«Dobbiamo comprare armi, munizioni e pallottole per i nostri ragazzi che combattono. Bisogna mettere insieme 100 su 100». Questa è la frase compromettente che il 12 settembre 2018, ha pronunciato Rashiid Dubad, 22 anni, somalo residente a Cinisello Balsamo (Mi), mentre parlava al telefono con un connazionale e che ha portato al suo arresto.
Stavano discutendo di guerre e scontri nel loro Paese originario a causa dei pozzi d’acqua, di faide per controllare il territorio. Discutevano della necessità di mandare quanto più denaro possibile ai loro “fratelli”.
A quasi otto mesi di distanza, quella conversazione è stata rintracciata dalla polizia della Digos di Bologna, che ha prelevato Rashiid Dubad dalla sua abitazione per portarlo in stato di fermo al carcere di Monza – anche se potrebbe essere trasferito in un altro penitenziario di massima sicurezza – con l’accusa di terrorismo relativa al presunto finanziamento di organizzazioni armate attive nel Corno d’Africa.
Il 22enne avrebbe fatto da “collettore di denaro” in concorso con altri due ragazzi: il connazionale 23enne con cui parlava al telefono lo scorso settembre, attualmente irreperibile in Germania, e il 22enne etiope Said Mahamed, residente a Torino. Nell’ambito delle indagini, il pm della Dda bolognese Antonella Scandellari ha emesso decreto di fermo per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina anche verso Cabdiqani Osman, 29 anni, e Isidiin Ahmen, etiope di 22 anni. Questi ultimi riguarderebbero presunte attività a favore del transito di somali ed etiopi verso il nord, passando per Brennero e Svizzera.
Dalle indagini risulta che i sospettati siano legati ad Abu Hamza, ritenuto un militante di spessore del sedicente Stato Islamico, arrestato il 25 maggio 2017 in territorio somalo. Da lui le forze dell’ordine sono risaliti a Rashiid Dubad, considerato personaggio di “elevata caratura criminale” e accusato ora di aver inviato ogni mese somme per centinaia di dollari ed euro a gruppi armati somali attraverso la Hawala, una sorta di sistema di “money transfer” clandestino che permette il trasferimento di denaro senza lasciare tracce.