio residenziale».

Se da un lato Hines vuole riqualificare il quartiere attraverso nuove costruzioni, dall’altro i comitati denunciano la situazione, volendo evitare altro cemento in città. Tra la costruzione del nuovo stadio, l’eventuale abbattimento di quello vecchio e i punti commerciali il quartiere diventerebbe (o diventerà) sicuramente un cantiere per molti anni. Con un obiettivo principale: la modernità. 

 

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