MILANO – “Ci troviamo qui, in uno scalo, per far emergere proposte che siano un’opportunità per Milano e per ricordarci che sopra ogni cosa devono esserci gli interessi dei cittadini”. Così l’assessore comunale all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran, ha riassunto il senso della tre giorni “Dagli scali, la città del futuro”, organizzata dal 15 al 17 gennaio, allo Scalo Farini da Ferrovie dello Stato Sistemi Urbani con il Comune di Milano per raccogliere idee per la trasformazione ed il recupero di 7 scali ferroviari cittadini già dismessi o in dismissione.
Centrale, quindi, la volontà di coinvolgere la cittadinanza (presenti oltre 800 tra addetti ai lavori, esperti e cittadini) nell’elaborazione di un progetto che, toccando 7 municipi su 9 e interessando un’area di 1.250.000 metri quadrati, cambierà il volto di Milano. “Abbiamo l’occasione di realizzare una trasformazione lungimirante e complessiva della città in ottica metropolitana – ha spiegato Lamberto Bertolè, presidente del Consiglio Comunale di Milano – Spetta a noi affrontarla nel modo giusto, né miope né parziale. Le polemiche sono il segno della vitalità e del senso civico della nostra comunità”.
Le polemiche in questione sono quelle sulla scelta di Fs Sistemi Urbani di affidare a 5 studi di architettura internazionali la formulazione delle “proposte” da elaborare nel workshop. Polemiche esplose con la sottoscrizione da parte di 300 architetti milanesi di un appello al Comune affinché indica concorsi per selezionare le idee. A parlarne è stato Carlo De Vito, amministratore delegato di Fs Sistemi Urbani, sottolineando che “si tratta dell’elaborazione di visioni strategiche della città messe a disposizione del Comune che poi deciderà in modo indipendente”, cioè con processi concorsuali, come previsto nella delibera d’indirizzo del Consiglio Comunale. “Le critiche – ha aggiunto Maran – sono un’opportunità, ci aiuteranno ad avere un ottimo risultato, ma chi le muove deve capire che vogliamo concludere il percorso e non abbandonarci alla logica del rimandare sine die”.
La chiarezza dei tempi e degli obiettivi è centrale per l’Amministrazione che, con Bertolè, ha annunciato l’impegno del Consiglio Comunale ad esprimersi sull’Accordo di programma entro 30 giorni dalla sua presentazione senza modificarlo e la realizzazione di un atto del Consiglio per definire le priorità rispetto alle funzioni pubbliche che avranno sede negli scali. Maran, invece, ha ricordato la valenza globale del progetto che, “intervenendo sugli scali, posti al confine tra centro e periferie, rappresenta un’opportunità per ricucire vecchie fratture” ed ne ha illustrato gli obiettivi: connettere centro e periferie, creare posti di lavoro, implementare e rendere fruibili le aree verdi, popolare gli scali con un giusto mix sociale e rendere Milano una città sostenibile.
Allo Scalo Farini, per tre giorni, guardando all’esempio delle grandi capitali europee ma anche alle esigenze dei cittadini, si è cercato di immaginare una nuova Milano. Resta, però, il nodo del ricorso presentato da Fs contro la bocciatura da parte del Comune dell’Accordo di programma nel 2015, di cui, forse non a caso, non si è parlato.