Un altro duro colpo alla nuova Cupola di Cosa nostra. Dopo il maxi blitz dello scorso 4 dicembre – che portò all’arresto di 47 persone, tra le quali Settimo Mineo, colui che avrebbe dovuto ereditare da Totò Riina la leadership dell’organizzazione mafiosa – nella notte la Procura di Palermo diretta da Francesco Lo Voi ha fatto scattare un provvedimento di fermo contro alcuni criminali di ultima generazione.
In manette sono finiti personaggi dai cognomi pesanti: Leandro Greco, 28 anni, già reggente del mandamento di Ciaculli e nipote dello storico cassiere e “Papa” della Mafia Michele; Calogero Lo Piccolo, 47 anni, figlio del signore del racket Salvatore. I due avevano stretto un sodalizio per provare a rilanciare Cosa nostra, in questi ultimi anni colpita duramente da blitz e sequestri. Il tutto, con la benedizione di Settimo Mineo, l’anziano capo della Cupola.
Le indagini sono partite in seguito alle rivelazioni di alcuni pentiti, tra cui spiccano i nomi di Filippo Colletti e Filippo Bisconti, arrestati proprio nell’operazione del 4 dicembre scorso. Le loro parole erano già state raccolte tramite intercettazioni con microspie e i due non hanno potuto fare altro che confermare quanto già scoperto: la volontà di riorganizzare la Cupola e la riunione segreta dei capi dei mandamenti di Palermo, avvenuta lo scorso 29 maggio, nella quale sono state ristabilite le vecchie regole di Cosa nostra, fissate in una “Cosa scritta”.
La Cupola non si ritrovava dal 1993, anno in cui venne arrestato il capo dei capi Totò Riina. Solo a lui, infatti, spettava la convocazione della riunione e in seguito alla sua morte gli altri membri della Commissione avevano deciso di aprire una nuova era, stroncata però sul nascere. Tuttavia, i pentiti Colletti e Bisconti hanno messo in guardia: Cosa nostra è infiltrata in modo pericoloso nell’economia palermitana e non sono nemmeno i mafiosi a fare il primo passo. Le indagini parlano di imprenditori, commercianti e professionisti che continuano a cercare i boss.