Dopo quasi due settimane di indagini arriva la prima risposta al caso della morte di Gene Hackman e di sua moglie Betsy Arakawa. L’attore sarebbe morto per problemi cardiaci una settimana dopo la moglie, colpita da una rara malattia trasmessa dagli escrementi dei topi. Il cane morto di stenti. Restano ancora altri interrogativi su come lei abbia contratto il virus e perché né amici o familiari non li abbiano contattati dopo il silenzio improvviso.
Una morte per cause naturali
Il due volte premio Oscar e la pianista classica, sposati da 34 anni, sarebbero morti, dunque, per cause naturali. I corpi erano stati ritrovati in stato avanzato di decomposizione, semi mummificati, lei sul pavimento di un bagno, Gene in un’altra parte della casa accanto al suo bastone e ai suoi occhiali da sole. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti dopo l’analisi del medico legale Heather Jarrell, Betsy era affetta da sindrome polmonare da Hantavirus.

La malattia, che si trasmette solitamente tramite gli escrementi di una specie di roditore, dà sintomi simili a quelli influenzali per tre-sei giorni. Tuttavia, senza un intervento tempestivo può peggiorare: «il malato resta soffocato per un accumulo di fluido intorno e dentro i polmoni», ha spiegato Jarrell. Hackman aveva da tempo il morbo di Alzheimer e per questo potrebbe non essersi reso conto della morte della moglie.
Le ultime ore della coppia
Secondo la ricostruzione degli investigatori, il 9 febbraio Betsy Arakawa era andata dal veterinario a prendere uno dei tre cani, Zina, dopo un intervento. Spiegato, quindi, il motivo per cui l’animale, morto probabilmente di stenti, si trovava in una gabbia. Due giorni dopo si era recata in una farmacia per poi tornare a casa verso le 17. Da lì interrotte tutte le comunicazioni con l’esterno. I detective hanno trovato anche diverse mail non lette sul computer della donna. Le pillole trovate accanto al suo cadavere erano invece farmaci per la tiroide e non hanno correlazione con il decesso.
Le indagini punto per punto
Lui 95 anni, lei 63. La morte di Gene Hackman e Betsy Arakawa è stata per due settimane un caso avvolto dal mistero. La villa sulle colline di Santa Fe dove viveva la coppia è stata teatro di indagini da parte degli inquirenti, in attesa delle autopsie. Esclusa l’ipotesi della morte per esposizione a monossido di carbonio, dopo i risultati negativi dei test.
Gli investigatori si sono mossi in un terreno quasi sconosciuto, tra alcuni elementi che facevano pensare a «decessi sospetti».

I corpi in parte mummificati, nessuna lesione, nessun segno di effrazione, il cadavere di lei accanto alle pillole, l’attore trovato vicino ai suoi occhiali da sole e al suo bastone, la morte di solo uno dei tre cani. L’indizio temporale lo dà il pacemaker di Hackman, rimasto in funzione fino al 17 febbraio, constatando l’ipotetico ultimo giorno di vita dell’attore, ritrovato senza vita insieme alla moglie il 26 febbraio da un operaio.
Il commento degli amici e dei familiari
Una morte in solitudine quella del divo, nessun contatto da familiari o amici. Daniel e Barbara Lenihan, amici di lunga data della coppia, hanno raccontato alla stampa americana che «avevano deciso di isolarsi da tutti, e noi avevamo rispettato la loro scelta. Non ci è sembrato affatto strano non sentirli per giorni». I tre figli di Hackman, Christopher Allen, Leslie Anne ed Elizabeth Jean avevano negato che il padre avesse l’Alzheimer, secondo quanto dichiarato tramite il loro avvocato. Leslie raccontava invece che suo padre nonostante l’età fosse in ottima forma: «Gli piaceva fare pilates e yoga, li praticava diverse volte al giorno».