L’asticella si è abbassata ancora: smartphone e social vengono usati sempre prima, accelerando e incrementando il rischio di insonnia e cyberbullismo tra i più giovani.
Questo il tema affrontato oggi a Milano, dove sono stati presentati i risultati dell’indagine “Adolescenti e Stili di Vita” condotta dal Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di Ricerca Iard.
Su circa 2000 ragazzi di terza media, il 60% ha ricevuto il primo cellulare tra i 10 e gli 11 anni. Risulta precoce anche l’utilizzo dei social network, stimato al 54% tra gli 11enni e i 12enni. La dipendenza psicologica dal giudizio degli altri, attraverso like o followers, aumenta l’insicurezza e i fenomeni di violenza telematica.
Il problema più evidente legato ai giovani dipendenti da smartphone rimane l’insonnia: questa sarebbe causata dall’utilizzo fino a tarda ora di apparecchiature elettroniche, che disturba la produzione di melatonina.
L’ormone, fondamentale per la regolazione del ritmo sonno-sveglia, viene confuso dagli schermi a luce blu dei nostri cellulari e di conseguenza i ragazzi risultano stanchi, nervosi e poco concentrati durante il giorno.
Spesso la dipendenza da smartphone e social sfocia anche in altri tipi di disturbi: la Nomofobia, il timore ossessivo di non essere raggiungibili al cellulare, o il Ringxiety (crasi delle parole inglesi ring, squillo, e anxiety, ansia), fenomeno psico-acustico che consiste nel sentire frequentemente squillare il telefono. Infine, se la comunicazione si riduce unicamente a uno scambio di messaggi, nei casi più estremi può portare alla paura del confronto faccia a faccia.
Queste patologie vengono spesso sottovalutate: i ragazzi sembrano non percepire la gravità e la pericolosità che derivano da un uso così incontrollato degli apparecchi.
Sarebbe anacronistico e controproducente censurare o limitare l’utilizzo degli smartphone nell’epoca del progresso. Il discorso del “tutto o niente”, nel 2019, non può funzionare.
La soluzione c’è: educare i giovani al corretto uso della tecnologia.